Metodo Montessori.

Maria Montessori: le sue migliori 10 frasi in tema di educazione dei bambini

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Per concludere la nostra TOP 10 degli articoli più letti non poteva mancare l’articolo dedicato a Maria Montessori. Scopriamo insieme alcune delle sue migliori frasi sull’educazione dei bambini

Un decalogo di Maria Montessori, semplice ma potente, per capire ancora di più quanto è importante che i bambini sviluppino i loro talenti liberamente, grazie anche ad educatori capaci di risvegliare il loro interesse.

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Come calmare un bambino? Ecco il metodo Montessori!

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Don’t worry: be Happy (Child)!

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Alla scoperta del network “Happy Child”, dove tempestività dell’apprendimento e pedagogia positiva guidano lo sviluppo dei bambini da 0 a 6 anni.

Dopo aver affrontato il Montessori e il Waldorf-Steiner, con l’Happy Child chiudiamo il cerchio dei metodi pedagogici maggiormente utilizzati oggi.

Il network Happy Child si presenta come  una realtà educativa che offre servizi per la prima infanzia e la famiglia, che affianca il nucleo familiare accompagnandolo nel suo cammino di crescita, e aiuta le aziende a trovare soluzioni sostenibili per l’equilibrio tra attività lavorativa ed esigenze familiari dei propri dipendenti.

Il sistema di valori e l’impianto metodologico del network Happy Child si basa su una domanda molto precisa, ovvero:

Come possiamo aiutare i bambini ad esercitare in futuro, nel rispetto dell’altro e dell’ambiente, la propria libertà, apprendendo tutte le opportune capacità indispensabili per diventare gli uomini e le donne del domani?

Un interessante punto di partenza, che ha visto all’interno di Happy Child un chiaro intento di perfezionamento metodologico, organizzativo e strutturale.

Il metodo Happy Child interessa i primi 6 anni di vita del bambino, ovvero l’arco di tempo ritenuto più importante da un punto di vista dell’assimilazione di insegnamenti e attività.

Proprio per questa sua caratterizzazione, nell’ Happy Child è centrale il concetto di tempestività dell’apprendimento, con un programma didattico volto a sviluppare l’enorme potenziale che i bambini possiedono da piccoli.

Adatto ad ogni bambino, questo metodo è particolarmente indicato nei piccoli tendenzialmente insicuri e poco ottimisti verso le proprie capacità: vengono infatti sviluppate la gratitudine e la lode del comportamento positivo (pedagogia positiva), per incoraggiarli nei progressi quotidiani ed aumentare l’autostima anche in caso di ‘insuccesso’.

I principi pedagogici

Oltre all’educazione tempestiva e alla pedagogia positiva, i principi pedagogici dell’Happy Child sono:

  • l’educazione personalizzata, che tiene conto delle attitudini individuali e che si mette in pratica attraverso l’adozione di sezioni miste, omogenee per età.
  • la metodologia didattica specifica, che mira a far approfondire le conoscenze del bambino, attraverso attività in grado di stimolare i 5 sensi, favorendo anche la conoscenza della lingua inglese. Giocando e divertendosi, infatti, i bambini sono capaci d’imparare la seconda lingua in modo naturale.
  • la collaborazione genitori/insegnanti: lo sviluppo integrale e il benessere del bambino passa necessariamente attraverso la buona sintonia tra la famiglia – i genitori sono i primi e i principali educatori dei figli – e le educatrici.

Il network Happy Child propone una continuità metodologica ed educativa tra asilo nido e scuola dell’infanzia; nelle scuole d’infanzia, infatti, si passa alla partecipazione e al coinvolgimento attivo dei bambini nelle attività quotidiane.

L’educazione personalizzata e tempestiva, la didattica partecipativa, la direzione collegiale sono le metodologie che meglio si accordano con le caratteristiche di una scuola autonoma che tiene conto delle attitudini individuali.

Qui trovi maggiori informazioni sul progetto pedagogico, e qui le possibilità di formazione per educatori, staff e genitori.

Reggio Emilia Approach: il metodo che ci invidia il mondo

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Scopriamo il Reggio Emilia Approach, il metodo educativo ideato nel dopoguerra dal pedagogista Loris Malaguzzi, e Reggio Children, il Centro Internazionale per la difesa e la promozione dei diritti e delle potenzialità dei bambini e delle bambine, che continua a promuoverlo in tutto il mondo.

Reggio Emilia Approach: è la fine della Seconda Guerra Mondiale quando, Loris Malaguzzi, importante pedagogista italiano ed insegnante, si fa portavoce di una sentita esigenza della comunità, ovvero, veder rinascere la società attraverso l’educazione e l’ istruzione dei bambini.

E così, sfidando contrapposizioni classiche come studio/divertimento, teoria/pratica, realtà/fantasia, e stravolgendo i ruoli dell’educatore e del bambino, Malaguzzi dà vita alla sua rivoluzione.

Una rivoluzione che si concretizza in un vero e proprio metodo educativo, e che prende il nome dalla città in cui è nato: il metodo Reggio Emilia, più internazionalmente noto come Reggio Emilia Approach (lo avevamo menzionato qui e ne avevamo parlato anche qui).

Cos’è il Reggio Emilia Approach?

Il Reggio Emilia Approach, è un sistema educativo che interessa i bambini da 0 a 6 anni, e che vede il bambino occupare una posizione centrale.

Attraverso determinati percorsi che chiamano in causa la creatività, l’ intuito, la curiosità, si sviluppano le attitudini e le caratteristiche specifiche di ogni singolo bambino.

In questo metodo, infatti, proprio come nel Montessori, ogni bambino è considerato nella sua individualità, e ha un personale percorso di sviluppo. Come dire, cucito addosso come un abito!

Quali sono gli obiettivi di questo metodo?
  • Una crescita equilibrata e armoniosa del bambino
  • Formare un cittadino consapevole e capace di entrare in relazione con gli altri e con l’ambiente
  • Fornire condizioni di apprendimento, e non sterili conoscenze
Come viene considerato il bambino?

Un soggetto “dotato di diritti”, creatore di conoscenza, in grado di comunicare e con la piena facoltà di essere ascoltato, cui spettano iniziative e proposte: ecco qua il bambino, agli occhi del Reggio Emilia Approach.

Un esempio della sua autonomia? All’interno dell’assemblea di classe mattutina è il bambino stesso, o anche in gruppo, che inventa e programma la giornata.

Grazie ai suoi cento linguaggi e modi di pensare, esprimersi e capire, il bambino apprende attraverso un processo spontaneo che si sviluppa nella rete di relazioni che ha con la famiglia e con gli educatori.

È compito della scuola – in collaborazione coi genitori – valorizzare i suoi linguaggi, anche attraverso il gioco, l’arte, la musica, la cucina. 

Che ruolo ha l’educatore?

Dando piena fiducia al bambino, e fornendogli gli strumenti per osservare la realtà e porsi domande, ma anche progettare partendo dai propri interessi, l’educatore osserva e ascolta il bambino.

Dunque, più che salire in cattedra, l’educatore collabora con il bambino (ma anche con i genitori), seguendo e documentando passo passo progressi e risultati.

All’interno della scuola sono previsti degli spazi chiamati atelier in cui far entrare in contatto i bambini con diversi materiali, sperimentando e svolgendo attività che impegnino mani, pensiero ed emozioni.

Che ruolo hanno i genitori?

I genitori diventano educatori protagonisti. Nello specifico:

  • Si confrontano tra loro
  • Discutono con gli educatori riguardo alle eventuali difficoltà che il bambino incontra
  • Si occupano dell’accoglienza dei bambini
  • Gestiscono l’allestimento degli spazi all’interno delle strutture educative

Nel corso degli anni il Reggio Emilia Approach ha raggiunto un grande successo e una notorietà tale da essere imitato in tutto il mondo: Stati Uniti, Cuba, Palestina, Kenya, molti Paesi dell’Est Europa e altri ancora.

Esempio concreto e tangibile di questa fama lo abbiamo avuto nel 1991, quando la prestigiosa rivista statunitense “Newsweek”, identificò nella Scuola comunale dell’infanzia Diana, in rappresentanza della rete dei servizi comunali, l’istituzione più all’avanguardia nel mondo riguardo l’educazione dell’infanzia.

Reggio Children

Per valorizzare e rafforzare sempre più il Reggio Emilia Approach, nasce nel 1994 Reggio Children, centro internazionale per la difesa e la promozione dei diritti e delle potenzialità dei bambini e delle bambine.

Attraverso le sue attività, tra loro in relazione, Reggio Children sperimenta, promuove e diffonde un’educazione di qualità.

Oltre alla ricerca, Reggio Children si occupa di organizzare mostre e atelier, pubblicare libri sul tema e offrire consulenza e formazione costante.

Quello dell’educatore è un lavoro di formazione continua, soprattutto agli occhi del Reggio Emilia Approach. Proprio per questo motivo Reggio Childreen propone (a docenti, insegnanti, educatori, studenti, professori, operatori o chiunque è  interessato al tema) percorsi di formazione, seminari e incontri in Italia e nel mondo per conoscere e approfondire sempre più il Reggio Emilia Approach.

Infine, nel 2011 nasce la fondazione no profit Reggio Children Centro Loris Malaguzzi, per diffondere in tutto il mondo i valori del Reggio Emilia Approach, anche attraverso il confronto con altri Paesi e altre esperienze.

Per maggiori info:

  • Qui per formazione a Reggio Emilia
  • Qui per convegni e seminari nel mondo

Metodo Waldorf-Steiner: dove dita abili producono abilità di pensiero

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Il Waldorf-Steiner, metodo pedagogico della funzione armonizzante tra il proprio io e il mondo esterno

Dopo avervi fornito qui alcuni elementi del Montessori, passiamo in rassegna il metodo Waldorf-Steiner, dal nome dell’antroposofo e scienziato austriaco – collaboratore anche di Goethe – che lo teorizzò nella prima metà del ‘900.

Premessa della pedagogia Waldorf-Steiner è che ogni essere umano vive 3 diversi aspetti dell’esistenza:

  • ESTERIORE: percepibile attraverso i sensi;
  • INTERIORE: condito di esperienze personali, attraverso il quale si relaziona col mondo esterno e si esprime nei pensieri, sentimenti, atti;
  • quello in cui, nella sua individualità, si esprimono ideali e contenuti patrimonio dell’intera umanità;

Inoltre, il Waldorf-Steiner parte anche dalla considerazione dello sviluppo umano come interazione, all’interno di ogni persona, tra l’organismo ereditato e l’Io, nucleo essenziale di ogni individuo che mira ad  esprimersi appieno.

Queste premesse costituiscono le fondamenta di un processo educativo che ha una funzione principalmente armonizzante, perché visto come sostegno all’individuo in evoluzione su due aspetti:

  • aiutare il bambino a far sì che la sua corporeità diventi sia uno spazio abitativo idoneo ad accogliere la sua interiorità, che una porta aperta sul mondo;
  • sostenere il bambino durante il suo apprendimento su come utilizzare al meglio la sua corporeità, nel suo rapporto con il contesto sociale, culturale e ambientale.

Anche il metodo Waldorf-Steiner è generalmente adatto a tutti ma, più del Montessori, viene adattato progressivamente ad ogni situazione, in base al temperamento dei bambini presenti.

I quattro tipi di temperamento infantile riconoscibili
  •  Malinconico, in cui prevale l’importanza dell’io con una fragilità fisica e carenza di appetito;
  •  Collerico, proprio dei bambini iperattivi che sfidano il pericolo per ottenere ciò che vogliono; 
  • Sanguinico, caratteristico dei bambini molto nervosi, che compiono più azioni contemporaneamente; 
  • Flemmatico, proprio dei bambini tranquilli a cui piace bere e mangiare, e che iniziano a camminare tardi.

Il nostro obiettivo: elaborare una pedagogia che insegni ad apprendere, ad apprendere per tutta la vita dalla vita stessa.

La pedagogia Steineriana cerca dunque di riconoscere, coltivare e portare a manifestazione le potenzialità di ogni bambino, rispettando i tempi della sua evoluzione fisica ed interiore.

Parallelamente allo sviluppo delle conoscenze, per Steiner è fondamentale sapere come si evolvono le facoltà dell’animo umano: volere, sentire, potere. 

L’attività motoria, la fantasia, l’espressività, la creatività, l’iniziativa, sono per Steiner fondamentali nel percorso di apprendimento, ma oggi sono per lo più sacrificate; questo porta inevitabilmente ad un impoverimento dell’esperienza, pregiudicando la formazione di una sana capacità di iniziativa autonoma.

Ecco perché, nella pedagogia steineriana, le materie intellettuali e quelle artistiche/manuali hanno pari dignità: perché  “dita abili producono abilità di pensiero”.

Gli educatori sono chiamati ad eseguire con i bambini giochi ritmici con le dita sulla serie di brevi versi, e ad insegnare le tabelline a passo di marcia o battendo le mani a ritmo .

Così facendo i bambini sono stimolati ad esprimere le proprie abilità con soddisfazione personale, interessandosi a quelle dei compagni. Questo rende viva l’esperienza di armonia del gruppo classe, perché uguale attenzione viene data alla maturazione sociale.

L’organizzazione in settenni

Il percorso delle scuole basate sul metodo Waldorf-Steiner è diviso in settenni. Aspetto fondamentale è che l’educatore sia lo stesso, per ogni ciclo.

Questo perché è necessario che si sviluppi uno speciale rapporto di fiducia con i bambini. Il  maestro deve scendere come persona in mezzo ai bambini, farsi esempio, e seguirli, conoscerli, guidarli, orientarli: educarli.

Lo sviluppo del percorso
1° SETTENNIO | GIARDINO D’INFANZIA

Il bambino impara, da gesti, parole ed espressioni, a parlare, a camminare, a pensare, a “dire “io” a se stesso. In questa fase è importante evitare stimoli troppo  intellettuali, mentre è importante l’organizzazione dell’ambiente intorno a lui, che deve essere curato e ricco di fantasia, immagini e, soprattutto, gioco.

Il gioco è infatti il lavoro più serio: è giocando che i bambini riproducono ciò che accade intorno a loro, e dunque è proprio il gioco che pone la premessa per la futura comprensione del mondo.

2° SETTENNIO | SCUOLA DELL’OBBLIGO

In questa fase del suo percorso didattico, il bambino ricerca il rapporto col mondo e con chi lo abita, e dunque è molto importante l’educazione dei sentimenti.

Ecco perché il maestro verrà affiancato da insegnanti specializzati nelle singole materie, che sapranno sempre unire l’aspetto della pratica a quello della formazione cognitivo-intellettuale. Nel processo di apprendimento, che passa attraverso l’azione, tutto deve essere coinvolto: testa, mani, cuore!

Strumento importante è l’Attestato descrittivo, una sorta di pagella senza voti che descrive i vari aspetti del bambino, nello sviluppo globale delle sue capacità.

3° SETTENNIO | SCUOLA SUPERIORE

Qui troviamo insegnanti maggiormente specializzati, così da rispondere più efficacemente al bisogno di conoscenza e relazione dei ragazzi adolescenti.

Gli obiettivi sono:

  • Educare all’autonomia, alla creatività, al senso di responsabilità;
  • Allenare al pensiero autonomo, attraverso una reale comprensione;
  • Offrire sempre arte e cultura, perché ogni uomo è un artista: il rapporto con l’arte – in ogni sua forma – nobilita la quotidianità e crea riserve di forza;

Qui è possibile trovare una serie di appuntamenti legati alla pedagogia Steineriana, filtrati per città e argomento; qui è disponibile un elenco di seminari di formazione sul metodo Waldorf-Steiner, per insegnanti; infine qui una lista di proposte di lettura per approfondire questo metodo pedagogico.

Metodi pedagogici: quali sono?

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Il più noto è il Montessori, ma di metodi pedagogici ne esistono davvero tanti: proviamo ad orientarci!

Si fa presto a parlare di metodi pedagogici: molte, infatti, sono le strategie e le tecniche di insegnamento che hanno dato vita a vari metodi didattici, più o meno adatti al contesto educativo in cui si opera.

Facendo un rapido excursus, chiudiamo gli occhi e torniamo indietro fino al 1937, anno di nascita, in Francia, dei Centri di Esercitazione ai Metodi dell’Educazione Attiva (CEMEA).

Costituiti da persone impegnate nell’educazione e nella formazione sociale, arrivati poi anche in Italia nel 1950, si fondano sui principi dell’Educazione Attiva. I CEMEA affermano che:

  • ogni essere umano ha la libertà di svilupparsi e trasformarsi nel corso della sua vita
  • esiste soltanto una educazione, che si rivolge a tutti
  • l’educazione tiene conto del reale in tutte le sue forme
  • l’ambiente è fondamentale nello sviluppo dell’individuo
  • l’educazione deve fondarsi sull’attività
  • ogni persona ha diritto al rispetto
Cosa significa EDUCAZIONE ATTIVA?

Significa offrire a chiunque situazioni nelle quali essere consapevole del mondo che lo circonda. In questo modo, egli/ella contribuisce all’ evoluzione, in una prospettiva di progresso individuale e sociale.

Il metodo Margherita Fasolo

Rientra nel principio dell’educazione attiva, e la sua finalità educativa è seguire gli interessi dei bambini in età 2 – 6 anni senza imposizioni, lasciandoli liberi nella scelta delle attività.  

Parte integrante del metodo Fasolo è il progetto di formazione continua o permanente dell’insegnante, per acquisire o migliorare gli strumenti professionali che valorizzino sempre di più i desideri del bambino.

Forte è anche il rapporto con i genitori, con incontri organizzati in gruppi nei quali discutere dei vari momenti della vita dei bambini a scuola.

Il metodo Analogico Bortolato

Da Camillo Bortolato, suo ideatore, è definito come quello più naturale e istintivo. Nella sua genialità, infatti, il bambino compie ogni minuto migliaia di calcoli e supposizioni, e metafore e analogie sono per lui all’ordine del giorno.

Quale migliore strumento dell’analogia – anziché la logica – per conoscere il mondo?

Il Reggio Emilia Approach

Punto di riferimento nel mondo, si sviluppa e rinnova quotidianamente nelle scuole e nei nidi d’infanzia del Comune di Reggio Emilia.

Se ne inizia a parlare nella seconda metà dell’800, ma è negli anni ’60, con la figura di Loris Malaguzzi, che comincia a concretizzarsi l’idea di una rete di scuole e nidi d’infanzia comunali reggiani. 

Principale obiettivo di questo metodo, è il raggiungimento di una crescita armoniosa del bambino, portandolo ad essere un cittadino consapevole in grado di cooperare con il prossimo e rispettando l’ambiente.

Ogni bambino è considerato unico in quanto, nei suoi diversi tempi di sviluppo e crescita, possiede i “100 linguaggi e i 100 modi di pensare”.

L’ambiente poi è fondamentale nel valorizzare i 100 linguaggi, e lo fa tramite l’utilizzo del gioco, della musica, dell’arte e della cucina.

Ma quali sono, oggi, i metodi pedagogici più importanti? E come si decide se utilizzare l’uno piuttosto che l’altro?

Domande da un milione di dollari! Ma possiamo affermare che quelli al momento più utilizzati sono: il Montessori, il Waldorf-Steiner e l’Happy Child.

Il metodo Montessori è il più noto, e non solo agli addetti ai lavori, grazie anche alla fiction del 2007 di Canale 5 “Maria Montessori – una vita per i bambini”, con protagonista una strepitosa Paola Cortellesi. 

Elaborato tra il XIX e il XX secolo, il metodo Montessori parte dalla tesi che ogni bambino deve essere lasciato libero di esprimere le proprie capacità, senza che un adulto lo guidi.

Vi è alla base una grande fiducia dell’adulto verso il bambino, e la consapevolezza che questi apprenderà in tempi e modi diversi, in base alle proprie capacità e alla propria “mente assorbente”.

Le attività educative sono organizzate in modo da favorire la scoperta e la costruzione, senza oppressioni. Il docente semplicemente controlla che il bambino non diventi pericoloso per gli altri o per sé.

Libertà, spontaneità, fiducia, osservazione: questi i termini chiave del metodo Montessori, talmente noto e apprezzato da essere adottato attualmente da circa 65mila scuole in tutto il mondo.

Dal 1987, l’Opera Nazionale Montessori  – organizzazione nazionale di ricerca e formazione – sostiene, dal punto di vista metodologico, le scuole pubbliche e private che adottano il metodo Montessori, mediante apposite convenzioni.

Per questa ragione l’ONM promuove, a livello nazionale e internazionale, iniziative di studio e confronto con gli organismi istituzionali e con i rappresentanti delle diverse posizioni scientifiche e culturali.

Qui una lista aggiornata di tutti gli asili nido e le scuole Montessori in Italia.

Qui 100 attività in linea con la pedagogia montessoriana, per bambini dai 18 mesi. Per uno sguardo a 360° sul metodo, qui i riferimenti.

Per l’approfondimento del Waldorf-Steiner e dell’Happy Child, l’appuntamento è ai prossimi articoli in materia di metodi pedagogici!

Essere e fare scuola Montessori oggi: uno scorcio

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Il docente deve offrire stimoli, nutrimento, sguardo senza cercare i riflettori ma soprattutto rinunciando ad interpretare la relazione educativa come centrata sul potere e sul controllo

Una classe Montessori è un cantiere. Un cantiere pieno – ma non troppo- di muratori, mattoni, cemento, attrezzato con tutto ciò che occorre perché la costruzione sia precisa, solida, sostenibile. Siete dei costruttori, bambini. Ciò che imparerete dipende da voi, io da maestra ho il compito di mettervi a disposizione un ambiente preparato perché possiate muovervi (si può davvero costruire qualcosa stando fermi immobili?) e gli strumenti e le occasioni adatti alle vostre forze e alle vostre capacità per realizzare il compito che portate dentro voi stessi, quello di imparare a imparare, così da poterlo fare sempre nel corso della vostra vita. Imparare attraverso la scelta autonoma e libera di ciò su cui sapete di aver bisogno di lavorare, attraverso l’autocorrezione che è l’unico modo perché l’errore possa davvero essere maestro (per dirla con Rodari…), attraverso quelle meravigliose astrazioni materializzate che una donna straordinaria ha pensato per voi ormai quasi 100 anni fa.

Astrazioni materializzate, così Maria Montessori chiamava i materiali di sviluppo che troviamo in ogni aula montessoriana, perché la mano è lo strumento dell’intelligenza e quei mattoni della conoscenza li afferro meglio se posso montare, smontare, associare, maneggiare i concetti matematici, geometrici, grammaticali. E la maestra (o il maestro, certo) cosa fa senza una cattedra? Il suo compito è altissimo ma difficile da interpretare correttamente, sta tutto in questo passaggio straordinario:
Questa è la nostra missione: gettare un raggio di luce e passare oltre. (…)
Stimolare la vita lasciandola però libera di svilupparsi: ecco il primo dovere dell’educatore. Per una simile e grande missione occorre una grande arte che suggerisca il momento giusto e limiti l’intervento: non disturbi o devii, senza aiutare, l’anima che sorge a vita e vivrà in virtù dei propri sforzi.

La maestra deve quindi offrire stimoli, nutrimento, sguardo senza cercare i riflettori ma soprattutto rinunciando ad interpretare la relazione educativa come centrata sul potere e sul controllo.

Pochi cenni ed è facile capire la completa assenza di rinforzi positivi e negativi, di premi e punizioni per orientare i bambini verso ciò che più o meno arbitrariamente consideriamo un comportamento adeguato, ma un’idea di disciplina visionaria perché si coniuga in modo strettissimo con quella di libertà, Non è detto che sia disciplinato un individuo allorchè si è reso artificialmente silenzioso come un muto o immobile come un paralitico. Quello è un individuo annientato, non disciplinato. Noi chiamiamo disciplinato un individuo che è padrone di se stesso e quindi può disporre di se’ ove occorra seguire una regola di vita.

Per me essere montessoriani oggi è ancora, purtroppo, portare innovazione nella scuola. Sì, purtroppo. Sarebbe infatti bello che le parole e le pratiche montessoriane fossero, come molti sostengono, superate e antiquate, sarebbe bello che la scuola avesse ovunque recepito questi principi: il bambino costruttore, la libera scelta, l’autocorrezione, l’ambiente preparato e funzionale, i materiali di sviluppo con le mani ponte tra la conoscenza e la realtà, l’autoregolazione. Invece è ancora una rivoluzione parlarne e ancora di più provare a fare scuola in questo modo, mantenendo quello sguardo sul bambino che va ben oltre e più in profondità delle sole procedure di presentazione dei materiali e di allestimento di un’aula da rivista

Ciò che però di più attuale ci lascia Maria Montessori e di cui abbiamo ancora bisogno in modo vitale come adulti che accompagnano i bambini nel loro costruirsi, è il senso ultimo del nostro lavoro educativo soprattutto oggi, quello di fare della scuola un presidio di giustizia e democrazia, di diritti e di costruzione del senso di appartenenza ad una comune famiglia umana. Gli uomini non possono più rimanere ignari di se stessi e del mondo in cui vivono: e il vero flagello che oggi li minaccia è proprio quest’ignoranza. Occorre organizzare la pace, preparandola scientificamente attraverso l’educazione.

La gestione della rabbia nel metodo Montessori

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