Segni e disegni preistorici: l’arte rupestre nelle nostre mani

in Attività di classe by
Con Erica Angelini, scopriamo come realizzare un laboratorio dedicato all’arte rupestre per le scuole con le nostre mani.

Raccontare la storia dell’uomo è anche raccontare la storia della sua arte perché, in fin dei conti da quando l’uomo è uomo, ha sempre sentito la necessità di tirare fuori da sé i suoi pensieri e le sue emozioni. Nel libro L’idea vien parlando, breve viaggio alle sorgenti della parola, l’autrice L. Del Tutto Palma descrive la preistoria dell’uomo come un lunghissimo percorso durante il quale si succedono tappe evolutive che trasformano l’uomo “scimmiesco” (già “geneticamente” uomo) nell’uomo abile e pensante. La tappa più importante di questo percorso è senz’altro l’acquisizione della postura eretta che, oltre a preparare lo spazio per un encefalo più grande (la postura eretta modifica la posizione del cranio) e a permettere l’allungamento della laringe (organo addetto alla fonazione), fa sì che l’uomo si trovi con due mani libere. Cosa farne?

Penso a quando seduta nel prato le mie mani non riescono a stare ferme, così strappo un filo d’erba e lo intreccio, lo arrotolo… poi prendo un bastoncino, lo rompo in tanti pezzettini, lo infilo nella terra e lo intreccio con i fili d’erba. Mi rendo conto che le mani ferme non riescono a stare e immagino l’uomo-scimmia che nei lunghi inverni passa il tempo a giocherellare con quello che trova: pietre, fango, bastoncini, rami e foglie.

Le mani diventano veicolo di conoscenza e dialogano direttamente con il cervello che a sua volta, incuriosito dall’esperienza, richiede alle mani nuove sperimentazioni.

Mi piace pensare che questo dialogo fra mani e cervello (e questa conoscenza dovuta alla sperimentazione tattile) si possa attuare anche a scuola attraverso una didattica esperienziale.

Una didattica che insegni attraverso il fare ma anche attraverso la meraviglia della scoperta. Che gusto c’è infatti se ai bambini spieghiamo tutto noi? Dove sono il bello della scoperta e la curiosità di capire come va a finire o come ci si arriva? È come proporre a qualcuno di leggere un libro raccontandogli noi il finale! Se so come va a finire, non c’è più gusto nel leggerlo.

Nel laboratorio sulla pittura rupestre cerco quindi di instillare curiosità e di nutrire le mani con un lavoro sperimentale sulla macinatura di ocra, gesso e carbone; dal nulla arriviamo a produrre un colore a dito denso e cremoso.

Prima di cominciare la parte sperimentale però consiglio la lettura di un racconto che trasporti i bambini indietro nel tempo con un linguaggio, appunto quello del racconto, affine alla loro età.

Il laboratorio sulla pittura rupestre è consigliato per le classi terze della scuola primaria.

A questa età i bambini sono ancora affascinati dalle storie e la dimensione del racconto (inteso come linguaggio narrativo che conoscono bene e di solito apprezzano) permette loro di scivolare, senza troppi pensieri, in un periodo storico molto lontano dal loro vissuto.

Per introdurre questo laboratorio ho scritto il racconto Segni, disegni e disguidi preistorici, che parla di come un linguaggio fatto solo di segni possa essere fonte di esilaranti incomprensioni amorose. Per raccontarlo ho costruito e dipinto un grande librone e davanti sono rappresentati i due personaggi principali: Ugo e Uga.

Animo la storia trasformandomi di volta in volta nella forte Uga e nel tenero Ugo.

Per chi volesse, come me, iniziare l’attività con una lettura, consiglio il libro di S. Bordiglioni Storie prima della storia, una raccolta di racconti di fantasia che parlano delle principali scoperte e invenzioni della preistoria.

Comincio la seconda parte facendo una panoramica storica dei vari tipi di pittura rupestre, il talento dell’uomo infatti non nasce maturo e possiamo trovare le prime tracce di graffi e incisioni su pareti calcaree o su ossa di animali. L’arte preistorica è influenzata da ciò che l’uomo vive nella sua quotidianità perciò le prime raffigurazioni vere e proprie parlano di caccia, animali, natura… Solo in periodi successivi, dopo la scoperta dell’agricoltura e l’abbandono del nomadismo, nelle raffigurazioni compaiono animali domestici, raffigurazioni di capanne e vita quotidiana.

Anche la tecnica si evolve con il tempo: le prime opere sono graffi su pietra morbida poi troviamo figure schizzate con tratti leggeri e con pochi colori e piuttosto statiche; le rappresentazioni si evolvono ancora nel corso del tempo e i disegni diventano sempre più colorati, sempre ricchi di dettagli che fanno intuire le parti anatomiche degli animali rappresentati e i loro movimenti. Anche gli strumenti aumentano e oltre a rocce appuntite, che permettono le prime sperimentazioni, vengono creati pennelli, cannucce per lo spruzzo, punte di roccia. Anche le mani diventano più abili.

Per chi volesse approfondire questo argomento, suggerisco di visitare il blog “Didatticarte” di Emanuela Pulvirenti.
Di cui abbiamo già parlato anche qui su Occhiovolante.

Dopo questo excursus provo di solito a chiedere ai bambini quali sono i primi esperimenti d’arte fatti da loro. Il percorso grafico dei bimbi in età prescolare assomiglia molto al percorso intrapreso dall’uomo preistorico: si comincia facendo degli scarabocchi, si prosegue provando a riprodurre le forme che ci circondano, poi si continua osservando meglio e provando a riprodurre i dettagli.

Ripercorriamo la “Storia” dell’uomo partendo dalla nostra storia personale e quotidiana, di cui i bambini hanno sicuramente esperienza, attiviamo così le loro conoscenze pregresse.

Utilizzare le conoscenze pregresse aiuta a fissare meglio i contenuti successivi, inoltre mi piace molto sentirli raccontare perché davvero i bambini sono molto competenti quando parlano delle cose che conoscono, perciò sarà un piacere sentirli raccontare dei propri fratelli minori o di sé quando erano piccoli!

A questo punto però facciamo lavorare le mani!

Per realizzare il laboratorio di pittura rupestre servono:

  • Pietre piatte, tipo selce, una per ciascun bambino
  • Pietre tonde, tipo ciottoli di fiume, uno per ciascun bambino
  • Ocra rossa, ocra gialla che si possono acquistare online
  • Carbonella; i bastoncini potranno essere macinati e usati anche come matite rudimentali
  • Argilla secca, reperibile sulle rive dei fiumi
  • Colla d’amido (per conoscere la ricetta)
  • Della carta da pacco bianca
  • Dei piattini o ciotole di recupero in cui mettere le polveri prodotte per preparare il colore
  • Un cucchiaio di plastica

Questa parte dell’attività potrebbe essere svolta in giardino o anche su un selciato. Divido la classe in piccoli gruppi da 4, 5 bambini ciascuno e ogni gruppo si siede a terra in cerchio. Al centro di ogni cerchio metto 3 o 4 (a seconda di quanti coloranti abbiamo) ciotole di recupero in cui i bambini metteranno le polveri una volta prodotte. I colori prodotti da ciascun bambino saranno poi usati per il lavoro di gruppo.

A questo punto faccio una dimostrazione pratica di come macinare: credo infatti che, soprattutto per le cose pratiche, “guardare è metà dell’imparare”. Cominciamo con l’ocra rossa: si prende la pietra piatta e il percussore (quella tonda), poi si appoggia sulla pietra piatta un po’ di ocra rossa e si comincia a strisciare con forza, senza battere; più la polvere sarà fine, più il colore sarà bello perché la polvere si scioglierà meglio nella colla d’amido. Una volta preparata la polvere la metto nel piattino o nella ciotola. Infine aggiungo la colla d’amido e mescolo con il dito fino a creare il colore.

Finita la dimostrazione consegno ai bambini le pietre (piatta e percussore), poi passo a dare i colori in modo che in ogni gruppo si produca la stessa quantità di rosso, giallo, nero e grigio. Man mano che i bimbi producono le polveri, le versano nelle ciotole; a quel punto passo io a mettere la colla.

Una volta preparati i colori raccolgo i sassi e metto al centro del cerchio la carta da pacchi chiedendo al gruppo di progettare la loro pittura rupestre; decideranno insieme se realizzare un lavoro di gruppo oppure se ogni bambino disegnerà quello che vuole nel foglio.

A volte questa è la parte più difficile del laboratorio.

I colori prodotti e mescolati con la colla d’amido sono reversibili, cioè una volta asciutti si possono reidratare con acqua e riutilizzare nei giorni successivi. La fantasia dei bambini è davvero infinita e sicuramente vi sorprenderanno con meravigliose pitture rupestri.

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