Marianna Balducci ci fornisce indicazioni per creare in classe uno scrapbook, individuale o collettivo, al rientro dalle vacanze
Non sono mai stata una persona ordinata. Cerco di disciplinarmi e magari ci riesco anche bene ma, quando muovo pensieri e mani senza incombenze lavorative di mezzo, mi accorgo di essere molto più vicina all’accumulatrice compulsiva che a Marie Kondo. Disegnare e soprattutto fare ricerca prima di impostare un progetto mi ha insegnato tante cose sull’ordine e sul disordine, sull’importanza di entrambi e sulla misura con cui gestirli di volta in volta. Quando incontro i bambini, per quanto le attività siano guidate da me, c’è spesso un momento di “disordine” in cui le idee possono circolare con fluidità, in cui non è ancora importante il peso che diamo alle cose (quello lo sceglieremo dopo, quando avremo un obiettivo da realizzare), in cui ci godiamo una divertita fase di “raccolta”. Le esplorazioni dei bambini sono fatte un po’ così, in fondo: non procedono necessariamente per prudenti e misurati passi, ma si slanciano da una parte all’altra, registrando informazioni a cui il peso specifico verrà attribuito e ridefinito consapevolmente magari in un secondo momento, anche molto lontano nel tempo. Intanto si fa archivio.
Complici le vacanze e quindi una finestra di tempo un po’ ampia libera dalla routine scolastica, potrebbe essere un buon momento per approfittare di tutto questo disordine e sfidare i piccoli esploratori a una grande raccolta. Obiettivo finale: confezionare uno scrapbook che somigli però un po’ anche a un carnet di viaggio, non importa se l’oggetto delle esplorazioni è il posto in cui stanno andando in vacanza o il proprio quartiere in quel particolare periodo dell’anno. D’accordo, un po’ vi sto imbrogliando: questo disordine avrà in realtà qualche input a cui rispondere, ma d’altra parte anche la stessa Marie Kondo continua a confondermi quando mi esorta a liberarmi di ciò che non è essenziale e, al contempo, mi consiglia di conservare le cose che mi rendono felice.
Partiamo da lui, lo scrapbook, per capire meglio cos’è e come potrebbe diventare fonte di gioco ma anche di lavoro. Lo scrapbook è tecnicamente un quaderno che raccoglie ritagli, segni, tracce funzionali a restituire una certa atmosfera, un mood estetico (infatti viene molto usato anche nelle primissime fasi di lavorazione delle collezioni di moda), o semplicemente, come sarà il nostro caso, a conservare la freschezza del ricordo di un’esperienza. Lo scrapbook non ha necessariamente un formato omogeneo, può essere pieno di cose stampate, fotocopiate, disegnate ma anche di piccoli reperti. Diciamo che è un album dei ricordi molto spettinato e con molta personalità. Ha un’origine antica e, in alcuni casi, anche una vera e propria deriva artistica molto affascinante.
Per comporre il proprio scrapbook esplorativo ciascuno dovrà impegnarsi a raccogliere e conservare, durante le sue vacanze, un insieme di elementi che parlino del posto in cui è stato. Il tutto verrà assemblato insieme, quando ci si ritroverà per raccontare cosa abbiamo fatto e visto, ma la fase di ricerca e accumulo dovrà essere libera di svolgersi con i tempi e le modalità che ciascuno riterrà più congeniali. Anche se la composizione dell’album avverrà una volta rientrati a scuola, è importante mostrarne alcuni esempi prima di mettersi in cerca. In rete se ne trovano moltissimi (vi consiglio un account instagram che ne ha archiviati alcuni davvero preziosi: PaperScrapbooks History). Mostrare tanti esempi darà una prima idea del possibile risultato finale, sarà un incoraggiamento e un suggerimento per far sì che il piccolo archivio di ciascuno non si fermi solo a cartoline e fotografie, ma includa scontrini di merende, sassolini e conchiglie, biglietti dell’autobus, bustine di zucchero, foglie e fiori secchi,…
Un piccolo aiuto potrebbe essere dare a tutti un quadernino e una scatola o un sacchetto con l’invito a riempirli di appunti, disegni, oggetti e riportarli a scuola per condividerli e comporli insieme. Vi lascio sbirciare tra i miei, raccolti e stilati durante un breve soggiorno in montagna. È importante che passi l’idea che non ci sono errori e non ci sono limiti. Le cose ci parlano, tutte intorno, l’unica bestiaccia da rifuggire è la pigrizia in favore della curiosità (e, se ci troviamo in un posto nuovo, è facile che quest’ultima vinca). Più oggetti e appunti raccoglieremo, più cose avremo da mostrare ai compagni per dar loro l’impressione di aver viaggiato un po’ con noi. E una volta rientrati? L’esito può essere la composizione di uno scrapbook personale o collettivo (creando vari collage su un formato condiviso, da rilegare o inanellare in un grande raccoglitore). Bisognerà scrivere il nome dei posti visitati e un bell’elenco di parole da distribuire accanto ai reperti conservati.
Il disegno ci viene in aiuto, per trasformare quanto raccolto in una galleria di storie che magari potremmo trascrivere o inventare tutti insieme nel corso dell’anno, utilizzando le nostre esplorazioni come spunto per comporre poesie, confezionare altre attività, condurre più approfondite ricerche. Ci sarà spazio per il disegno più didascalico con cui descrivere un paesaggio, ma anche per qualche sfida a trasformare gli oggetti raccolti in oggetti parlanti e renderli portavoce di una sensazione provata durante il soggiorno o maturata in seguito dopo averne parlato tutti insieme.