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Roberto Benigni accende Sanremo parlando della Costituzione!

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Ad alcuni giorni di distanza dalla prima serata del Festival di Sanremo, ancora riecheggiano – forti del loro spessore morale – le parole di Roberto Benigni sulla Costituzione Italiana. Approfittiamone per parlarne una volta di più anche in classe!

La Costituzione è un documento vivo; bene dunque che se ne parli in qualsiasi contesto, a maggior ragione se si tratta di una piazza importante come quella del Festival di Sanremo.

A farlo è stato stato Roberto Benigni in un accorato monologo appassionato e appassionante, a pochi minuti dal fischio d’inizio della 74° edizione del Festival della Canzone Italiana.

Proprio al cospetto del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dall’attore e regista toscano definito “fratello della Costituzione”dal momento che suo padre Bernardo fu uno dei costituenti, Benigni ha affermato che:

La Costituzione è un’opera d’arte, frutto dell’audacia dei costituenti che hanno saputo guardare al futuro, a noi e anche oltre.

Perché dunque non approfittare di questo intervento in TV – seguito dal 62% degli italiani – per non affrontare in classe alcuni degli articoli della Costituzione, come l’articolo 21 – il più importante per Benigni – quello ovvero sulla libertà di manifestare il proprio pensiero, che, afferma l’attore:

per me è l’architrave, il pilastro di tutte le libertà dell’uomo, il più semplice e il più forte.

Per affrontare il vasto tema possiamo farci aiutare dal libro “La scoperta dell’Italia | Lettere dal passato remoto del mio amico Virgilio”, che con humour e brillantezza racconta  il momento saliente della storia del nostro Risorgimento (il 1861, quando si combatte per l’Unità d’Italia), visto attraverso le lettere di un adolescente che lo ha vissuto, ritrovate in una soffitta da un suo coetaneo nel 2011.

Nel libro – un gioco continuo di chiama e rispondi – le due storie si intrecciano, narrando il momento storico in maniera fresca, moderna, attuale: come se la storia raccontata fosse la stessa, ma ambientata in due epoche diverse che si confrontano. La grafica accattivante, poi, rende tutto ancora più coinvolgente!

Scarica GRATUITAMENTE il libro qui: potrai leggerlo insieme ai tuoi alunni!

Approfondisci ulteriormente leggendo questo articolo.

Come riflettere in classe sulla pace e sulla guerra

in Approcci Educativi/Attività di classe by

Affrontare in classe l’attualità, parlare di guerra: un compito delicato ma necessario. Scopriamo insieme come farlo nel migliore dei modi.

Si festeggia oggi l’anniversario dell’Unità d’Italia, dunque la nascita dello Stato Italiano, la cui legge fondamentale è rappresentata dalla Costituzione, che recita, all’articolo 11:

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.

Ma da alcune settimane, purtroppo, i media trasmettono continuamente immagini e narrazioni di guerra che provocano un profondo senso di inquietudine e smarrimento in ciascuno di noi. 

Anche i bambini e i ragazzi si pongono domande, esprimono preoccupazione, vogliono provare a capire cosa sta succedendo e perché. È importante per noi docenti sapere gestire un dialogo con gli studenti anche su un argomento così complesso come un conflitto bellico alle porte del nostro paese.

Insegno in una scuola secondaria di primo grado e anche i miei studenti dodicenni hanno espresso la volontà di voler parlare di ciò che sta accadendo nell’Est Europa.

Così, ho provato a strutturare momenti di dialogo e di riflessione proprio partendo dai loro dubbi e dalle loro domande. In un momento come questo ritengo fondamentale il ruolo del dialogo, dell’ascolto reciproco.

Oggi come non mai, per educare davvero alla pace, occorre tenere, nella quotidianità di una comunità che apprende, comportamenti aperti all’ascolto, al confronto con l’altro e alle discussioni e condivisioni collettive.

Provare a discutere di certi temi così complessi può fattivamente contribuire a superare l’inevitabile senso di impotenza che ci attanaglia; infine, cercare il più possibile di arrivare a capire il mondo che ci circonda può infondere in tutti noi, sia docenti che discenti, un senso di consapevolezza e partecipazione attiva dal grande valore emotivo.

Come abbiamo parlato di guerra in classe in questi giorni?

Innanzitutto siamo partiti dai dubbi, dalle domande e dalle riflessioni che i ragazzi stessi hanno espresso sulla guerra, in modo spontaneo, sia a voce che tramite annotazioni scritte:

Perché far scoppiare una guerra e uccidere tante persone, quando si potrebbe risolvere tutto con le parole?
Perché stanno combattendo la Russia e l’Ucraina?
Cosa succederà all’Italia?

Abbiamo discusso insieme su come sia inopportuno fornire risposte immediate o semplicistiche a fronte di quesiti così complessi; quindi, per prima cosa, abbiamo provato a comprendere il contesto geo-storico di cui stavamo parlando.

Per farlo abbiamo utilizzato carte geografiche e libri di testo, cercando informazioni su Russia e Ucraina, e ci siamo, nel contempo, posti nuove domande per arrivare a comprendere quelle che ci eravamo posti in precedenza.  

Preciso che il mio ruolo è stato esclusivamente quello di facilitatore: ho fornito input e sollecitazioni da cui partire, così da fare in modo che i ragazzi lavorassero in modo collaborativo ma del tutto autonomo.

Utilizzando la strategia “Vedi, pensa, chiedi (See, think, wonder)” della metodologia MLTV (Making Learning and Thinking Visible), finalizzata a rendere visibili i processi di pensiero che conducono ad un apprendimento profondo e consapevole, i ragazzi – a piccolo gruppo – hanno lavorato, in modo collaborativo, sollecitati dai seguenti input:

Cosa vedi (e leggi)?
Cosa pensi stia accadendo, cosa ne deduci?
Quali ulteriori domande ti suscita ciò che hai visto (e letto)?
Ci sono sul libro frasi che possono farci capire quali sono i motivi che hanno portato allo scoppio di una guerra tra queste due nazioni?

Le deduzioni dei ragazzi

I ragazzi hanno annotato riflessioni, messo in evidenza frasi e condiviso deduzioni. Hanno compreso che l’Ucraina ha ottenuto l’indipendenza nel 1991, dopo la dissoluzione del sistema sovietico, e che i rapporti tra Russia e Ucraina, ma anche tra Urss e Stati Uniti, risultano tesi da tempo.

Avendo la fortuna di possedere in aula una carta politica dell’Europa contenente i confini dell’U.R.S.S., è stato facile far osservare come l’Ucraina un tempo risultasse una repubblica sovietica dipendente da Mosca.

Per chiarire ulteriormente l’aspetto geo-politico dei territori europei, abbiamo consultato anche le carte contenute nell’atlante illustrato di Tim Marshall Le 12 mappe che spiegano il mondo ai ragazzi.

Sempre mantenendo il focus sulla strategia MLTV, i ragazzi hanno ricercato informazioni sul libro di testo di Storia, soffermandosi sul capitolo della Russia di Putin e sulla carta geografica dell’Europa del periodo della Guerra Fredda.

Hanno compreso la politica di Putin tesa all’egemonia della Russia anche grazie alle risorse energetiche possedute, e al suo contrasto tra questo paese e la Nato.

I ragazzi hanno annotato ogni nuova informazione su post-it; alla fine, da ultimo, assieme alle domande di partenza, sono state appese alle pareti dell’aula le loro vecchie e nuove annotazioni: è stato così concretamente visibile il loro processo di pensiero in divenire.

Spunti di lettura

Alle ulteriori richieste di chiarimenti in merito ad espressioni come Guerra Fredda e Nato abbiamo dato risposta leggendo alcuni capitoli del libro di Toni Capuozzo, Le guerre spiegate ai ragazzi, mentre a fronte dei dubbi sulla posizione dell’Italia in merito alla guerra, abbiamo letto e riflettuto sull’art. 11 della nostra Costituzione.

Siamo quindi passati alla lettura di alcuni articoli giornalistici tratti dai più noti quotidiani nazionali, soffermandoci, in particolare, sulla narrazione di testimonianze dei civili, sia ucraini che russi.

Tutte queste testimonianze convengono che la guerra rappresenta una tragedia per tutti, in quanto – per sua natura – infligge dolore, morte e sofferenza a persone appartenenti a tutti gli schieramenti dei paesi coinvolti che pagano in prima persona le scelte politiche dei loro governanti.

La guerra come dolore universale

Nel mio ruolo di facilitatore ho inserito nella discussione letture di poesie: Fratelli di Ungaretti, La guerra che verrà e Il nemico di Brecht. In questo modo il concetto di dolore universale  è stato maggiormente comprensibile e riscontrabile in ogni tempo e a ogni latitudine.  

È poi seguita la lettura dell’albo illustrato Il nemico, una favola contro la guerra di Davide Calì; si è compreso quanto i soldati (e i popoli) che si fanno la guerra provino tutti la medesima reciproca diffidenza e sofferenza.

La fase conclusiva

Nella fase conclusiva del lavoro abbiamo applicato la strategia MLTV “Prima pensavo…, adesso penso… (I used to think…, now I think…)”, molto efficace per riflettere su come e perché sia cambiato il nostro pensiero dopo aver approfondito alcune tematiche e aver recepito numerose informazioni:

Cosa pensavo prima e cosa penso adesso?
Cosa ho compreso e cosa so adesso?

E il processo di metacognizione è stato sollecitato attraverso annotazioni in cui i ragazzi hanno ripercorso le tappe di pensiero e gli step di lavoro affrontati; ma hanno anche riflettuto su cosa hanno imparato, su come lo hanno fatto e su ciò che per loro è stato maggiormente impattante.

Parlare di guerra in classe è difficile, vero. Ma lavorare con i ragazzi sulla consapevolezza, sulla sensibilità e sull’empatia è un modo estremamente efficace per educare alla pace con autenticità e partecipazione.

Un pilastro del mondo giuridico: non “giusto e sbagliato” ma “lecito e illecito”

in Scuola by
Gianluca Piola, laureato in giurisprudenza, ci accompagna nel mondo del diritto. In questo primo articolo le basi per la comprensione delle leggi

Premessa programmatica: sono fortemente convinto che quando si affronta il mondo giuridico sia fondamentale estraniarsi dai concetti di giusto e sbagliato. Ci sono state epoche in cui la prassi era la schiavitù, in cui era normale perseguire gli omosessuali e certe donne erano considerate streghe. In altre epoche e culture gli sciamani o i santoni erano la legge e altri in cui si riteneva che un uomo fosse diretta discendenza di Dio e quindi non dovesse nemmeno materialmente toccare ciò che veniva toccato dagli esseri umani, Per affrontare il mondo del diritto dobbiamo quindi partire da un pilastro che regge tutto: non esiste giusto o sbagliato, esiste solo lecito o illecito. É profonda la differenza tra queste figure: rubare (al giorno d’oggi) è sbagliato, ma nell’epoca romana le risorse dell’Impero o, ancora prima, della Repubblica si trovavano in larga misura
grazie alle invasioni (“scippi” su scala nazionale per intenderci e nessun romano riteneva di fare qualcosa di sbagliato).

Certo, è sbagliato al giorno d’oggi rubare, ma… sicuri? E se io vi dicessi che non è punibile il coniuge che ruba all’altro (penalmente quantomeno) o il fratello che ruba alla sorella convivente o il nipote che ruba allo zio convivente (art. 649 del Codice Penale)? Dove finisce il sistema di valori? (Stiamo divagando, torniamo … in classe).

É ovviamente corretto dire che è illecito rubare, che è contrario al sistema di valori vigenti appropriarsi di qualcosa che non ci appartiene, anche se dobbiamo conoscere le eccezioni per non cadere nel giudizio “morale”: vi sono alcune situazioni in cui nemmeno lo Stato interviene (ovvero, nell’esempio riportato, nel contesto familiare).

Ecco, il diritto va affrontato in questo modo, lontani dalla morale, che va utilizzata sicuramente in casi limite, ma non può essere sempre l’ago della bilancia. Bisogna analizzare gli interessi in gioco e scrivere una norma che permetta di non sacrificarne nessuno o almeno uno dei due in misura minima, se possibile. Questo è il compito prima di tutto di chi le leggi le scrive, ma in secondo luogo di noi che le leggiamo e dobbiamo capirle per muoverci all’interno della nostra società.

Con il classico e semplice gioco dei perché diviene tutto più immediato: ogni volta che l’idraulico fa un lavoro chiede la fattura (art. 53 della Costituzione), perché così paga le tasse, perché così i clienti chiameranno lui perché non ha problemi con la legge, perché così gli stessi clienti non hanno problemi con la legge, perché con le tasse che ha pagato lui e il cliente pagano gli insegnanti, perché così gli insegnati insegnano ai figli dell’idraulico e del cliente (art. 34 della Costituzione).

Siamo partiti da una norma e con il gioco dei perché abbiamo affrontato una serie di leggi senza infilarci giudizi in mezzo e quindi abbiamo compreso il meccanismo per aprire una ditta che si occupa di idraulica. A parte l’evidente semplificazione, l’intento di questi articoli è affrontare il mondo giuridico (e la musica hip hop) con spirito critico senza ancorarci a nostri preconcetti di vita vissuta, fornendo agli studenti esempi ed elementi per potersi muovere nel mondo da cittadini consapevoli. E partendo da un altro principio: le leggi non sono mai perfette ma sempre perfettibili.

Vi lascio solo un ultimo spunto di riflessione per poi iniziare il lavoro vero e proprio. La Costituzione italiana è una legge fondamentale e splendida, ma pensate soltanto che non vi è mai all’interno della carta la parola “internet”, per questo vale anche per la Costituzione lo stesso concetto già espresso: non è una legge perfetta, ma perfettibile. Grazie della lettura buon viaggio nel mondo del diritto … A ritmo rap (ma questo lo scoprirete nei prossimi articoli).

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