Ogni studente è unico. La neuroscienza può aiutare la scuola a non omologare i suoi alunni e aiutarli quando possiedono una struttura mentale che può portare all’esclusione
Gabriele Zanardi, psicologo e professore all’università di Pavia, in un ciclo di interventi a Tempo di Libri ha individuato punti di forza e problemi di un sistema ormai assodato: l’educazione scolastica.
L’unicità mentale di ognuno di noi è confermata da studi di neuroscienze che mostrano come il cervello sia plastico ed evolva nel corso della vita, consolidandosi tramite l’esperienza. Di fronte alle stesse attività la mente si attiva in modo diverso per ognuno di noi, spiegando il perché si trovi triviale ciò che per qualcun altro è un ostacolo insormontabile. Ecco, sapere questo permette di affrontare delle situazioni dove le differenze sono talmente importanti da provocare una difficoltà per l’alunno.
Insomma non tutti funzioniamo allo stesso modo, una buona scuola inclusiva deve tenere in considerazione queste discrepanze.
Per essere inclusiva gli educatori dovrebbero allora magnificare le abilità degli individui senza standardizzarle e forzarle (invano) a imboccare percorsi cognitivi in cui trovano ostacoli eccessivi rispetto ai compagni. Dalle scansioni delle attività cerebrali è emerso per esempio che l’attivazione dell’emisfero sinistro (legato al linguaggio) e una piccola attivazione di quello destro (legato all’immaginazione) sono fenomeni che avvengono spesso in un soggetto che si dedica alla lettura.
Ma quando prendiamo in esame un soggetto che soffre di dislessia osserviamo un attivazione massiccia del solo emisfero destro.
Significa quindi che in un esercizio di comprensione del testo, per il soggetto dislessico, un sistema di domande e risposte risulterà molto più complesso rispetto ai compagni, mentre un riordinamento di immagini costituirà la strada più naturale per interpretare e comprendere, e per l’insegnante, valutare.
L’insegnante è l’enzima della didattica; con la pragmatica e l’innovazione trasforma potenzialità in abilità.
Questo non significa ovviamente studiare esercizi diversi per ogni singolo alunno ma che tenere in considerazione stili cognitivi diversi può avere un valore sia per quanto riguarda la valutazione sia per quanto riguarda la possibile contaminazione nei metodi di risoluzione problemi. Non esiste un solo percorso corretto per arrivare a una soluzione e permettere ai bambini di condividere le proprie abilità può portare a un arricchimento per tutti.
Il lavoro del dottor Zanardi non si limita quindi a una strategia di attacco su una singola condizione dell’alunno, ma nel renderlo consapevole delle proprie abilità e generare la capacità di valorizzare i propri strumenti per superare gli ostacoli che incontrerà.
Il metodo quindi si basa sullo scomporre gli esercizi in un sistema ricorsivo che permetta di risalire al problema con certezza al momento dell’errore. L’esercizio viene suddiviso quindi in funzioni percettive, cognitive e capacità didattiche. Uno strumento di questo tipo permette di conoscere vari livelli di errore e ottimizzare l’impegno dell’insegnante direttamente sul problema specifico per non dover rispiegare tutto.
La scuola inclusiva passa anche per il giusto trattamento di chi fa fatica a tenere il passo. E non è attraverso un sistema di ricompensa democratico che si aiutano gli alunni, ma è ripensando la meritocrazia in maniera meno selettiva. L’esempio che fa Zanardi, ripescando dalla sua esperienza personale, è quello dei ciclisti: tutti vincono una coppa dalla più grande alla più piccola. Per Zanardi è controproducente, non si insegna la sfida, la fatica, e che i risultati possono non arrivare anche dopo tanti sforzi, eppure quando arrivano sono soddisfazioni vere.
La meritocrazia in sé non è un problema fin quando resiste il presupposto per cui tutti partono dalla stessa situazione e con le stesse abilità, ma purtroppo questa condizione non esiste. E allora è la scuola che deve riuscire il più possibile a fornire i giusti strumenti perché la “gara” sia equa e che tutti abbiano le stesse possibilità. Altrimenti la meritocrazia diventa solo uno strumento di legittimazione dell’oppressione dei più deboli.
Link:
La pagina di Gabriele Zanardi: http://www-3.unipv.it/webpsyco/personale/altri/zanardi.htm
Il portale di Scuola Oggi Domani con percorsi formativi per gli insegnanti: http://www.scuolaoggidomani.it/