Sabina Minuto porta Dante e la Divina Commedia nella sua terza meccanici all’Ipsia di Savona. Ecco come sta procedendo…
In terza meccanici e nella mia nuova terza di manutentori elettrici ( con più circospezione essendo poco conosciuta) ho iniziato il mio percorso su Dante. Le prime domande che mi sono posta prima di partire sono state: perché penso che i miei studenti debbano leggere Dante? Cosa voglio ottenere? Da dove partiamo? Credo che Dante sia una lettura per tutti e di tutti (come direbbe Munari). É per tutti perché a nessuno può essere negato almeno l’avvicinarsi al poema, alla sua potenza espressiva. Dante ci parla ancora oggi come nel XIV secolo parlava ai suoi concittadini, contemporanei, amici e anche nemici. É anche DI tutti Dante. Ossia un’opera che costruisce valori comuni, contiene moltissime parole della lingua italiana di oggi, é stata già dall’inizio un best seller, un’opera letta, commentata, studiata, diffusa. Dante quindi deve arrivare anche da noi, nel mio istituto professionale.
E come ci deve arrivare? Come fa dire Salinger al suo Giovane Holden: Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri che quando li hai finiti di leggere e tutto quel che segue vorresti che l’autore fosse tuo amico per la pelle e poterlo chiamare al telefono tutte le volte che ti gira.. Per me la letteratura (tramite il WRW) è questo: leggere come esperienza di vita, come diceva Rodari. Se no non è. Questo non vuol dire non costruire contesto, ma scoprirlo se mai insieme agli studenti con un percorso inchiesta. In più ho deciso anche un percorso a tema: tratteremo quest’anno tutta la letteratura per indagare il valore e i significati del termine “frontiera“. Dante avrà molto da dirci su questo. Ne sono sicura. Quindi siamo partiti.
L’inchiesta è iniziata con la raccolta degli indizi: tutto quello che so su Dante. Ho usato un brainstorming alla lavagna e la tabella KWL (cosa conosco, cosa vorrei sapere, cosa ho imparato) completata in divenire. Gli studenti sanno molte cose di Dante. Alcune precise, altre confuse.Ho lottato sulla datazione costruendo poi con loro una linea del tempo dove abbiamo calcolato quanti anni ci separano da lui e collocato i tre grandi del ‘300. Ho usato una minilesson inchiesta: nel tempo frontale ho impostato la traccia delle domande a cui trovare risposta. Poi nel tempo individuale ho lavorato a coppie con il cellulare per cercare risposte. Li ho lasciati abbastanza liberi di andare per tentativi. Sono stati bravi. Nella condivisione finale hanno esposto le loro evidenze.
Quindi abbiamo interrogato alcuni testimoni: ho fornito loro testimonianze di Boccaccio (testimone oculare) e di Roberto Benigni. Abbiamo anche interrogato un ritratto di Dante e osservato la sua tomba a Ravenna. Qui ci é stato utile lo schema a Y: trovare connessioni, impressioni, domande è fondamentale. Tutto è stato registrato sul quaderno taccuino. A questo punto ho introdotto una nuova e diversa forma di testimonianza: il video. Come in tutte le inchieste avevamo un filmato. Certo non dell’epoca. Fra i tanti ho scelto quelli della Divina Commedia in HD che trovo completi e facili, disponibili su YouTube. Hanno anche bellissime illustrazioni dell’epoca o posteriori . L’idea infatti é di lavorare molto sulle fonti iconografiche perché per i miei studenti vedere è imparare.
Ricostruito un contesto di domande e risposte ci siamo soffermati molto sull’esilio e sui problemi di Dante politico. Ai ragazzi interessava capire perché non fosse mai tornato a Firenze. É arrivato poi il momento di addentrarci nel testo: tutto il canto primo è stato letto da me ad alta voce. Non credevo, ma erano interessati. Si è aperto ai loro occhi e ai loro orecchi (vedere con le orecchie come dice Friot) un mondo intero: l’abisso dell’Inferno. La lettura é sempre stata mediata da me con grande negoziazione dei significati. Ci siamo soffermati sulle fiere, la selva, il colle: la spiegazione dell’allegoria è nata naturalmente. Ci sono arrivati da soli.
Ognuno poi ha deciso quale peccato rappresenta invece per lui la fiera in oggetto
Abbiamo steso un quickwrite partendo dalla presentazione di Virgilio: presentiamoci come Dante presenta il suo maestro: senza nominarlo.
Il tema del percorso sulla frontiera si sta delineando in pratica da solo: Virgilio è morto? Sì. Dove lo colloca Dante? Nell’inferno. Ma lo chiama maestro e autore, lo stima, lo considera un modello. Perché allora? Dove passa la sua linea di frontiera fra il giusto e l’ingiusto? È venuta automatica la connessione con il racconto di FabioGeda “La cosa giusta” (contenuto in “La fuga” ed. Il Castoro) letto infatti come preparazione e avvicinamento.
Adesso stiamo preparando lo speach: in un tempo di tre o cinque minuti ognuno di loro mi deve presentare quello che sa e vuole dirmi di Dante. Scopo: convincermi che sa molte cose, tutto se possibile ciò che abbiamo fatto. Appronteremo insieme una griglia di valutazione. Proprio oggi abbiamo steso una tabella fatta da loro con i punti salienti da toccare. Io ho solo chiesto di evitare inizi banali e libreschi. Mi devono interessare all’argomento non annoiare. Il resto sarà affar loro. Ho fatto per prima io il mio (modeling) e ne farò un altro diverso. Loro nel tempo di lavoro indipendente si eserciteranno a coppie
È un lavoro duro per i miei studenti a cui spesso difetta non lo studio, ma lo strumento per esprimersi. Lo troveranno piano piano. Intanto oggi, come laboratorio di scrittura, ognuno ha scelto quale secondo lui è il peccato più grave e illustrato perché. Cinque minuti di scrittura veloce ma molto intensa. La falsità impera. Nessuno sopporta il non essere sincero di qualcuno. Il tradimento anche, specie degli amici. Ecco qui. Il nostro Dante è planato in 3 B meccanici ed elettrici. Ancora parecchia strada c’è da fare. Ma abbiamo iniziato l’inchiesta e non la lasceremo a metà.