Metodo Feuerstein: rendere comprensibili i problemi aiuta a risolverli

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Serena Neri ci invita a non fermarci davanti ai problemi ma a comprenderli e attraversarli, acquisendo così nuove competenze ripetibili

“Questo sì che è un problema!” è sicuramente una delle frasi che più spesso si sentono all’interno di una classe. Può cambiare il tono: serio, ironico, spazientito, curioso… ma è una frase che viene detta (spesso?). I problemi dovrebbero essere la sfida educativa più stimolante per insegnanti ed educatori: la capacità di risolverli aumenta il senso di efficacia personale, di realizzazione e di autonomia. Spesso invece per gli studenti questi problemi restano problemi senza soluzione o ancor peggio sono problemi incomprensibili. Hanno bisogno di essere mediati e diventare comprensibili, risolvibili! Il nostro compito è quindi quello di aiutare a vedere in modo più chiaro non la soluzione ma il problema stesso, guidare alla comprensione e analisi del problema e creare così un sentimento di competenza (come dice il dottor Feuerstein) cioè rendere consapevole il bambino di ciò che di positivo ha fatto.Capita che gli studenti diano la seguente risposta a un problema : “Non ho capito niente!”. Benissimo: dobbiamo scomporre il significato della parola “niente” e aiutare l’alunno a verbalizzarlo, ovvero a capire cosa sia quel niente: la consegna, la lettura, la procedura, la spiegazione, il rumore che c’è in classe, un pensiero che ha in testa, la mancanza di interesse? Dopo aver capito quel “niente” potremo iniziare a mettere in fila le idee, insieme, non solo le nostre!

Mediare significa venirsi incontro, non trascinare l’altro verso l’idea del mediatore, va cercato insieme il significato di quel “niente”. Dopo aver fatto questo è possibile attuare una strategia di esecuzione che sia, possibilmente, ripetibile.

Il rendere ripetibile una strategia aiuta non solo lo studente ma anche il docente perché la volta successiva non dovrà rispiegare tutta la procedura o riprendere un problema ma richiamare alla mente l’evento passato, esplicitandolo o utilizzando una parola chiave, perché la classe o l’alunno siano attivamente partecipi della nuova soluzione a un problema.

Questa capacità viene spesso data per scontata alla scuole secondarie perché si pensa sia un pre-requisito base ad una certa età ma a pensarci bene anche noi adulti abbiamo continuamente bisogno di strategie nuove per risolvere i problemi (incastrare tutti gli impegni di una settimana, svolgere un lavoro nuovo che nessuno ci aveva mai chiesto prima, andare in una città sconosciuta…) e la procedura che attuiamo diventa una
procedura di valore quando è ripetibile e possiamo applicarla nuovamente senza grosse difficoltà o con qualche piccolo cambiamento. Capita però che alcuni alunni non abbiano questo automatismo e necessitino della nostra mediazione… In fondo ora si lavora per competenze e cosa c’è di più tangibile della risoluzione di un problema?

È possibile condividere anche con l’intera classe una strategia perché ciò che funziona per uno studente può funzionare per altri e questo si può fare a voce, scrivendolo, creando un cartellone… a voi le soluzioni possibili!

Altri articoli sul Metodo Feuerstein:
1- Il Metodo Feuerstein e l’insegnamento: essere mediatore
2. Obiettivi media-Ti: io come mediatore degli obiettivi didattici che mi pongo, quanto riesco a valutarmi anche in corso d’opera, come posso essere mediatore di un obiettivo da raggiungere?
3. Mediare: tutti devono centrare l’obiettivo: come mediare l’intera classe senza perdere nessuno.
4. Lettura mediata: come essere mediatori di storie ed emozioni durante la lettura di un libro o di un racconto in classe
5. Strategie di apprendimento: come mediare l’apprendimento di una strategia ( ad esempio risolvere un problema…)
6. Mediare un immagine: come condurre ( e non trasportare!) i bambini e i ragazzi all’interno delle immagini di un albo, un dipinto o un immagine su un libro di storia
7. Mediare i comportamenti: guidare i bambini e ragazzi al riconoscimento dei loro comportamenti
8. Fare un passo indietro… mediare i pre-requisiti: cosa devo dare per scontato e come faccio a capire ciò che davvero il mio alunno conosce già
9. Mediare obiettivi trasversali: capire cosa è davvero importante per quella classe e come mediare la lezione.
10. Mediatori con la disabilità: mediare nei casi di handicap o disagio

Serena Neri è una professionista che offre interventi di potenziamento dell’apprendimento, training abilità sociali, interventi comportamentali e di psicoeducazione, riabilitazione cognitiva e tutor esperta nei processi di apprendimento

Tecnico della riabilitazione psichiatrica e tutor dell’apprendimento, ha conseguito il titolo di studio di laurea di primo livello in tecnico della riabilitazione psichiatrica presso l’università di Modena e Reggio Emilia con il punteggio di 110/110 e lode a novembre 2007. Si perfeziona in tutor dell’apprendimento nel 2016 presso il Centro Studi Erickson di Trento e nel 2018 presso l’università di Padova. Attualmente collabora come libera professionista presso studi di Mirandola e Carpi, in collaborazione con logopedisti e psicologi. Svolge attività di valutazione, corsi per gruppi e individuali su strategie e metodi di studio, strumenti compensativi e tecnologie per i DSA e difficoltà di apprendimento scolastici; si occupa anche di training attentivi e metacognitivi . Nel corso degli anni ha svolto progetti per ragazzi con DSA per l’associazione AID sezione di Modena, scuole secondarie di I grado di Mirandola e svolge anche formazione per cooperative sociali e genitori. Nel febbraio 2019 acquisisce la qualifica come mediatore Feuerstein (Pas Standard e Pas Basic) presso il centro per l’apprendimento mediato (Cam) di Rimini.

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