Ultima intervista della serie Didacta con Alessandro Papaleo co-fondatore di 3DiTALY, azienda che si occupa di stampa 3d e robotica industriale
– Si parla oggi di quarta rivoluzione industriale, ovvero l’integrazione di sistemi digitali in tutti settori produttivi, che effetti avrà sul mondo della scuola?
Questa rivoluzione di fatto è un processo già in atto e tutte le aziende italiane e straniere si stanno adeguando. Hanno capito l’interesse che c’è e la necessità nel modernizzare determinati iter produttivi. La scuola viene coinvolta in questo processo, semplicemente perché essendo il lavoro di oggi e nel futuro ambientato in questa nuova situazione, la scuola è costretta a formare le nuove leve, i nostri giovani ragazzi, in quello che sarà il lavoro del domani. Questo lo si affronta utilizzando diverse tipologie di macchine e un diverso know how che dovremmo proporre all’interno della scuola
– Seconda domanda, a partire da che livello scolastico si può iniziare a lavorare con questa tecnologia?
Io credo che già dalle scuole primarie si possa iniziare a lavorare. È un po’ come il discorso dell’inglese, l’Italia ci ha messo molto a capire che c’era la necessità di insegnare la lingua già in giovane età. La stessa cosa accade con i mezzi tecnologici, ci sono alcune tecnologie come la stampa 3d che possono essere tranquillamente utilizzate in una scuola primaria. Questo perché, come ad esempio in uno dei workshop che noi facciamo, cerchiamo di far costruire dei giocattoli ai ragazzini con la stampa 3d. Un modo per capire come, sapendo disegnare al computer, si possa costruire un bene personalizzato, in questo caso il giocattolo e quindi dare già un’importanza a questa tecnologia.
– Quali sono le migliori tre tecnologie che sfonderanno nel mondo della scuola e influenzeranno la nostra vita di tutti i giorni nei prossimi anni?
Di certo la stampante 3d è entrata di prepotenza in questo contesto, perché potendo per addizione realizzare qualsiasi tipo di oggetto a un costo molto basso diventa un mezzo molto interessante. La seconda tecnologia è la macchina a taglio laser. Abbiamo la possibilità di lavorare con diversi materiali, sia organici che inorganici, dal legno al plexiglass ed effettuare tagli anche molto semplici. Una tecnologia utilizzata molto nell’aspetto produttivo del tessile, per realizzare modelli o tagliare direttamente le stoffe. L’ultima tecnologia, non per importanza, è quella dei bracci robotici, in particolare i bracci robotici collaborativi. Sono degli strumenti già utilizzati tantissimo nelle aziende ed estremamente versatili perché permettono di essere integrati in qualsiasi tessuto produttivo, per fare diverse operazioni. Dal banale pick and place a operazioni più complicate con la presenza dell’uomo accanto. Il bello del braccio robotico collaborativo è che non ha bisogno di gabbie. Può collaborare insieme all’uomo nello stesso ambiente di lavoro, senza necessità di protezioni aggiuntive perché già completamente integrate.
C’è un dato inoltre importante da sottolineare. L’Italia è un paese con un gran bisogno di system integrator, che sono quelle professioni che permettono di prendere dei bracci robotici e asservirli a determinati compiti all’interno di un tessuto produttivo. Il problema è che si fa fatica a trovare personale formato per questo tipo di professione. La scuola purtroppo al momento non ha percorsi formativi che permettono di dare una persona competente ad aziende di questo tipo. Quindi è molto interessante iniziare a lavorare con i bracci collaborativi all’interno delle scuole sia legandolo alla meccanica o all’elettronica che al mondo della sensoristica e robotica.
– Qual’è la tecnologia più importante per voi, a chi si rivolge e quant’è adottata a scuola?
La tecnologia più interessante di cui ci occupiamo sono i bracci robotici collaborativi. Attualmente all’interno delle scuole sono poco diffusi. Questo perché il prezzo di un braccio robotico può naturalmente spaventare un istituto. Invece è una tecnologia molto interessante, versatile e riesce a servire a tutta una serie di compiti all’interno di aziende e tessuti produttivi. Noi stiamo cercando di portare una specie di noleggio di bracci robotici all’interno delle aziende in modo tale da permettere a una scuola di avere questa tecnologia a un prezzo molto basso e poter svolgere dei corsi ai ragazzi. Questi corsi spiegano come, unendo elettronica meccanica e altre nozioni importanti specie in un istituto tecnico, si può andare a dar vita a un braccio che grazie a sensori e altra apparecchiatura elettronica può svolgere tutta una serie di mansioni. Attraverso questi corsi si formano persone in grado di programmare robot, una figura molto richiesta al momento nel mercato del lavoro, il famoso system integrator di cui parlavamo prima.
– Qual’è il superpotere di questa tecnologia?
La versatilità sicuramente. Il fatto che con un po’ di fantasia e con stimoli o esigenze reali si riesce a far fare al robot qualsiasi tipo di operazione, dal semplice spostamento di oggetti alla creazione di interi mosaici. Una delle applicazioni che noi proponiamo per esempio permette al robot di utilizzare determinati elementi come ventose per raccogliere le tessere. Noi diamo al robot un’immagine come un quadro, e questo andrà automaticamente a prendere le tessere di un mosaico di colori differenti e andrà a posizionarle su una parete. Quindi creerà un mosaico, un’operazione estremamente complessa che occupa l’uomo per molto tempo, completamente in autonomia, partendo solamente da un’immagine. Per fare questo occorre che i ragazzi programmino il robot e che gli consentano di fare questa operazione.
– Infine visto che parliamo di robot e quarta rivoluzione industriale, ma c’è spazio ancora per l’uomo?
Assolutamente sì, quello che noi facciamo in tutti i corsi è valorizzare proprio la parte umana. Per esempio un corso di sartoria digitale che proponiamo è aiuta l’uomo a ottimizzare alcuni passaggi del suo percorso creativo per risparmiare tempo, essere più competitivo sul mercato. Ma il valore finale del bene che lui produce ha valore aggiunto solo se ci sono competenze analogiche dietro, sono quelle che danno valore al prodotto. L’industria 4.0 può solo velocizzare un processo per renderci più competitivi su un mercato che ha sempre più richiesta per la personalizzazione di massa. Per farlo c’è bisogno di una velocità possibile solo grazie a mezzi digitali e robotici dell’industria 4.0.