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Didattica innovativa: è il metodo MODI

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Torniamo a esplorare le caratteristiche del metodo MODI, ovvero Migliorare l’Organizzazione Didattica.

Il metodo MODI sperimentato con successo da Caterina Cassese, insegnante nella Scuola Primaria dell’Istituto Ciresola di Milano, col supporto dei suoi colleghi e del Dirigente scolastico dottoressa Anna Polliani.

Parola d’ordine: personalizzare l’apprendimento

L’attenzione al singolo alunno, ai suoi tempi, alle modalità di apprendimento, ai suoi punti di forza, è fondamentale nel metodo MODI. Con la lettura della Storia dei Quattro Alberi (tratta da Immaginazione e apprendimento di R. Ciambrone), ogni bambino sceglie un albero (che rappresenterà il suo temperamento): il Salice piangente rappresenta il temperamento malinconico, la Betulla il temperamento sanguinico, il Tiglio il temperamento flemmatico, la Quercia il temperamento collerico.

Per individuare i temperamenti, viene raccontata anche la Storia dei Quattro Cavalieri(da Immaginazione e apprendimento di R. Ciambrone) e gli alunni rappresentano, con matite colorate e acquerello, il cavaliere che maggiormente rispecchia il proprio temperamento: il Cavaliere Giallo rappresenta il temperamento sanguinico, il Cavaliere Blu il temperamento malinconico, il Cavaliere Verde il temperamento flemmatico, Cavaliere Rosso il temperamento collerico.

E adesso, parola alla maestra Caterina Cassese!

Sono tante le domande e le curiosità che ci vengono in mente avvicinandoci al metodo MODI. E alcune le abbiamo girate direttamente alla maestra Cassese, che da qualche anno lo sperimenta con successo nelle sue classi.

Come viene vissuto dai bambini e dalle famiglie questo metodo innovativo? Ci sono state delle resistenze o è stato vissuto subito come un’opportunità?

I bambini e i genitori sono entusiasti e soddisfatti, sin dall’inizio hanno colto nel progetto un’arricchente opportunità di crescita formativa per i loro figli. Questo perché favorisce tempi più distesi, un maggiore rispetto del modo in cui ogni singolo bambino apprende, una riduzione della frammentazione “per discipline” e del lavoro singolo. Questo a favore di maggiori approfondimenti per ogni singolo argomento e la possibilità di lavorare molto in gruppo. Senza dimenticare che il CeDisMa (Centro studi e ricerche sulla Disabilità e Marginalità) ha il compito di supervisionare la sperimentazione oraria”.

Come viene visto questo metodo dagli altri insegnanti, che utilizzano il metodo tradizionale?

Preferirei non rispondere, si tende un po’ ad evitare ciò che ci spaventa, ma è normale…“.

Facendo riferimento alla sua esperienza, quali sono le sue impressioni?

“Il progetto richiede la disponibilità di tutti i componenti del team a mettersi in gioco, rendendo molto flessibile la programmazione delle discipline, accantonando le rigidità che “ingessano” lo sviluppo delle stesse in schemi molto settoriali”.

Un’ultima domanda, che può interessare molti lettori di Occhiovolante: gli insegnanti hanno bisogno di una formazione specifica?

No, occorre solo tanto coraggio a mettersi in gioco…“.

“Il più grande errore fatto nell’insegnamento nel passato è stato quello di trattare tutti i ragazzi come se essi fossero varianti di uno stesso individuo, e così sentirsi giustificati nell’insegnare loro lo stesso argomento nello stesso modo”

(H. Gardner)

Una didattica innovativa all’Istituto Ciresola di Milano: è il metodo MODI

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Scopriamo il metodo MODI, (Migliorare l’Organizzazione Didattica), sperimentato nell’Istituto Ciresola di Milano con due articoli speciali.

Un argomento alla volta al posto della classica alternanza tra materie umanistiche e scientifiche, tappeti e isole per i bambini e nessuna cattedra per i docenti, niente compiti a casa per gli studenti e un modo tutto nuovo di concepire il rapporto con gli insegnanti. Sono queste alcune delle caratteristiche del metodo MODI, ovvero Migliorare l’Organizzazione Didattica,

Sperimentato con successo da Caterina Cassese, insegnante nella Scuola Primaria dell’Istituto Ciresola di Milano, col supporto dei suoi colleghi e del Dirigente scolastico dottoressa Anna Polliani. Un metodo che scopriremo in due articoli speciali realizzati in collaborazione con l’Istituto Ciresola!

Il progetto – ideato da Raffaele Ciambrone, pedagogista e funzionario del MIUR, con l’ausilio del Centro studi ricerche e disabilità dell’Università Cattolica – appare per molti versi rivoluzionario, ed è per questo che negli ultimi tempi ha suscitato l’interesse dei media, tra cui ricordiamo un articolo de Il Giorno, riviste per gli insegnanti e un’intervista su TGR Lombardia “Buongiorno Regione” del 14 gennaio 2020.

La classe della maestra Caterina Cassese, la IIIC, ha iniziato la sperimentazione fin dal primo anno, ma oggi lavorano con il metodo MODI altre due classi della primaria e addirittura tre classi della secondaria di primo grado; dimostrazione che il metodo dà i suoi frutti anche con i ragazzi più grandi. Ma in cosa consiste questo metodo?

Nessun compito a casa e un argomento alla volta

Tra gli aspetti più importanti c’è sicuramente la scelta di non assegnare compiti per casa, così come quella di rinunciare in classe alla classica alternanza tra materie umanistiche e scientifiche. In pratica si sceglie un solo argomento alla volta per dare la possibilità agli alunni di affrontarlo senza interruzioni per vari giorni e di non abbandonarlo senza prima averlo acquisito. Sono i cosiddetti cicli ritmici, che accorpano le varie discipline, cui poi si affiancano le attività artistico-manuali, come i laboratori di ceramica.

Impariamo a leggere e a scrivere

Interessante è l’apprendimento della letto-scrittura, un percorso che prende spunto da un’immagine. Ogni consonante viene illustrata con la forma di un oggetto o di un elemento della natura (come la falce per la F e la montagna per la M) mentre le vocali sono associate a un sentimento (così la A può essere la meraviglia e la U la paura). Per quanto riguarda l’impostazione della scrittura, s’impara a scrivere dall’alto verso il basso con la tecnica degli acquerelli, utilizzando un album da disegno senza quadretti o righe su cui “poggiarsi”.

Scopriremo ancora la didattica del metodo MODI e l’esperienza della maestra Caterina Cassese, nel prossimo articolo.

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