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I “cattivi propositi” di un maestro per il 2021

in Scuola by
Con la fine dell’anno che si avvicina, scopriamo i “cattivi propositi” del maestro Ivan Sciapeconi

Io lo so qual è il problema. Il problema è che a scuola a me piace organizzare una festa di Natale con tutti i crismi. I bambini con la maglietta bianca, il cappellino rosso e Imagine di John Lennon cantata sulla base musicale tirata giù da Internet. È tradizione. Sempre Imagine di John Lennon, guai a cambiare. L’anno scorso mi sono buttato su Astro del ciel e guarda com’è andata a finire: una iella pandemica che non ti dico. Astro del ciel porta male.

Ecco, il problema è che io, con le feste di Natale, faccio un pieno di bontà che mi basta per l’anno intero. Vedo i bambini lassù, sul palco, con le tonsille a bellavista e penso: “Ma sì, dai. In fondo l’anno prossimo andrà meglio. Possiamo continuare, così: il bene vincerà.”

E invece niente, quest’anno la festa di Natale non si può e ho la netta impressione che non ce la posso proprio fare con i buoni propositi.

Non senza le tonsille dei bambini che cantano Imagine di John Lennon.

Sarà un anno di cattiverie.

Farò le linguacce da sotto la mascherina, che dà tanta soddisfazione e non ti beccano neanche con il metal detector. C’è un sacco di gente che se le merita, le linguacce e poi ho gli arretrati: tutti gli anni che per colpa delle feste di Natale mi son tenuto buono. Quella maestra che mi riprende ogni volta perché dice che non posso tappezzare il corridoio con i cartelloni…

Anzi, no, ho un’idea migliore: insegno a far le linguacce da sotto le mascherine anche ai bambini, perché una linguaccia va bene, ma ventisei vanno ancora meglio.

E poi, pensaci bene: in classe, se uno interviene ma non alza la mano, mica lo sai chi ha parlato. Il più delle volte, io faccio finta, perché mi dispiace chiedere: “Eh? Che hai detto? Chi ha parlato?”.

Bella, la didattica in presenza, ma da quando non sono più buono, questa cosa di stare tutti insieme dietro una mascherina e non sapere che cosa dice l’uno o l’altro mi sembra un po’ come la Corazzata Potëmkin per Fantozzi. Lo scrivo? Lo dico? Ma sì, dai, che inauguro l’anno: una cagata pazzesca.

Allora, ho pensato che tanto vale insegnare ai bambini anche a fare le pernacchie, da sotto la mascherina, o a dire le parolacce. Così, quando passiamo per il corridoio, a quella maestra lì viene l’ulcera e per tutto il venti-ventuno ci lascia stare.

Poverina, però. La maestra non è cattiva… è solo che ha tanti problemi già di suo. Ecco, lo sapevo: subisco ancora gli effetti di bontà della festa di Natale del ’19.

Lo so, devo reagire. La scuola primaria è un terreno infido. Se cediamo noi, gli ultimi buoni che credono nella magia del Natale, resteranno solo loro: quelli che ti guardano storto per ogni passo dritto o rovescio che fai.

E allora sì, reagisco. Telefono ai genitori dei miei alunni, uno a uno.  Telefono a quelli che, mentre io mi godevo, beato e rilassato, le canzoncine, le recite, se ne stavano al buio a far le riprese con il telefonino. Mi lascio per ultimo l’asso, il professionista, quel papà che viene tutti gli anni munito di due telecamere, una su cavalletto e una in mano. Tutta gente che si sarebbe potuta godere lo spettacolo in diretta, ma che ha preferito farsi venire un crampo per registrare i figlioletti in maglietta bianca e cappellino rosso che cantano Imagine di John Lennon.

Telefono, la dico chiara, e loro sono comprensivi. Bravi, i genitori, mica come certe maestre che conosco io. Mi mandano le riprese di tutte le feste di Natale passate ed esagerano, pure, perché ci aggiungono pure quelle dei fratellini e delle sorelline, dai tre ai quattordici anni. Tutte. Tutte, tranne quella dell’anno scorso con Astro del ciel. Lo sanno che abbiamo fatto un passo falso ed è ora di cambiare rotta.

Fate come me. Fate i buoni.

Rientro a scuola: la borsa dell’insegnante!

in Approcci Educativi by
Con l’apertura del nuovo anno scolastico, si torna tutti in classe! Ecco tanti piccoli suggerimenti per trasformare la borsa di un insegnante in qualcosa di unico.

Dopo la chiusura delle scuole e i lunghi mesi della didattica a distanza, alunni e insegnanti tornano finalmente in aula, pur con le mascherine e il distanziamento sociale. Sono state tante le cose fatte per rendere la scuola un luogo più sicuro e accogliente, e altre andranno ancora fatte. Ogni insegnante però, lo sa bene, dedicherà del tempo anche alla preparazione della sua borsa.

Dolci intermezzi

Ogni tanto qualcosa di dolce rende più gradevole la spiegazione. Perché allora non portare qualche caramella da mettere sulla cattedra o da distribuire agli alunni?

Momenti unici da immortalare

Una macchina fotografica o uno smartphone sono gli strumenti più semplice e veloci per riuscire a cogliere e fermare i tanti bei momenti vissuti dal gruppo classe. Possiamo farne uso durante i laboratori artistici o, se preferiamo, per raccontare lo stato d’animo degli studenti durante alcuni avvenimenti o attività. Non dimentichiamoci poi di stampare le foto più belle e magari appenderle in classe.

Un libro di poesie

Perché? Perché leggere e ascoltare le poesie ci aiuta a vivere meglio e ci rende migliori. Ogni tanto, può essere un bel modo per far riposare gli studenti e per accendere una bella discussione.

Un gioco a quiz

 È il modo migliore per fare appassionare gli studenti agli argomenti e per finire la mattinata prima di tornare a casa. Possiamo dividere la classe in gruppi, far scegliere gli argomenti e dare inizio alla sfida. Ne esistono di tanti tipi in commercio ma, se abbiamo tempo e voglia, possiamo preparare da soli tante schede con delle domande.

Un gioco per mettere alla prova il tuo cervello e le tue abilità.

Giochi matematici per testare la tua abilità coi numeri.

La scatola delle meraviglie

Chiederemo agli studenti di portare un piccolo oggetto di cui vogliono disfarsi per regalarlo ai compagni di classe (un giocattolo, un personaggio, un “tesoro” raccolto in spiaggia…) Tutti gli oggetti entreranno a far parte della scatola delle meraviglie. Potremo usarli per piccoli premi durante l’anno o per far realizzare agli studenti dei piccoli lavoretti o abbellire i loro elaborati.

Siamo sicuri che nella borsa di un insegnante troveranno spazio tanti altri piccoli utili oggetti, ma di sicuro un posto speciale sarà sempre e comunque riservato alla voglia di stare insieme, di far tornare la scuola – malgrado le tante accortezze – quel luogo straordinario di emozioni e di rapporti che tutti gli studenti conoscono.

Buon lavoro!

Cosa fa un maestro in mezzo a tante maestre?

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ivan sciapeconi maestro
Ivan Sciapeconi è un insegnante di scuola primaria. Cosa significa essere un maestro  oggi? Ce lo racconta con garbo e ironia.

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