Loup Noir: quando la realtà non è sempre quella che si vede

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Loup Noir di Antoine Guilloppé è un silent book che in Francia è al centro di percorsi pedagogici multidisciplinari. Ce lo racconta Marina Petruzio, che lo usa durante i suoi incontri formativi e nei laboratori

loup noirDurante le formazioni con gli adulti esattamente come durante i laboratori con i bambini c’è un albo a cui dedico uno spazio preciso e quando arriva il suo momento so di catturare, senza parole, l’attenzione di tutti. L’albo in questione è Loup Noir di Antoine Guilloppé edito da Casterman nel 2004, di facile reperibilità nonostante non abbia ancora trovato un editore italiano. In Francia dai tempi della sua pubblicazione è al centro di percorsi pedagogici multidisciplinari. Personalmente lo uso per le domande che pone e per la grande apertura all’interpretazione lasciata alla personalità del lettore chiamato a farsi un’opinione personale di quello che ha visto e dell’emozione provata. Cosa che a me pare sempre basilare: sollecitare un’opinione propria e acuire lo sguardo sul mondo circostante.

In Francia dai tempi della sua pubblicazione è al centro di percorsi pedagogici multidisciplinari

Senza testo, ha una cover nera lucida. E già questo basta. Basta a zittire l’aula e a tenere al centro l’attenzione: un libro nero che si denuncia per quel che è, un Lupo Nero. L’archetipo più temuto, lo stereotipo per antonomasia. Ma il primo stereotipo che infrange è quello che a scuola, in un’aula, non possa entrare proprio un libro nero. L’albo, ovviamente non fa paura, crea però una suspence piena di attesa. La suspence della realtà apparente, la domanda che nasce e che invita a guardare meglio, a cercare una propria visione – opinione – e risposta al di là dell’apparenza, del primo sguardo. Una suspence che anche il formatore, il maestro o l’educatore non debbono disattendere: la cover rivolta all’attenzione della classe e si entra nell’albo solo quando i bisbigli si sono affievoliti, c’è un lupo brrrrr… E gli adulti, felici per una volta della distanza tra loro e il formatore hanno definito il loro sguardo, la loro posizione rispetto al libro, e posato le penne al centro dei quaderni sui quali, lo so, hanno già appuntato titolo, autore, editore.

loup noir

A questo punto si può entrare ora che colore e illustrazione hanno creato il clima. I risguardi sono tagliati da una linea orizzontale che delimita una parte nera, superiore, e una parte bianca inferiore. La prima domanda: dove siamo? È notte e sta per riprendere a nevicare. Un bambino – o un ragazzo? – per rientrare a casa si appresta a passo veloce, per quel che la neve alta gli consente, ad attraversare il bosco. Fa freddo. Un lupo tra i rami osserva e segue a distanza il bambino. Sino a che, al limitare del bosco, un boato e il lupo…salta! Fauci spalancate, neve copiosa. Perché salta, perché ha la bocca aperta, i denti visibili? E soprattutto perché ora è bianco?

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Giocato completamente sull’opposizione bianco/nero – nero/bianco trasporta i lettori di pagina in pagina in ambienti calmi e silenziosi così come in ambienti meno accoglienti dove solo un’analisi critica della pagina attiva, proprio come in un libro giallo, la capacità del lettore di stare in quella situazione. L’albo ha bisogno di un tempo lento di lettura, soprattutto se lo stiamo utilizzando in classe, all’interno del quale tutti i bambini possano trovare le risposte alle domande che un’attenta osservazione porta oltre l’apparenza, permette a chiunque di immaginare la scena e di immedesimarsi in quel bambino-ragazzo che la sera per tornare a casa deve attraversare un bosco da solo. Un tempo che porti a sentire lo scricchiolio della neve sotto i passi, il crepitare del bosco appesantito dalla neve, il bubolare del gufo. Anche sentire i suoni laddove non ci sono è attenzione al mondo.

L’albo ha bisogno di un tempo lento di lettura, soprattutto se lo stiamo utilizzando in classe

In base all’età dei bambini sollecito o meno la riflessione con qualche domanda, verifico che nel valutare la scena abbiano preso in considerazione tutti gli elementi a volte li sollecito a fare un disegno e scrivere alcune frasi o un mini dialogo al fine di capire esattamente la loro posizione: il lupo salta, mangerà il bambino? Cosa ci induce a pensarlo? Riflettiamo sui colori del lupo e sui primi piani. Quando lo portai, una delle prime volte, in una prima primaria una bambina, Margherita, mise solo pochi minuti per cogliere la situazione, poche pagine bianco e nero, nero e bianco. Poi si avvicinò e radiosa, in un sussurro mi disse di aver capito, che si sentiva meglio e che ora era sicura di essere lei il lupo! Avrebbe salvato il bambino dalla caduta dell’albero ben prima di sapere che un albero sarebbe caduto solo per aver valutato il colore del lupo e del bosco. Che la realtà, come diceva Montale, non è mai quella che ci appare.

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