Una nuova speranza per la barriera corallina

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Buone notizie. Un team di ricercatori americani potrebbe aver trovato una soluzione per salvare uno dei più importanti e variegati ecosistemi a rischio a causa del cambiamento climatico del pianeta

La barriera corallina è spesso chiamata “la giungla del mare” per il suo variegatissimo ecosistema. Fornisce una casa a quasi un quarto di tutte le specie marine nonostante copra meno dello 0.1% della superficie mondiale degli oceani, produce ossigeno grazie alle alghe che la abitano e protegge le coste dall’erosione.

Questo habitat meraviglioso è a rischio per il cambiamento climatico. Le alte temperature degli ultimi due anni hanno infatti causato quello che in gergo viene chiamato “sbiancamento” dei coralli, un fenomeno dovuto all’espulsione delle alghe simbiotiche. I coralli in questa condizione non sono ancora morti ma lamentano un forte stress ambientale.

Su 2300 chilometri, circa tre quarti della grande barriera corallina australiana sono affetti da questa condizione. Ma c’è ancora speranza. Non è la prima volta che avviene uno sbiancamento di queste proporzioni, negli anni ’70 in Florida e nei Caraibi si sbiancarono per il freddo da un 15 a un 40 per cento dei coralli. Questo evento ha permesso ai ricercatori di scoprire quali specie sopravvivessero meglio ai cambiamenti climatici.

Dave Vaughan, direttore esecutivo del programma di ripristino dei coralli del Mote Tropical Research Laboratory in Florida, sostiene che grazie a quei dati e ad alcune nuove conoscenze si possa salvaguardare questo habitat con un’efficienza impensabile appena dieci anni fa.

Vaughan e il suo team grazie a dei simulatori di flussi oceanici, valutano il comportamento dei coralli al variare di temperatura e acidità dell’acqua e scelgono le specie più adattabili. Non basta però. i coralli crescono molto lentamente, sarebbe impossibile ripopolare la barriera in poco tempo. Il team di Vaughan ha però scoperto che i coralli spaccati in tanti piccoli pezzetti crescono prima e possono essere così riprodotti a velocità molto superiori.

“Immaginate la vostra pelle, non cresce molto normalmente, ma quando viene tagliata si riproduce in pochissimo tempo per ripristinare la ferita”. Il meccanismo di rigenerazione del corallo è molto simile, se combinato con la selezione di coralli resistente ai cambiamenti è possibile contrastare attivamente i danni causati del riscaldamento globale.

C’è ancora molto da fare, sia per quanto riguarda il cambiamento climatico che la salvaguardia delle biodiversità a rischio, ma con questa tecnica sarà forse possibile ripiantare coralli come ora facciamo con gli alberi.

 

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Fonte articolo: https://motherboard.vice.com/en_us/article/dont-panic-we-can-still-save-the-great-barrier-reef

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