Serena Neri ci fornisce qualche indicazione per creare competenze (e fiducia) attraverso la lettura di un libro o di un racconto in classe
Fra i criteri di mediazione del metodo Feuerstein ne troviamo uno legato alla lettura: è la “mediazione del sentimento di condivisione”. Quando leggo con qualcuno condivido con lui un obiettivo, voglio andare assieme all’altro verso quell’obiettivo, senza trascinarlo cerco di camminare al suo fianco, è l’altro il protagonista. Per rendere la lettura qualcosa di diverso e più pregnante di un’attività strumentale devo necessariamente partire dall’altro, che con me condivide quel preciso momento. Come posso riuscirci? Posso farlo grazie alla mia posizione fisica, al mio interesse, al mio sguardo, ma anche con il mio atteggiamento e le mie domande:
Cosa ti ricorda questa storia?
Hai mai vissuto o pensato una cosa simile?
Cosa ti viene in mente guardando queste immagini?
Che parola useresti per descrivere questo personaggio o questa situazione?
Cosa faresti tu al suo posto?
Che parola o immagine porti a casa dopo questa lettura?
Sembrano domande banali ma non è forse vero che la maggior parte delle volte (purtroppo) partiamo dal presupposto che la lettura serva per “capire come leggono bene e in fretta, sapere fare il riassunto di un libro, essere interrogati sui particolari più nascosti di una storia”? Questo approccio è molto lontano dalla mediazione e non provoca di certo sentimenti attivanti (oppositivi, spesso, sì!).
Un altro criterio di mediazione è il “sentimento di competenza”: i nostri bambini, ragazzi, ma anche gli adulti ( sì sì, leggo moltissimo anche con gli adulti!) hanno bisogno di sentirsi competenti, non di essere schiacciati dal fatto che altri sanno fare di più e meglio di noi! Se leggo per sottolineare il mio sapere come posso essere mediatore? La mia lettura passa per l’altro e per le sue competenze, il mio compito deve essere quello di scegliere libri che cerchino di aumentare il potenziale dell’altro, che lo spronino a migliorare. Questo dovrebbee essere sempre il nostro obiettivo di educatori e mediatori.
E quindi che parola tieni per te durante la tua prossima lettura?
Crediti immagine: illustrazione di Quentin Blake per “Matilde” di Roald Dahl, edizioni Salani
Altri articoli sul Metodo Feuerstein:
1- Il Metodo Feuerstein e l’insegnamento: essere mediatore
2. Obiettivi media-Ti: io come mediatore degli obiettivi didattici che mi pongo, quanto riesco a valutarmi anche in corso d’opera, come posso essere mediatore di un obiettivo da raggiungere?
3. Mediare: tutti devono centrare l’obiettivo: come mediare l’intera classe senza perdere nessuno.
4. Lettura mediata: come essere mediatori di storie ed emozioni durante la lettura di un libro o di un racconto in classe
5. Strategie di apprendimento: come mediare l’apprendimento di una strategia ( ad esempio risolvere un problema…)
6. Mediare un immagine: come condurre ( e non trasportare!) i bambini e i ragazzi all’interno delle immagini di un albo, un dipinto o un immagine su un libro di storia
7. Mediare i comportamenti: guidare i bambini e ragazzi al riconoscimento dei loro comportamenti
8. Fare un passo indietro… mediare i pre-requisiti: cosa devo dare per scontato e come faccio a capire ciò che davvero il mio alunno conosce già
9. Mediare obiettivi trasversali: capire cosa è davvero importante per quella classe e come mediare la lezione.
10. Mediatori con la disabilità: mediare nei casi di handicap o disagio