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Settembre, tempo di rientro in classe: come affrontarlo, in questi tempi così delicati?

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Per voi i consigli di Giulia Ammannati, psicologa psicoterapeuta, per prepararsi al rientro in classe a settembre e “riabbracciare” i più piccoli dopo l’ultimo anno e mezzo alle prese con il Covid-19.

A maggio 2020, quando ci apprestavamo ad entrare nella 2° fase della pandemia da Covid-19, abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con la dottoressa Giulia Ammannati riguardo al rientro in classe.

Psicologa psicoterapeuta, la dottoressa aveva all’epoca da poco realizzato un vademecum ricco di utili consigli per insegnanti e genitori, per capire come parlare ai bambini di questa situazione e come aiutarli a tornare alle loro abitudini pre-pandemia.

Siamo a settembre 2021, alle porte con la riapertura delle scuole, e ancora ci pervade questo senso di dubbio riguardo alla ripresa delle lezioni e alle modalità in cui queste saranno affrontate. Inoltre, soprattutto con i più piccoli, è sicuramente necessario affrontare e rielaborare ancora quando successo in questo anno e mezzo.

Ecco perché ci sembra giusto riprendere esattamente le parole di Giulia Ammannati, valide ancora oggi per approcciarsi a questa nuova fase.

Ancora non sappiamo come avverrà il rientro a scuola, ma quali consigli possiamo già dare agli insegnanti per riabbracciare i loro piccoli studenti?

In questa nuova fase molti sono ancora i dubbi e gli interrogativi, in particolare sui bambini e sul rientro in classe. Credo che sarà fondamentale dedicare un tempo all’esperienza che abbiamo vissuto, non facendosi prendere dalla paura di dover recuperare.

Sarebbe molto rischioso far finta che nulla sia accaduto, o peggio ancora cercare di dimenticare. Più che ai programmi scolastici rimasti in sospeso, sarà importante dare voce ai timori e alle preoccupazioni che i bambini portano con sé.

Alle loro domande, al loro punto di vista, cercare di farli sentire abili e responsabili. Tenendo sempre in mente che ognuno di loro può aver sperimentato vissuti soggettivi molto diversi, a seconda delle emozioni che ha respirato in questo periodo.

Non dobbiamo dimenticare che i bambini e gli insegnanti durante questa didattica a distanza si sono “sperimentati”, reinventati. E hanno acquisito moltissime conoscenze e abilità. È proprio da qui che sarà importante ripartire.

È giusto che l’insegnante racconti ai più piccoli quello che sta accadendo? E qual è il modo migliore per farlo?

È molto importante prendersi del tempo per parlare di ciò che sta accadendo. I bambini non aspettano le spiegazioni degli adulti per interpretare il mondo, ma si creano una loro personale idea.

Per questo è fondamentale parlare con loro, anche per evitare che si creino idee sbagliate e confuse. I bambini percepiscono sempre le emozioni che circolano tra gli adulti, colgono i sentimenti, le preoccupazioni e tutto ciò che cerchiamo di nascondere.

Quindi non dobbiamo avere timore a parlare con loro in modo chiaro e diretto dell’esperienza che stiamo vivendo, ricordandoci di dire sempre la verità. A questo proposito sarà importante adeguare il linguaggio all’età cercando di trasmettere speranza e serenità, poiché è difficile aiutare e rassicurare gli altri se siamo eccessivamente preoccupati o spaventati.

Credo che l’insegnante abbia un ruolo fondamentale in questo momento, soprattutto per quei bambini che non hanno avuto lo spazio per parlare di quest’esperienza con altri adulti di riferimento.

Soprattutto in alcune regioni, sono state settimane piene di paura, che hanno coinvolto anche i bambini. Cosa potrà fare un insegnante per cercare di riprendere nel migliore dei modi tutte quelle trame che fanno di tanti studenti isolati una vera classe?

Sappiamo quanto le relazioni sperimentate con gli insegnanti e con il mondo dei pari siano fondamentali per lo sviluppo affettivo ed emozionale. Dopo l’isolamento vissuto da tutti a causa dell’emergenza una prima e importante sfida per gli insegnanti al rientro in classe sarà quella di ricostruire un clima di serenità e fiducia, in se stessi e negli altri.

Con la didattica e le amicizie a distanza, le interazioni dei più piccoli sono cambiate andando così a interrompere un normale processo evolutivo. Gli insegnanti potranno aiutare gli studenti promuovendo forme di cooperazione, di ascolto, di comprensione e di scoperta delle nuove regole di comportamento, fornendo a ciascuno gli strumenti necessari per riprendere l’apprendimento lì dove era stato interrotto.

Considerando la difficile situazione, in attesa di settembre, può suggerirci uno sportello d’ascolto o qualche iniziativa di sostegno utile a grandi e piccoli? Ci sono state moltissime iniziative sia a livello regionale che nazionale, in rete è possibile trovare vari servizi di ascolto gratuiti.

Tra questi segnalo l’iniziativa dell’Ordine degli Psicologi della Toscana, a cui sto partecipando insieme a molti altri colleghi, quella del Ministero della Salute che ha messo a disposizione un numero verde nazionale per il supporto psicologico di tutta la popolazione e il Telefono Azzurro che ha aperto una sezione sul sito dedicata al coronavirus.

Questo è un periodo emotivamente molto faticoso sia per i grandi che per i piccoli. Pensando proprio a questi ultimi, consiglio nel caso dovessero insorgere paure consistenti o ad esempio difficoltà a dormire o a giocare, di non sottovalutarle e di consultare un professionista. Alcune scuole inoltre hanno attivato sportelli di ascolto online per famiglie, genitori e insegnanti.

Quindi il mio consiglio è di informarsi presso il proprio Istituto Comprensivo se è presente questa possibilità di supporto.

Foto di copertina by Deleece Cook on Unsplash

Due app da non perdere

in Attività di classe/STEM ed Esperienze digitali by
Grazie a due app scaricabili per iOs o Android, i più piccoli possono partire alla scoperta del misterioso mondo dei virus e giocare con il significato dei contrari

Ci siamo, siamo tornati sulle nostre sedie… a scuola, in aula, in classe? Sì, forse non seduti esattamente negli stessi posti né con la leggerezza di prima dell’emergenza sanitaria, ma tentando di mantenere integro lo spirito di fare, di esserci, di continuare a trasmettere storie, Storia, Matematica, Arte, consapevolezza di comunità e conoscenza a bambini e ragazzi.

Anch’io sono tornata alle mie attività di formazione per insegnanti anche in presenza e, come tanti, ho avvertito la tensione del cambiamento; lo stesso cambiamento che dichiarano di percepire le mie tre figlie a scuola, e che è entrato nel linguaggio e nel parlare quotidiano.

Pensandoci, non saprei dire quale sia stata (e ancora sia) la parola ricorrente nelle conversazioni di noi adulti in questi ultimi mesi, la più ascoltata dai bambini: se sia virus o se sia digitale. So che il nostro compito di genitori e insegnanti è anche dare spiegazioni e, dove possibile, essere di conforto e sostegno per i più piccoli.

A questo scopo mi è sembrato utile segnalare una piccola risorsa – potrebbe esservi già nota – promossa dai quattro Musei Italiani per Ragazzi: Children’s Museum di Verona, Esplora il Museo dei bambini di Roma, Muba Museo dei bambini di Milano e La città dei bambini e ragazzi di Genova.

Su un progetto di Pleiadi ScienceFarmer, infatti, questa rete di musei ha creato e messo in rete nel periodo del confinamento La Guida Galattica al Coronavirus, con un testo bilingue e font ad alta leggibilità, allo scopo di spiegare l’origine e la natura del virus e le modalità di diffusione divulgando in modo non pesante e immediato le buone pratiche da adottare per prevenire il contagio. Un modo diverso per informare e responsabilizzare.

I nostri ragazzi ormai sono informati e sensibilizzati ma questo libretto può essere ancora uno strumento valido e innovativo per un momento di svago, magari per la gestione di difficili intervalli in classe.

Si collega il pc alla LIM e si scopre il mondo di un microbo venuto da lontano e della sua capacità di percorrere enormi distanze. Oltre alle informazioni, non sfuggiranno ai bambini le illustrazioni e le silhouette colorate.

La versione che era disponibile online è stata poi resa interattiva e utilizzabile su smartphone e tablet dalla società Pubcoder, che ha integrato questa guida con interattività e suoni, scaricabile  qui per iOs e qui per Android.

Segnalo anche che l’app in cui è stato collocato l’ebook “Guida Galattica al Coronavirus, per bambini e bambine curiosi” è un’app-libreria, un’app-contenitore gratuita di risorse di qualità per la didattica e l’apprendimento rivolta ai bambini più grandi della scuola dell’infanzia e della prima fascia della primaria.

Potete attingere a piene mani fra i dieci libri interattivi disponibili. Troverete indovinelli, dizionari illustrati con pronuncia (soprattutto per stranieri), storie create in classe dai bambini e un supporto per le quattro operazioni della matematica di base spiegate a chi non parla italiano.

Infine, tengo a segnalare la recente pubblicazione negli store dell’app Tutto il contrario dell’editore Minibombo qui per iOs e qui per Android, di cui è disponibile anche l’albo; è un eccezionale strumento digitale di divertimento condiviso e di apprendimento delle parole e dei loro significati opposti.

Con un cursore si oscilla fra i contrari mettendo in scena animali stravaganti in situazioni concettuali originali e buffe. Con un piccolissimo sforzo di attenzione anche i bambini più distratti saranno catturati dall’interesse per il lessico e le sue variabili, mentre con l’insegnante potranno ipotizzare altre coppie, disegnarle, mimarle con semplicità e fantasia…

Buon lavoro a tutti noi!

La scuola al primo posto?

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La riflessione di Valerio Camporesi sull’importanza, oggi, della scuola all’interno della società italiana.

Essendo la nostra una società dell’apparire, da giorni la scuola appare al primo posto sui media e nei dibattiti politici: ma lo è veramente? Lo è senz’altro in quanto a preoccupazione, visto che una falsa ripartenza pregiudicherebbe le sorti non solo del ministro ma forse dell’intero esecutivo: avendo avuto il governo mesi di lavoro a disposizione e non essendo i cittadini più in grado di far fronte a una scuola che non c’è, gli italiani non tollererebbero passi falsi. Pre-occupazione, dunque: ma occupazione? Quanto ci si è occupati veramente della scuola?

Non abbastanza, verrebbe da dire subito, a sentir parlare anche l’ex ministro Fioramonti, che ha più volte denunciato la carenza degli organici, in particolar modo di quello relativo agli insegnanti di sostegno, docenti la cui presenza è ancor più importante e necessaria in questo periodo emergenziale e che invece in molti casi non saranno disponibili alla ripresa della scuola. Non ci si poteva pensare prima, così come per il problema del trasporto degli studenti o per quello della carenza degli spazi? Faceva effetto, in questi primi giorni di ritorno a scuola, vedere i colleghi con i volti velati dalle mascherine, far fatica a sentire le voci “mascherate”. Faceva ancora più impressione sentir parlare di aule Covid, di misure da adottare in caso di sintomi, di un distanziamento che si cerca di attuare ma che, inevitabilmente e almeno in parte, non ci sarà.

È come se un linguaggio diverso, estraneo al mondo della scuola, fosse improvvisamente piombato all’interno delle nostre aule. E lo smarrimento di questi primi giorni è già non poca cosa: cosa sarà dopo, di fronte ai purtroppo prevedibili momenti di confusione, indecisione o – peggio ancora – panico che potrebbero scatenarsi durante il periodo delle inevitabili influenze stagionali? Saranno gli alunni e i docenti, il corpo della scuola tutto, in grado di reggere l’urto?

Il peso, effettivamente, sembrerebbe troppo, e per questo servirebbe – ma presto, molto presto – che le scuole venissero aiutate veramente, per esempio dotandole di personale medico adeguato (il vecchio medico scolastico, che soltanto ragioni di bilancio hanno a suo tempo eliminato). Ma di questo, almeno per ora, non c’è traccia. Eppure se ne avverte il bisogno fin da questi primi giorni, nei quali si intravede come, accanto al problema sanitario, ne possa emergere un altro, non necessariamente secondario: quello di un disagio psichico che la società già manifesta (valga per tutti l’indicatore dell’aumento spropositato del consumo di psicofarmaci). Ecco, di fronte a queste emergenze (purtroppo realistiche), la scuola non può essere lasciata sola e sarebbe bello se questa fosse l’occasione di un’inversione di rotta che mettesse l’istruzione al primo posto non nelle parole ma nei fatti.

Per ora, al di là della buona volontà dei singoli (ministri, sottosegretari, funzionari), si stenta a riconoscere il segno di un cambiamento vero. Prova ne sia la vicenda – davvero imbarazzante – delle elezioni fissate a ridosso della riapertura delle scuole, così da rendere zoppo e problematico il loro cammino fin dall’inizio in quello che si preannuncia come l’anno più tormentato della scuola italiana. Eppure sarebbe bastato poco, cosa costava anticipare l’appuntamento elettorale al 7? Ma sono le ragioni della politica, non la politica che si occupa della polis ma quella che si occupa degli interessi dei partiti e della loro sopravvivenza, a venire sempre prima; e la scuola, almeno per ora, a venire dopo.

Bentornati a scuola!

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Dopo la solitudine del lockdown e la didattica a distanza, le porte della scuola si riaprono! Ma con quali emozioni e speranze le bambine e i bambini tornano sui banchi? 

Sono trascorsi molti mesi dal giorno in cui le porte delle scuole di tutta Italia sono rimaste chiuse a causa della pandemia. Da quel momento, per alcune settimane, le bambine e i bambini sono rimasti lontani dai loro amici, dalla loro classe, dai loro insegnanti. Poi la vita lentamente è ricominciata, ma da allora il pensiero di ognuno di loro è comunque sempre stato rivolto al giorno in cui avrebbero nuovamente varcato la porta della scuola.

La scuola infatti non è solo il luogo della didattica, dell’apprendimento, ma è soprattutto la palestra delle relazioni. È qui che i più piccoli imparano a stare con gli altri, si confrontano l’un l’altro giorno dopo giorno, sperimentano l’amicizia e le emozioni.

Tornare insieme però, pur con le dovute cautele, non sarà facile. Ci saranno il distanziamento sociale, la mascherina e altre regole da seguire, ma soprattutto ogni bambino porterà con sé nel proprio cuore le paure, i disagi e le emozioni che ha vissuto in questo anno incredibile e difficile.

Per supportare gli insegnanti della scuola primaria e stare vicino ai più piccoli nel delicato momento del rientro a scuola dopo il lockdown, Librì Progetti Educativi in collaborazione con Intesa Sanpaolo ha realizzato e distribuito gratuitamente nelle scuole che ne hanno fatto richiesta la campagna educativa “Bentornati a scuola.

Il titolo vuole ricordare a tutti gli studenti uno dei più importanti valori della scuola, l’accoglienza. Ma “Bentornati a scuola” sarà anche il grido di accoglienza che il protagonista della campagna educativa – e del libro illustrato presente nel kit – rivolgerà ai bambini per dar loro il benvenuto nella loro classe. È il Contastorie, un giovane bello e misterioso, che aiuterà i più piccoli a tirar fuori dal proprio cuore le emozioni di quando erano lontani e chiusi nelle loro case. Come? Semplicemente raccogliendole nel suo cappello a cilindro… finché, come per magia, proprio da quel cappello usciranno fuori tante storie straordinarie!

Ma la magia del Contastorie non si ferma qui! Grazie al percorso didattico di “Bentornati a scuola”, tutti i bambini e le bambine avranno l’opportunità di scrivere una loro storia, che verrà poi pubblicata on-line sul sito webecome.it, una piattaforma dedicata al mondo della scuola.

Le storie di tutti gli studenti rappresenteranno anche un importante documento storico, pensato e scritto dai più piccoli: un modo per ricordare quanto è avvenuto e condividere le emozioni, ma anche e soprattutto per ricominciare, tutti insieme, a vivere quel luogo straordinario che è la scuola.

Rientro a scuola: la borsa dell’insegnante!

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Con l’apertura del nuovo anno scolastico, si torna tutti in classe! Ecco tanti piccoli suggerimenti per trasformare la borsa di un insegnante in qualcosa di unico.

Dopo la chiusura delle scuole e i lunghi mesi della didattica a distanza, alunni e insegnanti tornano finalmente in aula, pur con le mascherine e il distanziamento sociale. Sono state tante le cose fatte per rendere la scuola un luogo più sicuro e accogliente, e altre andranno ancora fatte. Ogni insegnante però, lo sa bene, dedicherà del tempo anche alla preparazione della sua borsa.

Dolci intermezzi

Ogni tanto qualcosa di dolce rende più gradevole la spiegazione. Perché allora non portare qualche caramella da mettere sulla cattedra o da distribuire agli alunni?

Momenti unici da immortalare

Una macchina fotografica o uno smartphone sono gli strumenti più semplice e veloci per riuscire a cogliere e fermare i tanti bei momenti vissuti dal gruppo classe. Possiamo farne uso durante i laboratori artistici o, se preferiamo, per raccontare lo stato d’animo degli studenti durante alcuni avvenimenti o attività. Non dimentichiamoci poi di stampare le foto più belle e magari appenderle in classe.

Un libro di poesie

Perché? Perché leggere e ascoltare le poesie ci aiuta a vivere meglio e ci rende migliori. Ogni tanto, può essere un bel modo per far riposare gli studenti e per accendere una bella discussione.

Un gioco a quiz

 È il modo migliore per fare appassionare gli studenti agli argomenti e per finire la mattinata prima di tornare a casa. Possiamo dividere la classe in gruppi, far scegliere gli argomenti e dare inizio alla sfida. Ne esistono di tanti tipi in commercio ma, se abbiamo tempo e voglia, possiamo preparare da soli tante schede con delle domande.

Un gioco per mettere alla prova il tuo cervello e le tue abilità.

Giochi matematici per testare la tua abilità coi numeri.

La scatola delle meraviglie

Chiederemo agli studenti di portare un piccolo oggetto di cui vogliono disfarsi per regalarlo ai compagni di classe (un giocattolo, un personaggio, un “tesoro” raccolto in spiaggia…) Tutti gli oggetti entreranno a far parte della scatola delle meraviglie. Potremo usarli per piccoli premi durante l’anno o per far realizzare agli studenti dei piccoli lavoretti o abbellire i loro elaborati.

Siamo sicuri che nella borsa di un insegnante troveranno spazio tanti altri piccoli utili oggetti, ma di sicuro un posto speciale sarà sempre e comunque riservato alla voglia di stare insieme, di far tornare la scuola – malgrado le tante accortezze – quel luogo straordinario di emozioni e di rapporti che tutti gli studenti conoscono.

Buon lavoro!

Rientro a scuola: cosa mettere nello zaino dei bambini?

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Da lunedì si rientra in classe! Ecco qualche suggerimento per rendere lo zaino di bambine e bambini ancora più super.

Sappiamo già che a scuola sarà un anno particolare, a causa dell’emergenza legata al covid-19 e ogni studente dovrà munirsi di mascherina e del gel disinfettante. Ma perché non mettere nello zaino anche dei piccoli oggetti che renderanno le ore a scuola ancora più belle? Ecco alcuni suggerimenti!

Una penna di sicurezza da regalare

Una penna, si sa, smette sempre di funzionare all’improvviso. Perché allora non preparare questo piccolo dono per la classe? Quest’anno, a causa del covid-19, non sarà possibile prestarsi oggetti, ma possiamo ovviare a questa situazione preparando a casa una penna regalo: basterà disinfettarla, incartarla e poi tenerla a scuola a portata di mano.

Un quaderno delle emozioni

Il rientro a scuola, dopo tutto quello che è accaduto in questi mesi, sarà un momento veramente emozionante, pieno di desideri e anche qualche timore: con i miei compagni sarà tutto come prima? E io sarò un po’ cambiato? Portarsi dietro un quaderno – il colore della copertina sarà il nostro preferito! – sarà utile ad appuntarsi qualche pensiero o a fare qualche piccolo disegno che ci ispirerà il ritorno in classe.

Una borraccia con l’acqua aromatizzata.

Tutti le bambine e i bambini sanno già che a scuola si devono portare una borraccia al posto della bottiglietta in plastica usa e getta: è un’azione sostenibile che fa bene alla Terra! Ma perché non trasformarla in una bevanda rinfrescante? È semplice, basterà aggiungerci qualche piccolo ingrediente. Ad esempio, qualche goccia di limone e una foglia di menta, oppure pezzettini di fragole e basilico, mela e cannella… insomma, tanti sapori per tutti i gusti!

Una foto del nostro pet

Che sia un cane o un gatto, un pesciolino rosso o una tartaruga, il legame che ci lega ai nostri amici animali è qualcosa di unico e straordinario. Portarsi una sua foto o un suo disegno a scuola può fare sicuramente piacere, magari incollata nell’ultima pagina del diario.

Un tesoro trovato durante l’estate

Nelle settimane estive, trascorse al mare, in montagna o in campagna, ogni bambino avrà sicuramente raccolto qualche tesoro che poi si è portato a casa: una conchiglia, un sasso dal colore intenso, qualcosa di più particolare come l’aculeo di un istrice. Mettiamo il nostro tesoro in un sacchettino trasparente e portiamolo a scuola: ci ricorderà i bei momenti trascorsi ma sarà anche uno splendido modo per raccontare ai compagni e agli insegnanti come avete trascorso le vacanze.

In realtà, potrebbero essere ancor tanti gli oggetti da portarsi dietro, dal portafortuna preferito alle carte collezionabili da gioco. Ma ogni mattina non dobbiamo comunque mai dimenticare di mettere nello zaino anche la voglia di stare insieme ai nostri compagni e ai nostri insegnanti, di parlare e di ascoltare, di guardare e di imparare. La voglia di far parte di un gruppo, la nostra classe!

La scuola che verrà: i limiti e i problemi

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Proviamo a far luce, insieme a Valerio Camporesi, sui limiti e i problemi della scuola. Ma anche a immaginare come sarà nel prossimo futuro.

Forse mai come in questo periodo si parla così tanto di scuola: lo si fa sull’onda dell’emergenza e dei pesanti dubbi su ciò che accadrà a settembre, tanto da riempire spesso le prime pagine dei giornali. L’emergenza Covid-19 ha fatto venire al pettine i tanti nodi irrisolti e i limiti del sistema Italia (come la Sanità). Nel caso della scuola, ha messo in luce in modo improcrastinabile i limiti e le difficoltà di un sistema gravato da miliardi di euro di tagli e da nessuna, o scarsa, considerazione in sede politica.

Trovare fondi per la scuola appare oggi un’impresa titanica, laddove ne sono stati stanziati molti di più per altre cause, sempre più importanti, sempre più indifferibili, o a volte già perse (come per Alitalia). La scuola all’ultimo posto, potremmo dire per rovesciare – in modo ahimè ben più realistico – uno slogan oggi ricorrente.

A differenza di altre volte, però, c’è qualcosa di diverso. O la scuola riparte, e riparte sul serio, oppure il Paese si fermerà, e non sarà una fermata breve. Non è possibile infatti immaginare milioni di famiglie impossibilitate a lavorare a causa di una scuola che non c’è, né milioni di studenti che, confinati nelle loro case, saranno destinati ad accumulare ritardi incolmabili nei programmi e nella didattica, con danni irreparabili per i destini individuali e collettivi.

Per fare ripartire la scuola occorre però un cambio di paradigma, a partire da una centralità non più solo esternata verbalmente ma praticata nei fatti, iniziando dalla restituzione di tutti quei fondi tagliati; a partire dai famosi tagli ”lineari” della non rimpianta ministra Gelmini.

Senza di ciò la scuola non ripartirà, perché le misure di distanziamento non potranno essere applicate in classi di venticinque o trenta alunni, così come le altre norme. C’è voluto il Covid-19, forse, per fare emergere la realtà delle aule sovraffollate, in cui i docenti non sono in grado di fare lezione. A volte ci vuole un evento forte per illuminare le cose.

Dovremmo smettere di dire che la scuola può ricominciare con tutta quella serie di misure.

Quelle misure infatti non saranno mai adottate per il semplice fatto che non sono realizzabili in strutture scolastiche: dalle mascherine al distanziamento, dagli alunni fermi sei ore sui propri banchi, sui quali dovrebbero consumare anche la propria merenda, fino alle ineffabili barriere di plexiglas. Perché non dire la verità? La scuola deve ripartire con le modalità tradizionali perché è l’unico modo di fare scuola, dai tempi dei tempi: alunni (nel numero giusto), un’aula, un insegnante. E invece no: dalle lezioni nei parchi a quelle nelle piazze, nei teatri o in strutture non meglio specificate, che i presidi dovrebbero (con quali poteri?) individuare, è stato tutto un profluvio di immagini, narrazioni, discorsi irrealistici.

Non si può non riconoscere l’oggettiva difficoltà di chi ha dovuto e deve prendere decisioni in campo scolastico partendo dalle indicazioni degli organismi sanitari non sempre chiare e coerenti. Però vorremmo più ragionamenti seri, basati sulla realtà: ad esempio (e a proposito di tagli), non sarebbe forse questa l’occasione per ripristinare le ore di compresenza alla scuola media? Si trattava infatti di uno spazio che funzionava benissimo, circa quattro ore a settimana in cui la classe veniva divisa in sottogruppi ognuno dei quali assegnato ad attività specifiche e ad hoc (recupero, potenziamento), purtroppo eliminato dalla riforma Gelmini che altro non era che un corposo piano di tagli generalizzati.

Crediti immagine di copertina: Roel Dierckens

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