“Come funziona la maestra” Susanna Mattiangeli, Chiara Carrer, Il Castoro, 2013

Tutti in piedi: l’illusoria idea di obbligare al rispetto

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Sonia Coluccelli, insegnante e formatrice,  riflette sul contenuto della lettera scritta da Galli Della Loggia al neoministro all’Istruzione Bussetti. Punto due: tutti in piedi

Nella lettera scritta da Ernesto Galli Della Loggia all’indirizzo del neoministro all’Istruzione Bussetti e pubblicata sulle pagine del Corriere della Sera il 4 giugno,dopo la “predella” (pedana)  il secondo punto che viene preso in considerazione è questo: “reintroduzione dell’obbligo per ogni classe di ogni ordine e grado di alzarsi in piedi in segno di rispetto (e di buona educazione) all’ingresso nell’aula del docente“.

C’è una frase celebre di un grande educatore, Janus Korczak, che credo meriti di essere messa subito qui, a contrappunto dell’affermazione su cui proviamo a riflettere.

Dite:
è faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
perchè bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inchinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca.
E’ piuttosto il fatto di essere obbligati ad innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.

Per non ferirli.

Galli della Loggia usa nel suo articolo un linguaggio molto normativo. In questo passaggio parla di obbligo per ogni classe di ogni ordine e grado, un lessico autoritario, coerente con il contenuto che esprime in tutto il suo scritto, anche Korczak, medico, poeta ed educatore polacco (Varsavia, 22 luglio 1878 – Campo di sterminio di Treblinka, 6 agosto 1942) parla di obbligo. Ed entrambi di rispetto. Ma i due testi esprimono visioni della relazione educativa antitetiche. La cura, il rispetto, l’ascolto sono per Korczak prima di tutto dovuti ai bambini, affinché essi, facendone esperienza autentica, possano esserne a loro volta praticanti convinti.

Più che al principio delle predelle per identifcare l’autorità riconosciuta al docente, ci vogliamo riferire al principio dell’egual valore. A quello della reciprocità nel riconoscimento della specificità che adulti e bambini portano in sé. Una specificità che è sguardo di reciproco rispetto, perché non c’è nulla nella relazione che nasca in modo univoco. Quell’insegnante seduto dietro una cattedra messa su una pedana rialzata che esige l’alzata in piedi dei suoi studenti ha costruito il rispetto che questi atti sembrerebbero esprimere? Occorre inscenare questa scenografia e questi rituali per essere autorevoli, per essere figure di riferimento per coloro che stiamo accompagnando in percorsi di conoscenza e di crescita più complessiva?

principio dell’egual valore

Mi sembra davvero illusoria l’idea di obbligare al rispetto, peggio: mi sembra il colmo della diseducazione il fingere un rispetto che non esiste nel profondo della relazione. In questa costruzione di gesti manierati laddove ciò che va affrontata è la consapevolezza del ruolo educativo e delle pratiche che la veicolano. O forse nella confusione in cui come adulti ci muoviamo davanti a bambini e ragazzi quella pedana e quel “tutti in piedi” servono solo a noi?

educare alla responsabilità e non al potere

Questo ci lascia Korczak come eredità per un’educazione che si nutra di responsabilità e non di potere, per educare alla responsabilità e non al potere. E questo mi sembrerebbe già un bel cambiamento, signor Ministro. Un cambiamento di prospettiva, quello per cui a scuola si apprende finalmente a prendersi cura di chi è più piccolo o di chi ha meno strumenti, quello per cui chi ha più competenza o risorse si china per poter accompagnare chi ne ha meno, chi sta crescendo. Mi sembra questa la strada per arrivare ad avere in un futuro non troppo lontano genitori ed insegnanti che non abbiano bisogno di soldatini sull’attenti per sentirsi rispettati.

come funziona la maestra Susanna Mattiangeli, Chiara Carrer, Il Castoro, 2013
“Come funziona la maestra” Susanna Mattiangeli, Chiara Carrer, Il Castoro

 

Tutti gli articoli pubblicati di Sonia Coluccelli sui dieci punti della lettera di Galli della Loggia:
1 – a partir dalla pedana per parlar di democrazia
2 –
tutti in piedi l’illusoria idea di obbligare al rispetto
3 –
autogestioni: pretesti per non studiare o momenti formativi?
4 –
fuori le famiglie dalla scuola? L’equivoco del genitore cliente
5 –
riunioni e consigli, tra burocrazia e confronti necessari
6-
Il mito delle scuole giapponesi, tra pulizie e responsabilità
7-
Una scuola senza smarthone, falso vituosismo
8-
Letture di ordinanza o diritti del lettore (e del docente)?
9-
E se non parlassimo di gita, ma di viaggio?
10-
Il nome della scuola: semplice lustro o scelta consapevole?

Laureata in Filosofia, insegnante di scuola primaria a indirizzo montessoriano, formatrice presso Fondazione Montessori Italia, coordinatrice Rete scuole Montessori alto Piemonte. Si occupa di ricerca educativa e valorizzazione dei percorsi di didattica non tradizionale.

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