Stoner è un libro che ti sorprende, una storia di avvincente normalità che ti trascina fino all’ultima pagina
Stoner fu pubblicato per la prima volta nel lontano 1965. Non ebbe però successo, vendette solo duemila copie. Nel 2003 è stato riscoperto dalla casa editrice Vintage Classics, riletto e apprezzato diventando un bestseller soprattutto grazie al passaparola. In Italia è stato riproposto da Fazi nel 2012 incontrando i pareri positivi di pubblico, scrittori, e critica. La trama? Questa:
“William Stoner si iscrisse all’Università del Missouri nel 1910, all’età di diciannove anni. Otto anni dopo, al culmine della prima guerra mondiale, gli fu conferito il dottorato in Filosofia e ottenne un incarico presso la stessa università, dove restò a insegnare fino alla sua morte nel 1956. Non superò mai il grado di ricercatore, e pochi studenti, dopo aver frequentato i suoi corsi, serbarono di lui un ricordo nitido”
Come è possibile, vi chiederete, che una storia così normale, così priva di montagne russe tra dramma e azione, a cui ci abituano il cinema e le serie tv, possa coinvolgerci fino a dimenticare che ore sono e trovarci alle 4 del mattino a continuare a leggere ancora un altro capitolo.
“Appena lo inizi a leggere senti di essere in ottime mani”, ci dice Ian McEwan, “ha una prosa molto lineare. La trama, se ci si limita a elencare i suoi elementi, può suonare molto noiosa e un po’ troppo triste. Ma di fatto è una vita minima da cui John Williams ha tratto un romanzo davvero molto bello.”
Il segreto di Stoner è ben nascosto, nemmeno gli scrittori riescono a decifrarlo e lo rileggono nel tentativo di carpirne i segreti di una prosa così ben riuscita che è difficile da dimenticare. Perché chi finisce il libro torna a riflettere sulla storia, la paragona alla sua, si immedesima a un livello possibile solo per i grandi romanzi.
La trama è quasi inespressiva, ma è bilanciata magistralmente dalla costruzione delle scene, dell’inquadrature, degli effetti della scrittura che trasmettono un senso di scivolamento verso l’inevitabilità. Stoner ci parla dell’uomo medio, ma racconta anche una storia priva di quegli elementi tipici della favola come intrecci complessi, colpi di scena e riempita di quella “quasi-felicità” di una vita come tante altre.
John Williams riesce a ipnotizzarci, mostrandoci con una certa tenerezza la vita modesta di un uomo e le sue piccole battaglie. E Stoner, nonostante non sarà mai ricordato dai suoi studenti verrà sicuramente ricordato da tutti i suoi lettori.