Cara Casa, ti scrivo…

in Attività di classe by

Scopriamo insieme un nuovo gioco-illustrato tutto dedicato alla propria…casa!

Ho sempre abitato quasi nello stesso posto, mi ci sono ritagliata i miei spazi, l’ho trasformato in quello che è diventato anche il mio spazio di lavoro. Non sono mai stata e non mi sono mai sentita sola a casa mia e, anche se tra poco dovrò affrontare il mio primo vero trasloco, sono certa che sarà lo stesso finché riesco a tenere con me quello che mi sta davvero a cuore.

Se dovessi scrivere una lettera alla mia nuova casa, direbbe così:

Cara casa,

ci sono alcune cose che devi sapere di me: sono tutta un groviglio e non è sempre semplice contenermi, ho bisogno di sentire il mare vicino come fosse un parente, dovrai accogliere molte idee (non tutte buone) che probabilmente faranno un po’ di confusione e a volte forse mi sentirai cantare (chissà se ti piacerà).

Ecco l’attività

Il gioco foto-illustrato che vi propongo questa volta parte da una lettera da scrivere alla propria casa.

Gli elementi che useremo saranno proprio quelli della tradizionale corrispondenza: un foglio per la lettera e una busta per… lo vediamo tra poco.

Possiamo approcciarci a questa attività a più livelli:

Se abbiamo a che fare con ragazzi più grandi o con un gruppo di adulti, può diventare un esercizio di esplorazione molto intimo, ma possiamo lavorare sulle emozioni anche con i più piccoli o semplificare ulteriormente lasciandoci puramente ispirare dal foto-illustrato e costruire un’intera città.

La busta, infatti, sarà al centro della composizione e diventerà simbolicamente la casa a cui parliamo. Che somigli per davvero alla nostra non ha importanza, ma possiamo condirla con quello che le stiamo raccontando, riempirla di elementi disegnati, fotocopiati, di bigliettini e finestre, di personaggi e accessori.

Fornire in partenza al gruppo diverse tipologie di coppie busta-foglio può essere interessante per stabilire subito un’istintiva connessione con i materiali, diversi come diverse saranno le cose che tireremo fuori. Ma anche partire da uno stesso modulo standard può dare esiti sorprendenti proprio perché, da una base comune, la personalizzazione poi risalterà ancora di più.

Un consiglio:

Se al centro della vostra attività volete tenere il contenuto (e quindi far arrivare di conseguenza la sua rappresentazione), partite proprio dalle parole con cui vi rivolgete alla casa. “Cara casa,..” può contenere varie tracce (o solo una di queste):

  • Cara casa, cosa sei per me: bella/brutta, rifugio, abitudine, noia, la mia camera, il posto in cui vivo con…
  • Cara casa, ti racconto un segreto: una cosa di me che mi sento al sicuro se è protetta da te.
  • Cara casa, vorrei che fossi…: più grande, con le ali, con una torre per un drago, gialla al mattino e blu di notte,…
  • Cara casa, io ti conosco e tu? Io sono fatto così, mi piace… non mi piace…

“Casa” in fondo è il posto che abitiamo non solo fisicamente:

“Casa” è quel concetto che ci contiene, ci accetta e ci offre rifugio. È qui che allora la busta si apre e si prepara a contenere quel che abbiamo scritto e confessato, ciò su cui abbiamo riflettuto o immaginato.

Sollevando la patta, abbiamo il tetto; dalla parte contenitiva sbucano le cose e i personaggi che ci abitano sotto. Lavorate a collage (analogico o digitale) o direttamente sulla busta, con elementi disegnati o piccoli oggetti, costruite fisicamente la composizione che diventerà il vostro omaggio poetico a ciò che per voi è “casa”.

Potete anche fotografare voi stessi e posizionarvi dentro al collage. Potete estrapolare alcune parole della lettera e nasconderle dentro alla casa-busta. 

Al termine, avrete tante case che potrebbero formare un lungo skyline, una accanto all’altra e avrete tante lettere, anche loro possono rientrare nella composizione finale, esposte sotto alla casa corrispondente o rilegate come guida per questa nuova città tutta da esplorare. 

Non perdete l’occasione di conservare anche ogni singolo modulo con un unico scatto che combina casa e lettera (come vedete qui sotto) e, per decidere quali di questi stimoli fanno più al caso vostro e della vostra classe, fate prima questo esercizio da soli (e magari fateci sapere come è andata!).

Illustratrice riminese, è laureata in moda e lavora a progetti pubblicitari e per l’editoria per bambini e ragazzi. Il disegno è il suo mestiere, il suo strumento preferito per comunicare e per esplorare il mondo. Le piace sperimentare combinazioni tra strumenti tradizionali e digitali e, in particolare, tra disegno e fotografia. Nel 2018 proprio con il suo primo libro foto-illustrato “Il viaggio di Piedino” (scritto da Elisa Mazzoli, edizioni Bacchilega Junior) vince il premio Nati per leggere. Al disegno affianca l’attività di docente in un seminario di comunicazione visuale per la facoltà di moda di Rimini (Alma Mater Studiorum, Bologna). Scrive di libri e attività educative legate al disegno per i magazine Ad Un Tratto e Occhiovolante. www.mariannabalducci.it www.facebook.com/mariannabalducciillustrator/ www.instagram.com/mariannabalducci_chidisegna

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