Paola Zannoner ci aiuta a capire come grazie alla figura dell’insegnante lettore si possano spingere i ragazzi ad avvicinarsi alla lettura
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La figura dell’insegnante “lettore”
Spesso l’insegnante resta perplesso di fronte a quello che potrebbe sembrare un incarico ulteriore e oneroso, e cioè accollarsi “anche” il progetto lettura, in classe o addirittura a scuola.
Il primo ostacolo che si vede davanti è il fattore tempo: quando proporre la lettura, quando leggere i libri con i ragazzi se dobbiamo andare avanti con il programma? Ma, come mi hanno fatto ben capire molti amici insegnanti, il “programma” ministeriale non esiste più, l’autonomia scolastica prevede che siano forniti obiettivi di apprendimento e messi in relazione nuovi modi di apprendere, con un dialogo tra le diverse discipline.
Si parla di un nuovo umanesimo in cui le discipline scientifiche e umanistiche collaborano alla realizzazione di un quadro d’insieme
Nel Decreto Ministeriale 254 (16/11/2012) si parla di un “nuovo umanesimo” in cui le discipline scientifiche e umanistiche collaborano alla realizzazione di un quadro d’insieme, e si tutela la libertà dell’insegnamento e l’autonomia delle scuole, fissando obiettivi di apprendimento e di competenze nel quadro di un confronto europeo.
In compenso, il Piano nazionale della lettura e il Centro nazionale per il Libro e la lettura (costituito nel 2014), hanno individuato nella scuola e nella biblioteca i due ambiti principali per la crescita della lettura. Ma è soprattutto nella scuola che si insegna, che si fa pedagogia della lettura: un ruolo fondamentale, centrale, che compete solo alla scuola.
Di questo “dovere” che è un ruolo civico oltre che professionale, l’insegnante bisogna che tenga conto, in ogni ordine di scuola, dall’infanzia alle superiori, perché l’abitudine alla lettura non soltanto non nasce spontanea, né si instaura attraverso un progetto di un anno, ma ha bisogno di un’attenzione costante, una cura assidua.
Un insegnante lettore la conosce, perché è quell’attenzione che egli stesso prova nei confronti delle storie, sapendo quanto le storie possano essere potenti veicoli di trasmissione di identità, memoria, cultura, conoscenza, esperienze, informazioni di ogni tipo, connessioni, prospettive, progetti.
L’insegnante, sia nella scuola primaria che nella secondaria, se vuole davvero promuovere, incentivare, far appassionare alla lettura, bisogna si mostri soprattutto come un lettore, aggiornato e interessato, non qualcuno che propone (figurarsi obbligare) la lettura come un compito scolastico o anche come un gioco, da cui è escluso o di cui si limita a fare il giudice.
Ricordiamo il buon Rodari che già a metà dello scorso secolo ci ricordava come la lettura non può essere un dovere (Nei “9 modi per far odiare la lettura” del 1964), inflitto per la verifica di comprensione e di conoscenze lessicali o espressive. Invece teniamo presente tutti coloro che ricordano come la lettura sia un’esperienza emotiva, oltre che intellettuale, che sa far dialogare realtà molto diverse.
Come ricorda Edgar Morin: “La metafora letteraria stabilisce una comunicazione analogica tra realtà assai lontane e differenti, dando intensità affettiva all’intelligibilità che produce” (La testa ben fatta. Riforma dell’insegnamento e riforma del pensiero, ed. R.Cortina, 2000, p. 94)
La lettura non può essere un dovere inflitto per la verifica di comprensione e conoscenze lessicali o espressive
Come può un insegnante proporsi anche come un lettore che consiglia e spinge a leggere?
- Anzitutto ricorrendo alla proposta di libri interessanti e nuovi (di cui parleremo nei prossimi articoli), possibilmente più di uno, chiedendo ai bambini e ai ragazzi quali sono le loro letture preferite, chiacchierando insieme di queste letture, stimolando a raccontarle, a portare a scuola i libri preferiti per condividerli con i compagni.
- Leggendo ad alta voce. Leggendo con l’obiettivo non di esibire una propria bravura interpretativa, ma di trasmettere una storia, di farla ascoltare e coinvolgere l’uditorio. Sì, parliamo proprio della buona vecchia lettura ad alta voce per ogni età: dai più piccoli, che non possono farne a meno, agli studenti del biennio che potrebbero anche leggere da soli, ma che hanno la necessità di riattivare l’ascolto e la concentrazione.
In breve, riassumiamo le caratteristiche per leggere ad alta voce e cioè:
- la chiarezza ovvero leggere le parole e le frasi con proprietà di dizione (esercitiamoci scandendo le parole)
- la calma e cioè senza farci prendere dalla fretta e leggere velocemente, ma utilizzare le giuste pause, in parte presenti nel testo attraverso la punteggiatura, in parte individuate da noi per creare un effetto di attenzione maggiore
- l’espressività contenuta e cioè leggere non in modo piatto, ma neppure eccessivo: focalizzarsi sui dialoghi per distinguere le voci, distinguere le voci dalla narrazione in terza persona, abbassare il tono o alzarlo in corrispondenza di passaggi cruciali…
- l’espressione facciale e cioè leggere con serenità, sollevando spesso gli occhi dal testo, per catturare lo sguardo di chi ci ascolta, per portare i nostri bambini e ragazzi lì, dentro la storia, dentro il libro che noi teniamo aperto per loro, soltanto per loro.