L’importanza di attuare strategie e metodi inclusivi a scuola: ecco alcuni consigli pratici
In ambito scolastico, l’inclusione è da intendersi come un processo di inserimento stabile e funzionale rivolto a tutti gli allievi indistintamente che coinvolge sia la dimensione educativa che quella sociale. La scuola, infatti, è una comunità educante e la classe un microcosmo attivo e in continuo divenire, un luogo di crescita, di confronto e interrelazione con pari e adulti.
Affinché l’agito educativo sia efficace per ciascuno, prima ancora dell’intervento sul singolo allievo, è necessario interviene sul contesto fisico, organizzativo e relazionale in termini di barriere e facilitatori.
Nel presente articolo, ci concentreremo sulla parte del contesto organizzativo che riguarda la modalità didattica, tralasciando l’organizzazione spazio-temporale e le risorse, considerando che, per creare inclusione, è prioritario costruire un clima inclusivo, prosociale e di cooperazione dove ognuno sia messo nelle condizioni di imparare ad imparare, investendo sulle potenzialità individuali e collettive, con l’obiettivo di valorizzare le differenze per saperle trasformare in risorse a beneficio di tutti.
La chiave attraverso cui declinare un percorso didattico inclusivo efficace:
Attivare precise strategie e metodi inclusivi che devono partire dall’analisi degli stili di insegnamento che, inevitabilmente, portano ricadute non solo sul clima della classe, ma anche sull’apprendimento.
La didattica inclusiva deve creare spazi di apprendimento dove tutti gli allievi possono inserirsi attivamente e sperimentare il successo formativo.
Un insegnante deve saper dialogare con gli allievi in termini di reciproco rispetto, praticando l’ascolto attivo e assicurando una partecipazione attiva considerando i diversi stili di apprendimento che devono tendere a una conoscenza comune in cui il processo di apprendimento diventa un tutt’uno con quello della socializzazione.
Una scuola inclusiva che mette in campo una didattica attiva dovrebbe prevedere:
- il co-teaching che permette ai docenti di essere più vicini agli allievi e dissolvere le barriere dell’aula
- l’adattamento e la diversificazione dei materiali di apprendimento per il rispetto degli stili cognitivi
- l’attività di scoperta che stimola la crescita cognitiva ed emotiva
- la didattica metacognitiva per permettere agli allievi di acquisire consapevolezza dei loro stessi processi cognitivi
- la didattica laboratoriale che promuove la motivazione
- il modeling (videomodeling) come dimostrazione dei comportamenti da imitare
- il tutoring che permette di sviluppare empatia e capacità di mediazione sociale
- l’apprendimento cooperativo che dà modo a ognuno di esprimersi liberamente per trovare un filo conduttore di un lavoro condiviso (di questo tema ne avevamo parlato anche qui)
- il role – playing, un’animazione pedagogica che è imitazione ludica di un reale possibile, e che deve essere ben strutturata nella sua organizzazione a partire dalla scansione temporale
- il circle time che, se ben strutturato con l’adozione di regole ben precise, si rivela uno strumento idoneo per creare un clima favorevole nella classe/sezione, favorisce la collaborazione e l’assunzione di responsabilità
- il problem solving, per cui il docente sollecita l’individuazione del problema e la ricerca delle ipotesi di soluzione, utile anche nei casi di conflitti
- il debate che può essere considerata una strategia di autoformazione per pensare criticamente
- l’uso partecipato e inclusivo delle tecnologie
- l’utilizzo di una valutazione formativa autentica che esamina il processo di apprendimento e non i risultati.
Sicuramente, per una gestione efficace della classe, che è considerata la sfida del XXI secolo, è indispensabile che ci sia dialogo e confronto tra professionalità diverse con lo scopo di mettere a punto strumenti, materiali, procedure in modo sinergico per mantenere coerenza educativa e portare avanti azioni in modo condiviso per la fattiva formazione degli allievi in funzione del loro progetto di vita.
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