Come creare un museo della scienza a scuola, aperto a visitatori esterni, partendo da un albo illustrato: l’esperienza raccontata dalla voce dell’insegnante, Claudia Ferraroli
Un paio di anni fa, in giro per le scuole con i laboratori ispirati ad alcuni giochi educativi da me progettati, finisco nella piccola scuola di montagna che mi ha visto felice alunna. L’emozione è stata tanta, anche nel constatare che nulla era cambiato nel frattempo: pochi bambini curiosi, verde intorno e un forte turn over di insegnanti, scoraggiati dalla ubicazione disagiata della scuola. Decido così di dare una mano e per il nuovo anno scolastico vengo reclutata dalla preside attraverso una messa a disposizione. Inizia così la mia avventura nel mondo della scuola, con l’esperienza di una cinquantenne e l’entusiasmo di una neolaureata.
Tra le materie che insegno c’è scienze. Mi trovo per lo più a che fare con pluriclassi di pochi bambini e l’impostazione diventa laboratoriale. Si lavora per competenze, questa parola così nota e contemporaneamente poco conosciuta nel mondo della scuola. Si tratta di sollecitare attitudini e potenzialità ed utilizzare le singole discipline come strumento formativo, non come obiettivo. Per stimolare curiosità e meraviglia nei bambini e fare emergere il loro pensiero critico, gli studenti sono invitati a conoscere direttamente attraverso il contatto con l’elemento naturale, in questo caso piante e animali, a individuare dati, formulare ipotesi, applicare strategie. Per cui ogni argomento viene affrontato in classe attraverso domande e resoconti di esperienze personali.
Gli aspetti positivi vengono valorizzati ed integrati con conoscenze che gli allievi non sono ancora in grado di possedere. Le rielaborazioni di quanto emerso diventano giochi su singoli argomenti, canzoni, libri in formato gigante scritti dai bambini, piccole drammatizzazioni. In particolare per il programma di scienze che va dalla prima alla quarta classe, ho proposto ai bambini di creare per la fine dell’anno scolastico un museo della scienza, aperto a visitatori esterni. Un museo dinamico, esperienziale ed attivo. Per dare maggiore risalto alla proposta ho letto in classe l’albo illustrato: “ Kubbe fa un museo” Electa kids editore . Narra la storia del tronchetto Kubbe, collezionista meticoloso, che ha raccolto, classificato, etichettato e fotografato troppe cose, fino a quando non ha più spazio in casa. Che fare? Kubbe ha la straordinaria idea di aprire un museo. L’entusiasmo di Kubbe è stato contagioso anche per i bambini della piccola scuola di montagna. Il materiale naturale non manca; basta uscire dalla porta o guardare dalla finestra e le idee su come proporre il progetto tante, integrate dalla sottoscritta che ha giusto il vantaggio di avere una visione d’insieme del programma e che comincia a prendere nota di tutto quello che emerge direttamente dai bambini.
Gli argomenti che vengono trattati, sempre partendo da domande, riflessioni, spunti personali trasformati in prodotti creativi ed artistici, sono di volta in volta rielaborati nell’ottica del museo. La fine dell’anno arriva e per i primi di giugno organizziamo la mattinata al museo, invitando le famiglie a farci visita. Usiamo un’aula e disponiamo i banchi a ferro di cavallo, creando una sorta di percorso e dando la possibilità ai bambini di posizionarsi dietro i banchi per interagire con i genitori. Gli alunni si dividono in piccoli gruppi, ognuno del quale si occupa di un singolo settore del museo.
All’inizio del percorso troviamo i bambini di prima che hanno lavorato ed approfondito i cinque sensi,fondamentali per fare esperienza del mondo che ci circonda. Abbiamo creato delle scatole sensoriali, che raccolgono oggetti, cibi, profumi e tutto quello che può stimolare i sensi dei visitatori. Gli alunni di seconda e terza si dedicano alla piramide della alimentazione, che è diventata un gioco ( una piramide costruita con del cartoncino pesante, divisa per colori e i singoli cibi, dotati di velcro, devono essere posizionati dai genitori nello spazio corretto). Sono gli alunni che gestiscono il gioco e ne controllano la correttezza esecutiva. Gli stessi si occupano anche degli animali. Durante l’anno hanno creato un grande libro illustrato con tutte le informazioni principali: alimentazione, riproduzione, movimento etc. e ora lo mostrano ai genitori e spiegano quanto hanno imparato.
Un altro gruppo di bambini invece propone il gioco di creare un animale fantastico attraverso delle carte colorate. Si pescano due carte animali che saranno la base dell’animale inventato ( es. leone e formica), poi altre che definiranno come si alimenta, riproduce, muove etc. il nuovo essere. Ai genitori non resta che completare una scheda ed inventare il nome! Infine i bambini di quarta si occupano di piante: impollinazione, fotosintesi clorofilliana, caratteristiche delle piante sono presentate con un gioco attacca-stacca, un puzzle, una breve drammatizzazione accompagnata da illustrazioni e con una canzone che è una vera propria ode alla natura.
Non manca poi l’angolo dedicato agli esperimenti. Una serie di foglie, cortecce e nidi fanno da cornice all’allestimento. In quella magica mattinata, l’insegnante non fa altro che girare tra gli spazi, controllando che tutto proceda senza intoppi e verificando in maniera diretta quanto i bambini hanno appreso e di come le abilità e le competenze di ciascuno siano anche al servizio di un momento di condivisione importante con le famiglie e il territorio.
Credits immagine: particolare da “Kubbe fa un museo” di Johnsen Kanstad, Electa Kids, 2013