Come si mediano i comportamenti tra curiosità e complessità del reale?
Serena Neri ci guida a scoprire il criterio di mediazione dei comportamenti del Metodo Feuerstein. Madrina d’eccezione: Pippi Calzelunghe!
A voi piace Pippi Calzelunghe? Da adulta mi infastidisce moltissimo, perché è stramba, senza regole, irriverente ma sono molti i bambini che la adorano (e non solo i bambini). E se ci pensiamo, tutti passano il momento in cui vogliono vedere Pippi e fare come Pippi proprio per il suo essere così strana. In effetti ad essere considerati strani sono soprattutto i suoi comportamenti: ecco la questione, spesso facciamo questo errore, sovrapponiamo la persona ai suoi comportamenti, la identifichiamo con essi, e questo ci indica quanto si importante osservarli, comprenderli e mediarli.
Feuerstein applica sui comportamenti il seguente criterio di mediazione: la mediazione del comportamento di sfida, di ricerca di novità e della complessità.
Si tratta di stimolare l’indipendenza della persona, attraverso la sollecitazione – mediante la proposta di compiti complessi – a raggiungere mete più avanzate, che abbiano il sapore della sfida, dopo un percorso per conseguire un più elevato grado di competenza. Questo tipo di mediazione si fonda sul presupposto che l’individuo possa procedere oltre il suo livello manifesto di performance.
Questo criterio è uno dei miei preferiti in assoluto perché mi piace osservare il comportamento, mi piace l’idea che sia modificabile, che dipende da noi, e mi piace anche come è strutturato e come ci guida a migliorare la relazione.
Il primo termine che troviamo è sfida: non è un problema, non fa male, semplicemente va mediata nel modo opportuno. La sfida ci spinge a migliorare, a metterci alla prova, ad avere fiducia in noi stessi e nelle nostre capacità. La sfida ha spinto Pippi ad essere autonoma nella sua immensa casa trovando soluzioni curiose e al limite del realizzabile.
Poi c’è ricerca di novità: ha origine dalla dalla curiosità e non possiamo farne a meno, ma va mediata perché sia una curiosità verso le scoperte e il superamento della zona comfort, a favore di un arricchimento personale.
Il terzo termine, complessità, ci indica anche una via per rendere il nostro muoverci nel mondo meno faticoso e più efficace: la realtà va presa, divisa, analizzata nei suoi singoli elementi perché è complessa, senza banalizzarla, senza sminuirla.
Pensiamo a quando ci viene chiesto dai bambini o ragazzi il perché accadono determinate ingiustizie nel mondo, o ci viene chiesta una spiegazione delle notizie dei telegiornali. Pensiamo alla ricchezza di una mediazione in cui noi spezzettiamo la complessità dell’informazione, la vediamo a piccoli pezzi assieme a loro, cerchiamo di indirizzarli alla curiosità di conoscere nuove prospettive e di uscire dal loro piccolo mondo. Quanta ricchezza si crea! E quanto poco invece abbiamo quando in due parole spieghiamo un fenomeno complesso e lo banalizziamo… Non
vi pare che mediare i comportamenti sia un ottimo modo per crescere? Forse anche la Pippi del nostro immaginario potrebbe chiedere a un adulto di aiutarla a mediare la sua curiosità…