Con Carlo Ridolfi parliamo di un interessante film da non perdere – disponibile su Prime Video – per affrontare e riflettere sul bullismo
Andando in cerca qua e là sul web e nelle varie piattaforme che, ormai, propongono centinaia di contenuti, tra film e racconti seriali, capita di incrociare produzioni che, alle persone attempate come il sottoscritto, fanno venire in mente – ed è un merito – quei film senza pretese ma con sicuro divertimento che hanno occupato molti pomeriggi domenicali in sale di parrocchia o di periferia. E’ il caso di Grosso guaio all’Esquilino – La leggenda del kung fu, diretto da Niccolò Celaia e Antonio Usbergo, coppia di registi che si firmano YouNuts, con Lillo Petrolo, Carolina Crescentini, Giorgio Colangeli e un bel gruppo di ragazzini e ragazzine. Un’occasione per affrontare e riflettere sul tema del bullismo.
Non conosco il budget di produzione del film (distribuito su Prime Video), ma, a vedere il risultato, posso immaginare che non sia stato proprio di primissimo livello.
Ispirandosi senza nemmeno troppa preoccupazione di celarlo a Karate Kid (1984) di John Avildsen e con qualche ironico rimando al Kill Bill di Quentin Tarantino, il film degli YouNuts ripercorre storie e temi già trattati mille volte, riuscendo tuttavia a mantenere le due ore di durata su un livello di divertimento e di simpatia più che accettabile.
Il merito va principalmente agli interpreti:
Sia adulti (Lillo su tutti, ovviamente, mattatore nel suo costante essere un anti-eroe, ma anche Carolina Crescentini e Giorgio Colangeli), sia adolescenti (in particolare le due “spalle” del giovane protagonista – Davide è il nome del personaggio – Riccardo Antonaci: Mario Luciani, spontaneo e irresistibile nella parte del giovanissimo Yang, che si sente “cinese dentro” e Ludovica Nasti – che consiglierei di tener d’occhio anche nei prossimi anni, perché promette tanto – alla quale basta una battuta del Romeo e Giulietta di Shakespeare per strappare l’applauso).
La trama e l’ambientazione
Più che la trama – un ex-attore fallito e sfrattato viene coinvolto come mentore e insegnante di arti marziali per fornire a un adolescente bullizzato gli strumenti per difendersi e conquistare la ragazza di cui è innamorato – sono da sottolineare sia l’ambientazione che i gustosissimi dettagli d’epoca.
Il rione Esquilino è quello che dalla stazione di Roma Termini si allarga a comprendere una vasta zona limitrofa al centro della capitale, nella quale spiccano, oltre a chiese e monumenti, zone di grande sperimentazione sociale multietnica come piazza Vittorio e ambiti educativi che ormai hanno una pluridecennale storia di partecipazione e ricchezza di proposte come la scuola “Di Donato”.
E’ in questo macrocosmo di lingue, colori, suoni e musiche che si inserisce il ristorante cinese nel quale lavorano le mamme di Davide e Yang e, soprattutto, il sottoscala in cui i due adolescenti si rifugiano, vero e proprio minimuseo di cimeli degli anni Ottanta, tra consolles di videogiochi ormai desueti e vhs di vecchi film di serie C sul kung fu.
Con il consueto e purtroppo generalizzato neo di un eccesso di turpiloquio (che sembra non voler mai esser abbandonato da troppi sceneggiatori contemporanei), il film rappresenta comunque una piacevole occasione di intrattenimento, mantenendo l’equilibrio tra piccolo racconto di formazione e riflessione mai pedante su cause ed effetti del bullismo.
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