Un laboratorio proposto da Erica Angelini, archeologa: attraverso lo scavo stratigrafico realizzato in classe, possiamo andare indietro nel tempo cercando di ricostruire la storia con gli oggetti ritrovati
Circa vent’anni fa ho scoperto l’archeo – didattica, un insieme di metodi e strategie per coinvolgere i bambini e gli adulti nell’apprendimento della Storia, e da allora non ho più smesso di sperimentare e di progettare. Mi rendo conto che questo interesse nasce principalmente dalla scoperta del mio modo di apprendere e dalla passione per la storia e la manualità. Fin da bambina mi sono subito resa conto che ascoltare la maestra e leggere sul libro, non mi bastava per riuscire a capire e poi ripetere l’argomento delle lezioni, mentre quando in classe la maestra ci faceva fare un laboratorio più pratico io ero molto brava ed ero in grado anche di insegnare agli altri tutti i passaggi che naturalmente non dimenticavo più. Ho capito quindi che il mio modo ideale d’imparare ha una ricetta. Io imparo meglio:
- quando oltre al cervello devo usare le mani per costruire, disegnare, toccare…
- quando quello che faccio si ricollega a cose che vivo nella mia vita quotidiana
- quando vivo una bella esperienza con un gruppo di persone con cui mi trovo bene
- quando sento che le mie competenze servono al resto del gruppo
- quando ho una bella relazione con il mio insegnante che mi fa venire voglia di imparare
- e… perché no? Quando l’ambiente in cui mi trovo è bello e ben predisposto per l’attività
Nei miei Laboratori di Archeo Didattica provo a mettere tutte queste ed anche altre cose; naturalmente senza trascurare la spiegazione della maestra o del maestro, che introducono precedentemente l’argomento in classe. I percorsi di Archeo Didattica supportano quindi l’insegnante con attività e strategie per imparare facendo, collaborando, sperimentando, giocando…. E non la sostituiscono.
Facciamo un esempio pratico.
Una delle principali difficoltà che affrontano i bambini nei primi approcci con la storia è quello di capire il concetto di “passato”, non tanto del passato recente, come “quando ero piccolo” o “quando mio babbo era piccolo” ma di quello raccontato proprio nel libro di storia!
Io propongo un laboratorio che mostra fisicamente, attraverso lo scavo stratigrafico realizzato in classe, come la storia spesso sia conservata nella “Pancia della Terra” e scavando gli strati possiamo andare in dietro nel tempo cercando di ricostruire la storia attraverso gli oggetti ritrovati. Di conseguenza riflettiamo su come la storia letta sul libro, sia frutto di un “lavoro di gruppo” fra l’archeologo, che riconosce gli oggetti recuperati durante lo scavo, e lo Storico che, attraverso le informazioni fornite dall’archeologo e da altri studiosi del Passato, ricostruisce i pezzetti della Storia dell’uomo.
Nella prima parte del laboratorio provo a stimolare i ragazzi a recuperare le informazioni che loro hanno sulla figura dell’archeologo: lo stereotipo più diffuso e divertente è quello di un avventuriero che scopre tesori vivendo straordinarie avventure, proprio come Indiana Jones o la spericolata Lara Croft. L’archeologo in realtà è più simile ad un “topo di biblioteca” e deve conoscere le fonti di informazione e i loro linguaggi, saper riconoscere gli oggetti costruiti dall’uomo e datarli, e saper realizzare uno scavo archeologico. Il protagonista di questo laboratorio è proprio lo scavo archeologico che è sempre visto dai bambini come un’attività che suscita curiosità e meraviglia: lo scavo archeologico è come un pacco regalo: si pregustano i tesori che potrebbero trovarsi sepolti, poi li cerchiamo “spacchettando” i vari strati ed infine guardiamo i nostri tesori con occhi meravigliati di chi ha fatto tanta fatica per averli.
Ed ora proviamo a costruire il nostro scavo stratigrafico in classe.
Per realizzare uno scavo stratigrafico in classe di buon livello non occorre certo essere degli artigiani! bastano poche cose di facile reperibilità:
- • 2 ( o anche di più a seconda del numero dei bambini) vaschette di plastica trasparente non tanto alte, tipo quelle in cui si mettono le maglie per il cambio dell’armadio; è necessario che siano trasparenti perché dai bordi si riesca a vedere il susseguirsi degli strati di terra.
- • 2 o più scheletri di dinosauro in plastica da sistemare nel fondo della vaschetta; si trovano
- facilmente in rete o, a volte in cartoleria e possono essere di dinosauro o anche di altri animali.
- • Alcune miniature di oggetti in ceramica tipo gli oggetti che si mettono nel presepe per arricchirlo o quelli che si usano per realizzare ambienti in miniatura; io ad esempio ho delle miniature di vasi, di cestini, di tegole ecc..
- • Dell’erba sintetica , due rettangoli della misura delle vaschette.
- • Tre tipi di terre diverse; io normalmente uso come strato più in basso la sabbia, poi dell’argilla espansa ed infine del terriccio universale: queste tre terre hanno colori e textures molto differenti e sono facilmente distinguibili nella stratigrafia; non è difficile reperirle nei vivai o nei negozi che vendono materiali per l’edilizia o, ancora meglio, in Natura.
- • 4\5 cucchiai e 4\5 pennelli che simulano gli strumenti usati dall’archeologo, cioè la cazzuola per scavare e rimuovere la terra, e la scopina per ripulire con delicatezza.
- • Un foglio che divideremo in tre, il numero degli strati, su cui i bambini prenderanno appunti e disegneranno.
Le vaschette vanno preparate a casa in modo che i bambini non vedano gli oggetti che l’insegnante mette dentro: l’effetto sorpresa è fondamentale per la buona riuscita dell’attività. Sul fondo della vaschetta posizioniamo gli scheletri; questo strato, essendo il più profondo, rappresenta anche quello più antico, più indietro nel tempo. Ricopriamo gli scheletri con la sabbia di colore ocra. Il secondo strato sarà riempito invece con l’argilla espansa in mezzo alla quale inseriamo gli oggetti in miniatura che potrebbero rappresentare il periodo romano e i resti di una Domus. Nel terzo strato mettiamo il terriccio universale ma non inseriamo oggetti. Appoggiamo sopra a questo il rettangolo di Erba sintetica che rappresenterà lo strato antropico, cioè quello calpestato dall’uomo.
Dividiamo poi la classe in gruppi di 10, 12 bambini per ciascuno. Ogni gruppo sarà a sua volta suddiviso in “équipe” da circa 3, 4 bambini, che si alterneranno nello scavo degli strati. Mentre un’équipe scava le altre prendono appunti sul colore della terra, sulla sua consistenza e disegnano, se ne trovano, gli oggetti archeologici rinvenuti nello scavo.
Anche l’aula va divisa in due preparando due postazioni con i banchi in cui lavoreranno le due squadre. Lo scavo si realizza in piedi perciò è opportuno predisporre un banco su cui appoggiare la vaschetta che sia vicino al gruppo ma un po’ distaccato dagli altri banchi per poterci girare attorno. Prima di realizzare lo scavo vanno sicuramente fatte alcune premesse, la prima è quella che l’archeologo non è un “ruspa” e di conseguenza dopo aver individuato i diversi strati, osservandoli insieme nel bordo della vaschetta, ogni gruppo ne scaverà solo uno, lasciando gli altri alle squadre successive. Altra cosa importante è che gli oggetti ritrovati non vanno immediatamente sollevati dalla terra ma ripuliti tutt’attorno e poi fotografati insieme a tutti gli altri ritrovamenti nella vaschetta; solo a questo punto si prelevano e si portano ai disegnatori. Lo scavo è un lavoro di gruppo in cui non conta solo chi materialmente scava ma è importante anche il lavoro di chi , seduto al banco, scrive le informazioni sullo strato e disegna gli oggetti rinvenuti. Dopo queste premesse si comincia lo scavo invitando i bambini del primo gruppo ad avvicinarsi alle vaschette, consegnando a ciascuno pennello e cucchiaio, e con calma a cominciare a controllare la terra. Ogni volta che si intravede uno strato diverso dal proprio ci si ferma per lasciare spazio al gruppo successivo.
Una verifica finale è sempre consigliata sia per ricordare i momenti più emozionanti ma anche per dare spazio all’attività svolta al tavolo di raccolta dati e disegno. Buono scavo a tutti!