Scuole Laboratorio: Scuola-Città-Pestalozzi di Firenze

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Niente campanella, monte ore comune, open learning: benvenuti nella scuola pubblica sperimentale Scuola-Città-Pestalozzi di Firenze


pestalozziLa rivoluzione “silenziosa e allegra” della scuola ha radici antiche (Montessori, Lodi, Malaguzzi, Dewey, Clapadere) e da più di settanta anni è portata avanti da una delle più rappresentative realtà di scuola pubblica sperimentale ovvero la Scuola-Città-Pestalozzi di Firenze. Fondata nel 1945 da Ernesto Codignola e dalla moglie Anna Maria Merli, rappresentò allora, uno dei primi esempi di scuola privata laica. Nel 1946 venne riconosciuta dal Ministero della Pubblica Istruzione e divenne pubblica. L’idea di Codignola era quella di creare una scuola che fosse una città: la convinzione è che una scuola organizzata come una città, possa formare cittadini, un bene e una necessità imprescindibili nell’immediato dopoguerra.

Si anticipa, con Codignola, il concetto di ambiente di apprendimento

Si anticipa, con Codignola, il concetto di ambiente di apprendimento. Nata come scuola di Differenziazione Didattica, nome dato a quel tempo alle scuole sperimentali a tempo pieno, è entrata a far parte, nel 2006 a un progetto di ricerca che la vede insieme alla scuola Don Milani di Genova e all’Istituto Sperimentale Rinascita A. Livi di Milano nella Rete nazionale delle scuole-laboratorioLa Città-Scuola Pestalozzi rappresenta un caso di scuola pubblica nella quale sperimentazione, attenzione all’individuo e agli spazi, didattiche innovative hanno dato negli anni vita a un progetto che indica una strada percorribile.

La scuola funziona se si hanno degli adulti (genitori e insegnnati) felici, allora si avranno anche bambini felici, se no la scuola non funziona

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L’organico
: nella Città- Scuola tutti si occupano di tutto. Col monte ore degli/delle insegnati della primaria e  della secondaria di primo grado, sommati, è risultato un “centro risorse”. Gli insegnati stanno meno ore in classe e si occupano di programmare, accogliere i tirocinanti, progettare e fare tutoraggio agli studenti. Punto di partenza è la relazione. Tra docenti, con il personale ATA e con i genitori . «La scuola funziona se si hanno degli adulti (genitori e insegnnati) felici, allora si avranno anche bambini felici, se no la scuola non funziona», dice Matteo Bianchini, insegnante, in un intervista.

I bambini, i ragazzi vengono volentieri a scuola o no?

pestalozzi«La domanda che ci poniamo, affermano gli insegnanti Matteo Bianchini e Valentina Giovannini, è se i bambini, i ragazzi vengano volentieri a scuola. Se la risposta è no, stiamo fallendo». E a Città-Scuola l’apprendimento si costruisce insieme. Non c’è l’adozione dei libri di testo, spesso il libro su cui studiare i ragazzi lo creano con gli insegnanti. E con il supporto di device digitali. Si lavora sullautonomia, sulla capacità di scegliere. Le classi sono aperte, i ragazzi entrano ed escono senza dover chiedere il permesso e scelgono dove andare a lavorare. La sperimentazione che si sta portando avanti oggi va nella direzione del superamento dell’idea di classe e verso una scuola come presenza dei saperi. Saperi che vengono discussi continuamente tra docenti nella consapevolezza che non si può fare tutto se si vuole lavorare anche al modo di approcciarsi a un determinato sapere e si vuol lasciare il tempo ai ragazzi di sperimentare.

 

pestalozziLa base è quella dell‘open learning:  i bambini e i ragazzi dalla prima primaria iniziano a scegliere, cominciano a capire che cosa gli piace, che cosa li interessa, che cosa non sanno, ma vorrebbero provare: in sintesi, iniziano a conoscersi, grazie anche alla guida discreta dell’adulto che non giudica, non condiziona, ma supporta. Sono attive le strutture laboratorio di teatro, multimedia, falegnameria, si collabora a realizzare il giornale della scuola (blog compreso). Sono ambienti di apprendimento che offrono agli alunni opportunità didattiche diverse e motivanti in cui mettere in gioco le proprie competenze trasversali e curricolari. (Per avere un’idea più dettagliata dei laboratori sono a  disposizione molti video nel canale Youtube della scuola). Matteo Bianchini segue (anche) il progetto di educazione affettiva.

Nell’ultimo biennio (seconda e terza secondaria di primo grado) i ragazzi propongono le attività e costruiscono la struttura organizzativa, cioè si occupano di quanto deve durare un’attività, per quanto tempo, per chi e quanti, di quali spazi si ha bisogno e di come raccogliere le adesioni.

La Città-Scuola Pestalozzi ha un’organizzazione articolata in 4 bienni (dalla prima primaria alla terza secondaria di primo grado) e non esiste campanella, perché, dicono, «lo squillo della campanella rimanda all’idea della fabbrica, della suddivisione in orari e della produttività». Si tratta di una comunità in cammino che vive la scuola come luogo di formazione e autoformazione, un luogo di ricerca e non una rocca del sapere chiusa al mondo. Però si entra solo per sorteggio. Ogni anno accedono alla scuola 20 bambini.

Per maggiori info: Documentario sulla Città-Scuola Pestalozzi

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