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Laboratorio di letteratura: la lettera saggio.

in Attività di classe by

La lettera saggio è uno strumento in grado di coinvolgere realmente chi scrive e chi legge: scopriamone di più, insieme ad un interessante – e appassionante – esempio concreto.

Prima di avventurarci a parlare della lettera saggio, riprendiamo le fila dagli ultimi due articoli trattati (qui il primo e qui il secondo), in cui abbiamo provato a mettere a punto alcuni strumenti di lavoro utili al laboratorio di letteratura così come l’ho sperimentato in questi anni.

Nancie Atwell, una delle più famose maestre americane del WRW, ma anche Penny Kittle, parlano diffusamente della lettera saggio, che io considero come uno dei compiti più autentici che può produrre un laboratorio di letteratura.

Le idee oneste

Chiamo compiti autentici quelli che autenticamente coinvolgono gli studenti a mettere per iscritto idee “oneste”, come chiama Frank Serafini le sue tre domande per aprire il Reading Workshop. Perché oneste? Perché presuppongono un coinvolgimento reale, un interesse reale di chi scrive e di chi legge sull’argomento trattato.

Non è infatti un modo per fare un compito da sottoporre a valutazione, ma semmai di ottenere, per iscritto, la stesura di una lettera vera e propria che riguardi un “problema letterario”: un testo, un autore, una prospettiva di studio che ci pare interessante, un percorso. È dunque un modo di far fare un piccolo salto di qualità ai nostri studenti, ponendoli di fronte ad un impegno difficile ma sincero.

La forma epistolare

Fino ad ora ho proposto lettere saggio su argomenti di  taglio ( chiamo così quelli che “tagliano” appunto per traverso un autore o più autori, ad esempio “ lo spazio” in Foscolo e in Ariosto) o su percorsi all’interno delle opere di un autore stesso, lettere dunque più libere e meno complesse.

Ai ragazzi piace molto rivolgersi a me in una  forma che essendo epistolare perde molto della sua qualità di verifica, ma instaura una sorta di intimità fra autore e lettore.

Vietato improvvisare!

Le lettere saggio sono indirizzate a me, ma partono tutte da un modeling molto studiato e strutturato, preparato a monte.

Essendo un lavoro complesso ( come lo speech) non si improvvisa una lettera, ma occorre lavorare con assiduità alla sua preparazione, soprattutto con testi mentore scritto da noi , semplici ma efficaci, mettendo in gioco le qualità di lettori competenti che hanno affinato negli anni precedenti.

Per prima cosa devo chiedermi a cosa debbano servire le mie lettere e come le posso  impostare. Sono un lavoro difficile ma non impossibile.

Io le scrivo a loro, inizio di solito con un “cari studenti”; le completo e le proietto alla LIM. In questo modo le possiamo osservare da vicino, possiamo guardare le parti di cui sono composte e discuterle insieme. Spesso coloro con evidenziatori diversi le varie parti e faccio loro annotare alcune impressioni sul quaderno. Altre volte dopo aver letto ad alta voce il mio testo mentore lo consegno loro di carta con la mia firma e lascio che ognuno ci lavori sopra da solo trovando le parti che gli interessano di più.

Poi tocca a loro. I ragazzi scrivono a me la loro lettera saggio sullo stesso argomento ovviamente dal loro punto di vista. 

La personalizzazione della motivazione

È incredibile vedere come questo incida moltissimo sul loro interesse e sul loro apprendimento; credo che la chiave sia la personalizzazione della motivazione. Voglio dire, se la tua insegnante ti scrive per discutere con te di un percorso letterario comune, è molto probabile che il tuo interesse nel  formulare una risposta intensa, non generica, soggettiva, motivata, sia maggiore. Ho sempre avuto di solito delle grandi soddisfazioni, delle lettere vere piene di  riflessioni e di punti di vista interessanti.

Letteratura come risorsa

Marielle Macé in « Façon del lire, maniere d’être »(Paris, Gallimard, 2011) scrive:

Gli scrittori che cito, li scelgo perché sono appunto più forti di me, perché spostano il mio pensiero, perché dicono cose che avrei voluto poter dire io, ma loro lo dicono meglio e ne dicono di più. La letteratura è una risorsa anche in questo senso: mentre leggo, il testo è il mio alleato, ma è il mio alleato in tutta la sua difficoltà, in tutta la sua alterità, e questo fa sì che io debba fare uno sforzo nei suoi confronti.

È proprio per questo che nella lettera saggio si condensa la vera competenza dello studente che legge letteratura. I ragazzi riescono a percepire anche qualcosa di altro e difficile come parte della loro esperienza, tanto da volerne discutere con me. Non è quella  difficoltà che li spaventa, quanto invece il mettersi alla prova o il ragionare per iscritto, che li stimola. Riescono a poco a poco a non avere più paura di dire ciò che pensano anche attraverso la letteratura, non solo sulla letteratura.

Un esempio

Riporto qui sotto una lettera saggio di un ex studente che conservo perché piena di idee e di passione:

Cara prof Minuto,

prima di iniziare la mia lettera vorrei approfittare della intimità che si crea tra lo scrittore e il lettore per ringraziarla. Vorrei ringraziarla perché anche se non ho scelto la scuola che sto facendo, lei mi sta insegnando la scuola che avrei voluto scegliere e le sono molto grato per questo, come sicuramente lo saranno tutti i miei compagni.

Mentre scrivo questa lettera penso a quando ci ha letto “Cavalleria Rusticana” di Giovanni Verga, mi ricordo che la mia testa pensava continuamente al tradimento della moglie di Turiddu. Immagino che sia stata una scelta difficile quella di tradire il marito o magari no e lei ha solo preferito la compagnia di un uomo presente, che non la solitudine di una vedova con il rammarico di una opportunità persa. Suo marito invece ha dovuto scegliere tra difendere il proprio onore o la comprensione, ma non è facile scegliere quando tutti sanno del peccato commesso e aspettano una tua mossa. Scegliere è sempre stato complicato non per niente è uno dei temi preferiti di alcuni poeti e dai migliori scrittori, c’è chi pensa che le scelte che facciamo nel passato siano quelle che creano l’individuo che siamo oggi, per Verga forse non era così, forse per lui dovevi solo rassegnarti al tuo destino e non cercare di evolvere in base all’esito delle tue scelte. Peró questa frase descrive perfettamente uno dei suoi migliori personaggi, nonché il protagonista della Roba.

“La Roba non è di chi ce l’ha ma di chi la sa fare” questa è una riflessione che fa Mazzarò. Mazzarò è un personaggio molto curioso, infatti è il personaggio che più mi piace delle opere trattate in classe. Con questo personaggio Verga ci mostra come un ex oppresso diventa il nuovo oppressore, colpisce come un personaggio che ha sofferto il lavoro forzato sulla sua pelle poi lo imponga ad altri. Questo personaggio sceglie di dedicare tutta la sua vita alla Roba, non aveva vizi né figli, era un uomo così povero che aveva soltanto i soldi, Forse è per quelle scelte fatte che alla fine della sua avventura, quando giunge la vecchiaia e arriva ľ ora di lasciare la sua Roba e pensare all’anima, Mazzarò in preda ad un miscuglio di pazzia e consapevolezza della solitudine che lo circonda, esce dal cortile come un pazzo, barcolla, prende il bastone e inizia ad uccidere tutte le anatre e i tacchini, urlando “Roba mia, vieni con me”.

Sicuramente farò leggere il racconto della Roba ai miei futuri figli, penso che sia un racconto molto educativo e necessario per capire che strada percorrere nel trascorso della tua vita, per capire o condividere i bei momenti. Non so se quando lo leggerò ai miei figli saprò farlo con lo stesso amore che ha usato lei, so solo che adesso che conosco Verga ho un’altra cosa per la quale ringraziarla.

Cordialmente, 

R.

Studente di 5 manutentori meccanici, istituto professionale

Foto di copertina by Unseen Studio su Unsplash

Il Natale HA più voci: laboratorio di scrittura

in Approcci Educativi/Attività di classe by
Cinzia Sorvillo ci racconta un laboratorio di scrittura creativa per una classe III della scuola media.

Parlando di scrittura creativa ci si domanda: come nasce un racconto polifonico? A volte in maniera casuale, inaspettata, non PROGRAMMATA; basta sapersi porre con spirito entusiasta  e costruttivo di fronte all’imprevedibile e all’inatteso che una classe e una lettura portano necessariamente con sé.

C’è stato un periodo in cui nella mia scuola abbiamo fatto i turni pomeridiani.  Il giorno in cui è questo racconto ha fatalmente preso vita erano le cinque del pomeriggio. Dalla finestra entrava il buio dei pomeriggi invernali e da lontano vedevamo accendersi le prime luci di case addobbate per il Natale.

Io e i miei alunni in quei giorni stavamo studiando il RACCONTO BREVE e insieme, sfogliano il nostro libro di antologia, ci siamo fermati sul celebre testo di Paul Auster, Il racconto di Natale di Auggie Wren.

Come noto, questo testo è un esempio di racconto nel racconto.

Protagonisti sono Paul Benjamin, il quale deve scrivere un racconto per il ‘New York Time’ e l’amico Auggie Wren, che si offre di raccontargli la miglior storia di Natale mai sentita. Una storia che da un lato mette in risalto l’intensa storia d’amicizia tra lo scrittore e il tabaccaio fotografo Auggie, dall’altro ci propone un racconto in cui prorompe la fatalità della vita, quella “musica del caso” che ritma in maniera inconfondibile le pagine di Auster.

In questo racconto nel racconto una coincidenza prende la forma di un incontro che trasforma la vita del protagonista: un incontro natalizio, casuale e inaspettato, che genera un cambiamento (in questo caso positivo).

Al termine della lettura, ho proposto così ai miei ragazzi di inventare una storia tutti insieme, partendo da un mio input e poi proseguendo la storia uno alla volta, a turno. Un laboratorio di scrittura creativa!

Ovviamente loro hanno accettato, come sempre, con entusiasmo. Il mio input è stato:

il protagonista è un maschio, è seduto al tavolo di un bar di un quartiere malfamato di New York e, per caso, incontra un altro ragazzo che gli cambierà il Natale.

I ragazzi hanno cominciato così a immaginare una storia.

 Io ho dato la parola in base a come si alzavano le mani e ho annotato su un quadernetto il racconto che stava venendo fuori. Purtroppo il suono della campanella ha interrotto la storia a metà, quindi ho proposto ai miei alunni di inventare dei finali singoli e di mandarmeli via mail.

È così che quindi, proprio perché ogni persona ha la sua voce e la sua storia, ognuno ha inventato il suo finale.

A me poi l’onere della selezione dei finali, che ho scelto solo in base a dei criteri di coesione e coerenza testuale e non di contenuto. Alla fine ho inserito il testo e alcuni finali sulla piattaforma gratuita SparkPage, che in questa classe ho insegnato a utilizzare per presentazioni di progetti e lavori di Storia.

Ne è uscita fuori una bella storia e nonostante i quattro finali proposti siano diversi, c’è un fil rouge che li accomuna. I ragazzi hanno immaginato:

  • una figura genitoriale che non ascolta la voce del figlio e la sua specificità altra da quello che l’adulto  vuole,
  • la solitudine del non essere ascoltati,
  •  la possibilità dell’incontro positivo, dell’incontro che offre una possibilità di cambiamento. 

Nella speranza che ognuno possa aprire e non chiudere lo sguardo agli incontri, auguro a tutti buon Natale con “Un incontro di Natale a New York”.

Laboratori di scrittura: leggere e costruire storie è una sfida vincente

in Attività di classe by
Nei laboratori di scrittura partire da un romanzo aiuta i ragazzi ad orientarsi e ad allontanarsene per comporre una storia più personale

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