Riflessione sull’Educazione Civica

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La riflessione di una insegnante di scuola secondaria di secondo grado sull’Educazione Civica

Qualche anno fa, la legge n. 92 del 20 agosto 2019 e successive integrazioni ha delineato il nuovo
volto dell’Educazione Civica nella scuola italiana.

Mi è venuto spontaneo ripensare ai manualetti elencati nella lista dei libri che i miei genitori diligentemente compravano per noi ed altrettanto diligentemente venivano rivenduti come nuovi perché non li usava nessuno, non credo per nostra cattiva volontà, ma perché a scuola non c’era mai abbastanza tempo per leggerli. Ricordo anche che in realtà fu mio padre a spiegarmi il significato ed i passaggi più importanti della Costituzione.

Come insegnante di scuola superiore ho visto quindi con interesse la riproposizione articolata dello studio della Costituzione e, a dispetto di quello che si sente dire correntemente, mi è sembrata più un’opportunità che l’ennesima seccatura per noi docenti.

Lo penso perché da qualche anno ormai le linee di tendenza per l’esame di Stato portano al colloquio multidisciplinare, che parte da un tema assegnato sul momento che si sviluppa su di un certo numero di discipline. Durante l’anno scolastico però l’approccio multidisciplinare è poco coltivato, presi come siamo dalla necessità di arrivare in fondo con il programma completato e oggettivamente quest’anno, nell’esperienza che ho avuto mi è sembrato piuttosto carente.

In realtà però, se in sede di programmazione proviamo ad evidenziare i grandi temi posti dalla Costituzione, ci rendiamo conto che o tramite i contenuti (e mi riferisco soprattutto ad Italiano, Storia, Filosofia, Inglese ed anche Greco e Latino) o tramite i metodi (e qui chiamo in causa le materie scientifiche) gli argomenti interdisciplinari sono numerosi ed altrettanto numerose sono le possibilità di declinarli in modi differenti.

Questo diventa una risorsa sul piano didattico perché permette di sviluppare un approccio ad ampio raggio. Ovviamente è prima di tutto il docente che non deve limitarsi ad una somministrazione anchilosata di contenuti. All’esame di Stato mi è capitato di sentire, alla domanda rituale sull’educazione civica, delle risposte del tipo “Abbiamo fatto questo” e poi la recita mnemonica del contenuto senza alcun raccordo, arricchimento o contestualizzazione.

L’educazione civica deve essere una forma mentale che deve entrare nel nostro approccio al sapere perché facciamo parte della società umana e deve essere un modo di vedere il mondo, con responsabilità e con rispetto. La riprova di questa necessità sono le varie voci che si sollevano da più parti circa l’opportunità di introdurre nella scuola (ignorando che esistono da un pezzo) l’educazione alla salute, l’educazione all’ambiente, l’educazione stradale, la lotta al bullismo e quant’altro. Dobbiamo educare a tutto, e chissà quando possiamo lavorare sulle materie di studio.

È inutile proporre pacchetti di ore per un argomento o un altro, che poi erodono il monte ore da dedicare a programma, verifiche ecc.. Occorre una visione che ci consenta di attraversare la nostra storia, la nostra cultura, la natura stessa ed attraverso questa lente affrontare lo studio con i suoi argomenti, le sue verifiche, i suoi approfondimenti.

Quindi non è tanto un manualino o un capitolo in fondo al libro che tampona il problema dell’educazione civica, quanto piuttosto un sistema di percorsi che permetta di far emergere o di costruire da zero (nel caso in cui il contesto familiare non sia efficace) una sensibilità a tutto campo, che ci consenta di appartenere al mondo nel mutuo rispetto degli uomini e della natura.
Questo sarebbe utile anche in sede di colloquio di esame di Stato perché l’approccio ad un tema di largo respiro coinvolgerebbe più materie e favorirebbe la possibilità di valutare veramente se uno studente è “maturo”.

Ben venga quindi, invece del manuale, una raccolta di mappe concettuali o di proposte di percorso che colleghino il sapere scolastico con le grandi tematiche come la libertà, la cittadinanza, il diritto al lavoro, l’ambiente e con i metodi scientifici che permettono di quantificare, studiare e connettere i dati del mondo, perché i giovani comprendano pienamente ed obiettivamente la realtà e ne siano protagonisti consapevoli.

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