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Pedagogia del cammino: il Cammino di Santiago.

in Approcci Educativi by

Imparare a camminare significa imparare a vivere e a costruire una relazione credibile con se stessi e con gli altri: scopriamolo attraverso le parole del nostro amico Niccolò, che ha intrapreso il Cammino di Santiago.

Il Cammino di Santiago: quanti di noi, almeno una volta, hanno pensato al fascino che questo tipo di esperienza rappresenta?

Fascino dettato non solo dalla sfida contro se stessi, ma dal panorama che lento cambia davanti ai nostri occhi, dal silenzio che spesso diventa compagno di viaggio, ma che lascia poi anche spazio alle chiacchiere con estranei che in pochi minuti diventano amici.

E lungo il tragitto del Cammino di Santiago, imparare qualcosa di sé, imparare qualcosa del, e dal, mondo. Calvino, poi, scriveva:

“Il camminare presuppone che a ogni passo il mondo cambi in qualche suo aspetto e pure che qualcosa cambi in noi. “

Proprio per apprezzare a fondo l’esperienza del Cammino di Santiago, abbiamo girato alcune domande al nostro amico Niccolò, che lo ha intrapreso recentemente.

Niccolò
Perché sei partito per questo cammino?

Cercavo un senso di distensione della mente e sapevo che lo avrei trovato in ogni tappa. Non nascondo però che sono partito anche un po’ con l’aspettativa di cambiare, ma il cambiamento c’è solo se non atteso.

Cosa hai portato con te?

Ho portato con me troppe cose. Ma tanto è sempre così, non esiste una pianificazione perfetta del viaggio.

Cosa non può assolutamente mancare nello zaino?

Nello zaino, col senno di poi, non può davvero assolutamente mancare un libro.

Quale era la tua tabella di marcia?

La tabella di marcia non esiste: tendenzialmente provavo a fare più di 20km al giorno, ma ci sono stati giorni anche da 15, da 10 e da 5.

Chi sono le persone che incontri lungo il tuo cammino?

Le persone che incontri sul Cammino mi piace pensare che costituiscano ciò che il cammino stesso ti dà. Non tutti gli incontri sono belli solo perché si è sul Cammino di Santiago come spesso si vuole far credere, ma posso  sicuramente affermare che tutti gli incontri ti servono.

Quali sono le sensazioni che si provano durante il cammino?

Questa è la domanda più difficile. Forse, le sensazioni più ricorrenti sono molto più fisiche di quanto non si creda. È molto raro incorrere in epifanie o illuminazioni di sorta, per il 90% del tempo si fa solo una gran fatica, poi però bastano due minuti di sole dopo giorni nel fango e nella pioggia a farti sentire davvero investito da qualcosa e qui è difficile interpretare: molti ci vedono Dio, io declinavo invece abbastanza subito la cosa in termini energetici.

Hai mai avuto voglia di tornare indietro?

Voglia di tornare indietro nel senso di mollare? Tantissime volte. Mai però una reale disponibilità a farlo. Mi sono sempre detto che piuttosto sarei morto.

Consigli pratici per chi vuole organizzare questo viaggio (aerei/prenotazioni/ecc.)?

Consiglio, sempre col senno di poi, di volare a Lourdes e di prendere un taxi condiviso per Saint Jean Pied de Port. I racconti sul fatto che uno zaino più leggero ti svolta il cammino non sono solo dei racconti: è davvero così. Detto questo poi ovviamente ognuno si regola come vuole.

Quali sono gli elementi che contraddistinguono il cammino (la conchiglia, la compostela, il “passaporto del pellegrino”)?

Gli elementi che contraddistinguono il cammino sono il camminare seguendo la “flecha amarilla“, la freccia gialla che traccia il percorso.

La flecha amarilla

La conchiglia è il simbolo del cammino, la vedrete appesa agli zaini di molti pellegrini, dipinta in molti segnali di indicazione e incisa in vari pavet nei molteplici villaggi che traverserete.

L’altra cosa importante è la credenziale, il passaporto che certifica il pellegrinaggio a Santiago di Compostela e che vi permetterà di alloggiare nelle strutture dedicate ai pellegrini lungo tutta la via.

È solo grazie all’esposizione del Carnet  infatti, una volta arrivati a Santiago de Compostela , che si potrà accedere appunto alla Compostela, al “perdono”.

Santiago de Compostela

Per chi volesse approfondire il tema, qui qualche consiglio di lettura.

Scuole d’eccellenza: la Margherita Fasolo a Firenze

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Il Nido e la Scuola dell’Infanzia Margherita Fasolo, a Firenze, promuove il concetto di Scuola Attiva che, opponendosi all’autoritarismo educativo, valorizza carattere e interessi del singolo alunno fin dall’infanzia.

Se inizialmente il Nido e la Scuola dell’Infanzia Margherita Fasolo era ospitato e finanziato dalla Società di Mutuo Soccorso “Andrea Del Sarto” di Firenze, negli anni è stato spostato in viale Segni, via Faenza, via Bolognese e, infine, è approdato al numero 5 di via Cambray Digny.

Margherita Fasolo

Ma chi è stata Margherita Fasolo, che dà il nome al metodo pedagogico e a questo istituto privato, diventato negli anni scuola d’eccellenza nel panorama fiorentino (e non solo)?

Nata a Torino e trasferitasi a Firenze per ragioni di studio, Margherita Fasolo si laurea nel 1934 in Pedagogia, seguita dal pedagogista Ernesto Codignola.

Negli anni ’50 diventa non solo assistente alla cattedra di Pedagogia del Magistero fiorentino, ma anche traduttrice (dal francese) di alcuni classici dell’attivismo pedagogico, come La scuola su misura di E. Claparède e L’autonomia degli scolari di A. Ferrière.

Pubblica dunque La finalità dell’educazione, partecipando a varie associazioni internazionali educative, tra cui i CEMEA (Centri di Esercitazione ai Metodi dell’Educazione Attiva), della cui delegazione toscana è a capo.

Gli anni della guerra

Margherita Fasolo si distacca subito dal fascismo, aderendo ad un gruppo segreto in cui si leggono libri considerati proibiti. Con lo scoppio della guerra, la sua casa a Firenze, al civico 92 di via dei Della Robbia, diventa un centro di ritrovo della lotta clandestina e di assistenza ai prigionieri alleati in fuga.

Terminato il conflitto bellico, Margherita Fasolo sente l’esigenza di ricostruire l’Italia, partendo dalla scuola: da una parte, per offrire un futuro professionale ai giovani che avevano perso anni di studio; dall’altra, per il bisogno di una riedificazione culturale.

Occorre, infatti, segnare una radicale discontinuità con la scuola fascista.


Per una società di individui attivi e responsabili

Nel 1953 esce il suo Orientamenti sul problema educativo, in cui riporta le principali soluzioni pedagogiche che si collegano al bisogno di democrazia.
L’intento è dare vita a una società formata da individui attivi, responsabili, collaborativi, partecipi.

Come fare? Per Margherita Fasolo, opponendosi all’autoritarismo educativo, e valorizzando carattere e interessi del singolo alunno fin dall’infanzia, orientandolo nella direzione dell’autogoverno.

La Scuola Attiva

Tutto questo si traduce nel concetto di Scuola Attiva: l’insegnante deve conoscere e capire la psicologia del bambino, così come i suoi interessi, centrali nella stessa attività scolastica.

Così, si rinnova radicalmente il modo di “far lezione”, e si valorizza, più che il ruolo del maestro, quello dell’ambiente educativo.

Una scuola privata che non ha fini di lucro, né intenti confessionali, non può che ricercare le proprie ragioni in un’idea pedagogica che abbia le mani libere per poter sperimentare forme educative innovative, decisamente centrate sul benessere del bambino.

Il Nido e la Scuola dell’Infanzia Margherita Fasolo

L’esperienza educativa di questa scuola ha inizio nel 1965, promossa da un gruppo di genitori e di educatori facenti parte del già citato movimento educativo dei CEMEA.

Tra le caratteristiche peculiari di questa scuola d’eccellenza troviamo:

  • La pedagogia dei piccoli numeri: ideale per compiere esperienze in una situazione seguita e rilassata, con condivisione affettiva e senza un eccessivo sovraccarico.
  • Lo spazio per accogliere il disagio, di qualsiasi natura, senza trattarlo come speciale, ma considerandolo “ugualmente speciale”.
  • La programmazione, l’analisi, la verifica dell’azione educativa come elemento irrinunciabile e strumento cardine del lavoro di educatrici e insegnanti.
  • Il coinvolgimento delle famiglie nel progetto educativo, alla ricerca di un confronto e di una reciproca formazione.
La Carta dei servizi della Scuola

Realizzata in collaborazione con i servizi educativi del Comune di Firenze, e attraverso un percorso condiviso tra genitori, educatrici e insegnanti, è un documento che fa luce sul significato e sul modo di fare educazione nella scuola Margherita Fasolo.

Tra i suoi valori, spicca quello di costruire un ambiente di accoglienza laico, dove le opinioni hanno pari dignità, e il rispetto per l’altro è osservato ad ogni livello e su ogni piano.

Valore, questo, che si lega al principio di libertà nei tempi e nel vivere gli spazi, e che si esprime in un’offerta formativa ricca di proposte aperte: i bambini possano così orientarsi, riconoscersi e scegliere in base al proprio talento.

Metodi dell’Educazione Attiva

I metodi dell’Educazione Attiva che si ritrovano nel Nido e nella Scuola d’Infanzia Margherita Fasolo, sono:

  • la fiducia nelle risorse proprie di ognuno
  • la globalità dei linguaggi
  • il rispetto dei bambini: agire educativo nella totale assenza di giudizio
  • il clima di libera espressione
  • l’importanza dell’ambiente di vita elaborato dal gruppo delle insegnanti e dalla coordinatrice
  • il costante riferimento alla realtà: ciò che si propone risponde alle esigenze e competenze di quei bambini e di quegli adulti in quel momento specifico
  • l’atteggiamento educativo delle educatrici: nessuna prevaricazione né intromissione, ma presenza costante durante tutte le attività
Linee guida della scuola

I principi sopra riportati si legano indissolubilmente a queste linee guida, che fanno della scuola Margherita Fasolo un punto di riferimento nel panorama educativo:

  • attività organizzate in piccoli gruppi
  • rapporto adulto bambina/o 1 a 10 nella scuola per l’infanzia e 1 a 7 nelle sezioni “margherita” e “primavera”
  • seguire il metodo del lavoro di gruppo tra le insegnanti
  • partecipazione attiva dei genitori
  • formazione e aggiornamento permanente delle insegnanti

Per ulteriori informazioni sul metodo e sulla scuola Margherita Fasolo, clicca qui.

La scuola, la norma, e l’assunzione di responsabilità

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“Dove ho esagerato? In cosa ho preteso troppo? L’ho messo in difficoltà?” Le domande che dovrebbero far nascere un “cosa devo fare per sentirmi meglio?”

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