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Libertà d’espressione: è giusto tollerare il linguaggio offensivo?

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Nelle comunicazioni scritte e in generale nelle relazioni interpersonali è importante l’uso consapevole del linguaggio per non ferire i nostri interlocutori. I consigli di Giovanni Piola.

“Dobbiamo fare un cambiamento, è ora che noi, come popolo, cominciamo a fare dei cambiamenti. Cambiamo il modo di mangiare, cambiamo il modo di vivere” e di parlare, aggiungo. Perché il linguaggio è importante.

Questo è il testo della splendida canzone Changes, brano estrapolato dall’album delle Greatest Hits di Tupac, una delle icone dell’ambiente hip-hop, figura leggendaria del genere. Non sarà l’unica volta che utilizzerò tale testo, visto il suo potente contenuto. Tupac auspicava che il popolo iniziasse il cambiamento, nel modo di parlare e esprimersi in generale, aggiungo io.

L’art. 21 della Costituzione recita che “tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e con ogni altro mezzo di diffusione”. Questo è un diritto, che ha deroghe precise (come abbiamo imparato), tra le quali vi è in primis l’onore e il decoro delle persone, tutelato dall’art. 595 c.p., la diffamazione.

È ormai prassi comune nascondersi (per i più furbetti), o meglio, invocare la propria libertà di manifestazione del pensiero per poterlo esprimere a piacimento. Ma non è affatto corretto.

La mia libertà di esprimere è garantita fintantoché non intacchi l’onore di una persona, assolutamente meritevole di tutela. Per comprendere al meglio il reato di diffamazione (ed evitare di commetterlo) è utile dividerlo su due piani: la verità della notizia attribuita e il linguaggio utilizzato per esprimerla.

La verità della notizia

La verità della notizia non è motivo di assoluzione. Significa che potrei dire una cosa vera ma essere comunque condannato, soprattutto se non vi è motivo lecito per cui io debba diffonderla (salvi taluni specifici casi, ai sensi dell’art. 596 c.p., ad esempio: notizia riguardante un pubblico ufficiale).

Un esempio: pubblicare un post dove affermo che un soggetto è un drogato potrebbe determinare una mia condanna, anche se quest’ultimo lo è veramente. Infatti, ai sensi dell’art. 596 c.p., potrei essere assolto soltanto se fosse lui stesso a richiedere di valutare la verità della notizia, cosa che ovviamente non farà mai.

Il linguaggio

Il linguaggio è ciò che ci caratterizza rispetto agli animali, non dimenticatelo! Diffondere una notizia o esprimere un’opinione con un linguaggio osceno o volgare potrebbe determinare una mia condanna. Anche se ciò che affermo è indiscutibilmente vero.

Ad esempio: scrivere sul profilo di una nota pornostar che è una “prostituta” è sicuramente lesivo dell’onore di una persona, indipendentemente dalla professione; cosa diversa se, nel corso di una discussione online con la stessa, l’apostrofassi quale “venditrice del proprio corpo per soldi”. Il linguaggio conta, molto.

Un esercizio in classe: ogni alunno prenda un bigliettino e scriva sopra un pensiero negativo riguardo chiunque preferisca, con due frasi differenti. In una è concesso l’utilizzo di una sola lievissima parola volgare (anche se non la pensano davvero gli alunni, è un esercizio importante per un corretto utilizzo dei social prima di tutto), nella seconda frase devono scrivere lo stesso pensiero eliminando totalmente ogni parolaccia o volgarità e giustificando il proprio pensiero negativo sulla base ad esempio di pregresse esperienze.

Ci si rende eventualmente disponibili per un confronto in merito ai risultati ottenuti al fine di spiegare il perché una frase sia passibile di rimprovero penale oppure non lo sia.

In copertina: sign language : friend
Credits r. a. ole
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Licenza CC BY 2.0

Parlare con i fischi, la lingua che sopravvive da due millenni in Grecia

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Praticamente tutti diamo per scontato la parola come principale strumento di comunicazione. Che sia poi declinata in lingue diverse rimane nella nostra mentalità il pilastro della società umana basata sul dialogo. Eppure esistono molti modi di comunicare. Gli animali ne sono una prova esemplare, certo non possiamo paragonarli alla complessità delle conversazioni umane.

Al di là delle migliaia di lingue diverse che si basano sempre sulla composizione di suoni in parole, esistono altre forme di comunicazione altrettanto importanti, forse la più famosa è la lingua dei segni, ma in Grecia persiste un tipo di linguaggio ancora più bizzarro: la lingua dei fischi.

In un’isola nel sud della Grecia, Eubea, limitata nel piccolo villaggio di Antia, resiste da 2000 anni una lingua straordinaria che assomiglia molto al fischio degli uccelli (tanto che i merli locali la imitano). Il piccolo borgo abitato da appena dieci abitanti è arrampicato sul monte Ochi, talmente piccolo che non è neppure registrato dai navigatori. Per raggiungerlo occorre prendere la strada verso Karystos, ma non sarà difficile da trovare, basterà tendere l’orecchio e ascoltare i fischi dei suoi abitanti.

La lingua si chiama Sfyria, trae origine dai pastori della zona che la usavano per comunicare da una parte all’altra della valle. Fu scoperta dagli esperti solo nel 1969, dopo che un incidente aereo aveva portato attenzione sulla zona.

Questo strano modo di comunicare è stato tramandato per generazioni ma oggi rischia di essere perduto per sempre. Da 250 persone che la utilizzavano sono rimaste solo in 37, dei quali molti sono anziani e non più in grado per un motivo o per un altro di riprodurla.

Anche impararla non è una faccenda semplice. Ci vogliono ben 7 anni di studio ed esercizio continuo. Cominciando da piccoli è molto più facile.

La lingua dei fischi di Antia non è l’unica, ce ne sono altre nel mondo, come in Turchia, in Cina, in Messico e nelle isole Canarie. Quella di Antia ha il triste primato di essere la lingua con meno parlanti in Europa.

Per questo è stata inserita nella lista delle lingue da preservare dall’Unesco e molti ricercatori stanno viaggiando verso il borgo per registrarla e conservarla prima che sia persa per sempre.

Fonte:

https://www.helloworld.it/cultura/lingua-fischi-2000-anni-borgo-grecia

I social non ci hanno (ancora) trasformato in analfabeti

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Social Network
Uno studio porta avanti l’idea controtendenza che il livello di complessità dei messaggi che scriviamo sui social network sta aumentando invece di diminuire

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