La competenza di scrittura: qualche considerazione empirica
Francesco Rocchi ci parla della competenza di scrittura e ci porta degli esempi dalla sua classe di secondaria superiore.
Nel lavoro di un docente di lettere delle superiori insegnare la competenza di scrittura è uno dei compiti più importanti, nonché uno dei più difficili.
Vorrei fare alcune considerazioni pratiche, nate dall’osservazione del lavoro dei miei studenti, sperando che possano offrire qualche spunto per orientare la didattica della scrittura. Oggi tendiamo a concepire lo scrivere come una competenza puramente trasversale. L’idea invalsa è che se sei abituato ad adoperare correttamente i connettori logici, la punteggiatura e il lessico, sei praticamente a cavallo in qualsiasi campo dello scibile.
Io vorrei mettere in discussione questo assunto. In effetti la concatenazione logica, la proprietà linguistica e la punteggiatura risultano spesso assai difficili ai miei studenti.
Nel corso degli anni, però, mi sono accorto che tali debolezze, a volte eclatanti, non compaiono sempre nelle produzioni scritte dei miei studenti.
Gli stessi studenti che una volta scrivono un testo del tutto destrutturato, in altre occasioni sono in grado di produrre dei testi scorrevoli. Come è possibile?
La mia ipotesi è che la competenza della scrittura sia strettamente legata alla padronanza della materia trattata nel testo.
Tra i testi dei miei studenti, a essere poco leggibili sono soprattutto quelli che parlano di letteratura o di storia, mentre gli elaborati dedicati ad argomenti più personali o comunque meglio posseduti sono assai più validi.
Qui di seguito riporto in parallelo alcuni esempi di scrittura da parte di alcuni miei studenti, a scopo esemplificativo.
Nessuno dei due testi di questo studente è perfetto (tutt’altro), ma il secondo è decisamente superiore. Il primo è scarno e stentato, mentre il secondo, sia pure con dei difetti importanti, è un testo leggibile e strutturato.
Nel secondo ci sono anche sicuramente molte frasi fatte, ma questo non è un problema, quanto piuttosto la soluzione: diventando competenti di un argomento se ne interiorizza non solo il lessico, ma anche il frasario e l’espressività.
Ed è proprio per questo che nel primo testo si hanno espressioni faticosissime (come ai rr. 4-5), mentre il secondo è scorrevole.
Anche in questo caso, nessuno dei due testi è perfetto.
Ma il secondo, pur presentando diverse costruzioni e connessioni “a senso”, rimane comunque articolato, sensato, percorribile facilmente nonostante gli errori.
Il primo è molto stentato ed è basato su espressioni e concetti orecchiati in classe, ma non ancora interiorizzati.
Senza il lavoro di spiegazione preliminare in classe su “Corrispondenze”, probabilmente il primo testo non sarebbe stato scritto del tutto, mentre il secondo è del tutto autonomo e personale (fanno fede gli errori stessi…).
La padronanza della materia, dunque, sembra riverberarsi nella chiarezza espressiva. Inserisco un ulteriore esempio e poi passo alle conclusioni.
Questi è probabilmente il migliore dei tre studenti, ma le differenze tra i testi mi sembrano ugualmente notevoli.
Il primo testo è un centone di informazioni non ben possedute, il secondo è un testo quasi inappuntabile, a parte qualche piccola sbavatura.
Un tempo Catone avrebbe detto:
“Rem tene, verba sequentur“
Avere chiaramente contezza di ciò che si dice aiuta a dirlo meglio. Questo implica due cose:
- nella nostra scuola si deve scrivere molto di più (lo si dovrebbe fare praticamente tutti i giorni)
- dobbiamo incrociare questo allenamento con un approfondimento ragionato delle conoscenze in ogni campo.
La ricerca pedagogica ha ampiamente riconosciuto l’importanza della “conoscenza” non solo come qualità, ma anche come quantità.
Le due cose non sono separate, e la scrittura può essere il perfetto crogiolo in cui fonderle. L’attività di apprendimento profondo richiede che uno studente non venga semplicemente “esposto” alla conoscenza, ma che egli la possa manipolare, categorizzare e rielaborare in termini personali.
In altre parole, è necessario che scriva, in ogni occasione.
Spero che gli esempi riportati, per quanto minimi, mostrino nei fatti questa sovrapposizione.
Credit foto: Fredrik Rubensson
You might be interested in
L’accoglienza: pratiche di inclusione
L’accoglienza di un nuovo alunno in classe: come comportarsi in un momento così delicato per il nuovo arrivo e per
Libri di testo: strumento di lavoro o totem inossidabile?
Una riflessione di Sonia Coluccelli, insegnante e formatrice, sulla funzione dei libri di testo e sui processi di apprendimento attraverso
Quando una classe diventa un laboratorio di gentilezza
Laboratorio di gentilezza: alla scoperta di parole gentili ed emozioni, con la I B della Scuola Secondaria di I Grado
Formazione: dobbiamo creare lettori e scrittori per la vita, non per la scuola
Sabina Minuto nei suoi incontri di formazione si occupa di didattica della lettura e della scrittura. Ecco i dubbi e i nodi con i quali si confronta più spesso
You might be interested in
Libri di testo: strumento di lavoro o totem inossidabile?
Una riflessione di Sonia Coluccelli, insegnante e formatrice, sulla funzione dei libri di testo e sui processi di apprendimento attraverso
Thinking routines e pensiero visibile degli apprendimenti: partecipa al Webinar!
Utilizzare le thinking routines in classe per rendere visibili i processi di apprendimento è una pratica che produce ottime ricadute
Conoscere e raccontare la diversità in classe
Marianna Balducci ci racconta come è andato il suo webinar sulla diversità e di come si può affrontare in classe.