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Proposta per un’analisi del testo senza figure retoriche

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Nell’analisi del testo le figure retoriche potrebbero non essere così importanti. L’obiettivo è capire e apprezzare la letteratura, non dissezionarla.

La cosiddetta analisi del testo, con dentro l'individuazione delle figure retoriche, è la principale e più curata competenza nella didattica di italiano in qualsiasi ciclo scolastico. 

Già a suo tempo Claudio Giunta aveva però espresso dello scetticismo sull'esagerata attenzione data alle figure retoriche e io qui, pensando anche alla prima prova dell'Esame di Stato, vorrei provare a riprenderne il discorso con una mia proposta didattica.

L’analisi certosina delle figure retoriche è davvero l’approccio giusto?

Il mio punto di partenza è che l’analisi certosina delle figure retoriche non porta davvero alla piena comprensione di un testo letterario. Nessuno ha mai capito meglio una poesia soltanto dopo averla passata ai raggi X dell’analisi strutturale e retorica, così come nessuno ha mai amato un film soltanto dopo aver appreso cosa è una dissolvenza incrociata o un piano americano. Queste cose sono importanti, ma per il tecnico, non per il lettore in senso generale.

Il focus è un altro…

Se, invece, concentrassimo l’attenzione degli studenti su ciò che conta, ovvero sul personale godimento di quell’intreccio di forma e contenuto che è la letteratura, avremo colto l’obiettivo di creare lettori indipendenti che sanno ricercare e apprezzare il testo letterario anche se le cognizioni retoriche rimangono poche ed essenziali. 

E per apprezzare la letteratura l’unica cosa utile è frequentarla assiduamente. Ogni libro letto regala maggior finezza al lettore, ogni confronto con passate letture ne affila lo sguardo. Pian piano ogni lettore scopre cosa gli piace e cosa no; impara a gestire le aspettative create dai testi, a notare se e quanto si allineano ai canoni del genere, a percepirne i toni, le variazioni e i sottintesi, tanto di lingua quanto di contenuto.

La competenza si costruisce così: interiorizzando le proprie letture.

Non esiste lettore esperto che non abbia letto tanto e l’analisi minuziosa, guidata, tecnicista del testo non è un sostituto valido dell’esperienza. Passare in rassegna tutte le particolarità metriche, stilistiche e retoriche di una poesia non permette di percepirla meglio, se nel proprio bagaglio di lettura di poesie ce n’è solo una mezza dozzina o giù di lì.

Si badi bene che in questo approccio la riflessione sul testo è centrale. Parlare di letteratura aiuta a capirla meglio, perché le nostre idee non possono essere chiare finché non le abbiamo ordinate ed esposte: è la cosiddetta “meta-cognizione”.

Bisogna quindi imparare a descrivere e spiegare le proprie reazioni a un testo.

Leggendo, a puro titolo di esempio, Languore di Verlaine, l’importante non è descriverne  l’armamentario tecnico, bensì avere una reazione emotiva di fronte all’immagine di un poeta che si identifica con l’Impero Romano morente, per poi saperla articolare in frasi e ragionamenti.

Questo significa che non ci si deve tanto soffermare su anafore o chiasmi, ma su quello che quegli strumenti tecnici, che possono anche rimanere invisibili, vogliono portarci a vedere. 

Se c’è una cosa che il lettore deve mettere di suo, piuttosto, è una qualche conoscenza pregressa di ciò che è stata Roma antica. Devo avere qualcosa in mente da evocare quando Verlaine parla di di  decadenza dell’Impero Romano.

Se non conosco la storia di Roma, quel languore per me rimane morta a prescindere da qualsiasi analisi retorica. Insieme con quello letterario, infatti, quel che serve davvero è un buon bagaglio culturale in senso generale: solide cognizioni di storia, geografia, scienze e tanto altro.

Se tale bagaglio culturale e letterario ce l’ho, il testo sotto i miei occhi non solo prende vita e significato, ma posso metterlo in relazione con mille altre suggestioni, con altri testi simili od opposti, in una ricerca che si amplia continuamente.

Ed è con una buona esperienza di lettura che posso cogliere tono e registro di una poesia:

È popolaresca o raffinata? Esplicita o allusiva? Se nel mio bagaglio culturale ci sono sia filastrocche popolari, sia poesie colte, le analogie di una nuova poesia con le une e con le altre emergeranno,  e noterò anche le sfumature. Potrò esprimere opinioni personali e dire se passaggio è roboante e magniloquente o intimo e delicato anche senza contare anafore e aposiopesi.  Ovviamente lo stesso vale per la prosa.

Invece di polverizzare la letteratura nel mortaio dell’analisi tecnica, può quindi essere utile fare letture comparative.

Si provi a leggere una poesia di Montale e una di D’annunzio nella stessa lezione, e si vedrà che le rispettive vene poetiche diventano subito più chiare. Se si prova a leggere qualche ottava scanzonata di Ariosto accanto a quelle solenni di Tasso, si capiranno subito meglio l’uno e l’altro. 

In tal senso è importante non solo accostare alla letteratura anche altre forme di espressione culturale (pittura, fumetto, cinema, ecc.) ma reimpostare lo studio cronologico della letteratura, sia pure senza abbandonarlo. 

Invece di proporre la tradizionale lettura biologica-evolutiva della letteratura

Può essere più utile proporre agli studenti ampie sintesi di quel che nel corso del tempo andranno a studiare e affrontare preliminarmente mirate antologie di testi rappresentativi delle epoche e dei movimenti da approfondire poi più avanti con maggior agio (con periodiche riprese del quadro di riferimento per mantenerlo vivo e chiaro). 

Non servono grosse introduzioni, se non definizioni ben calibrate e quanto basta del contesto. Se uno studente ha modo di avere di fronte a sé, in chiave contrastiva, testi stilnovisti, rinascimentali, contro-riformistici e barocchi, avrà subito un bagaglio di concetti e di forme letterarie che lo orienteranno, e faciliteranno, nelle letture successive, attivando sin dall’inizio la sua intelligenza di lettore. Ne guadagneranno gli approfondimenti successivi, che diventeranno più fertili, precisi e focalizzati.

E’ un modo di insegnare la letteratura più vivo e che val la pena di provare.

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Foto di copertina by Payton Tuttle su Unsplash

Docente di italiano e storia al liceo E. Montale di Pontedera, ha fatto parte del gruppo di docenti che cura il blog "Condorcet. Ripensare la scuola". Scrive di scuola ed è animatore del laboratorio di metodo di studio "Tieni banco!", a Pontedera

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