Cosa vedo cosa sento. Esercizi d’empatia da portare in classe

in Attività di classe by

Perché si parla spesso di empatia? Che cos’è? Ecco qualche esercizio per capirlo

Inizio questo articolo con un interrogativo che induce ad una riflessione garbata su perché oggi si parla spesso di empatia, cosa significa ciò e qual è la motivazione profonda che c’è dietro le nostre “capacità empatiche”?

Il significato etimologico di empatia

Prima di compiere questo viaggio alla scoperta di sé stessi e dell’altro, dobbiamo interrogarci sul significato etimologico della parola “empatia” dal greco  ἐν «in» e -patia: “sentire dentro”, è per me una “parola-valigia” tutta da scoprire ed è “la capacità di mettersi nei panni degli altri, di immedesimarsi con gli stati d’animo e i pensieri delle altre persone”. 

Una delle più belle definizioni viene dallo scopritore dei Neuroni Specchio e Scienziato Rizzolatti che afferma:

Empatia come contatto l’uno con l’altro, il riconoscere nell’altro un’emozione”.  

Ma come favorire questo con i bambini? 

Lo si può fare con la “cura pedagogica” nella relazione educativa. Dedicare del tempo alle “capacità empatiche” ha numerosi risvolti positivi, perché favorisce in classe e a casa la comunicazione, l’accettazione di sé e degli altri, una maggiore autostima e consapevolezza emotiva e i bambini diventano così i “protagonisti attivi” delle proprie emozioni. Crescere prestando attenzione all’altro significa educare cittadini attivi e rientra nell’apprendimento di educazione civica, con l’obiettivo di costruire tutti insieme uno spazio di umanità e condivisione!

Da Pedagogista e Insegnante mi sono chiesta come possiamo creare delle vere e proprie “Lezioni di Empatia” da svolgere sia in classe che in famiglia. 

Vorrei qui proporre un mio “esercizio d’empatia” e di rispecchiamento emotivo dal titolo “Occhi negli occhi” .

Ecco un esercizio di empatia

In  classe: disponiamo i bambini a coppie, seduti uno di fronte all’altro

Invitiamo i bambini a guardarsi negli occhi per circa 20 secondi.

Chiediamo ai bambini di darsi reciprocamente le spalle e di concentrarsi sulle sensazioni e le emozioni che gli sguardi gli hanno suscitato.

Facciamo un giro di scambio condivisione e chiediamo: “Cosa hai provato? Cosa ti hanno comunicato i suoi occhi? È stata una sensazione piacevole o spiacevole? Racconta…

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In questo esercizio il guardarsi negli occhi creerà un contatto e la nascita di molte sensazioni ed emozioni. Il concentrarsi sullo sguardo del compagno,  sentire cosa ci ha comunicato, è un modo di “sintonizzarsi sulle nostre e le altrui emozioni”. Chiedersi alla fine di verbalizzare e raccontare questo è una presa di consapevolezza emotiva. 

Come afferma Daniel Goleman autore e psicologo, insieme a Peter Senge nel libro “A scuola di futuro” edito da Bur, “l’apprendimento sociale ed emotivo è complementare a quello scolastico mettendoli insieme si ottiene un’educazione a tutto tondo del bambino”. 

Mi giunge però un nuovo interrogativo, quanto noi adulti di riferimento siamo lontani dal “notare” gli altri, dal “sintonizzarci” su di loro e “dall’empatizzare” ossia dall’essere preoccupati dei loro problemi e dei loro vissuti?

Perché è qui la differenza, non esiste l’empatia ma le empatie, quella “cognitiva” comprende come gli altri vedono il mondo e i loro modelli mentali, quella “emotiva” è un collegamento cervello-cervello che ci offre una sensazione interiore immediata di come si sentono gli altri e infine ma non per importanza subentra “la preoccupazione empatica”, colui o colei che si sintonizza e si ferma ad aiutare ed è questa quella più importante perché rientra nelle classi di “cura”. Cura dell’altro come sostegno, come sicurezza.

Bibliografia di riferimento 
  • A scuola di futuro. Per un’educazione realmente moderna, Daniel Goleman, Peter M. Senge –Bur Edizioni
  • In te mi specchio. Per una scienza dell’empatia di Giacomo Rizzolatti , Antonio Gnoli  –Rizzoli 
  • A scuola di Empatia di Tropeano Marta – illustrazioni di Alessia De Falco edito da PortaleBambini.it 

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Sono un'insegnante e pedagogista mi occupo di educazione emotiva e didattica delle emozioni, sono anche autrice della raccolta di favole emozionali "Una Carezza Nell'Anima" edito da NeP Edizioni.

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