Il professor Marco Dallari si è prestato a giocare con noi di Occhiovolante per parlare di educazione in modo non convenzionale. Siete pronti? Si inizia con le sostanze velenose della didattica. Buon divertimento (e buone riflessioni)!
Abbiamo rivolto al professor Marco Dallari alcune domande, serie ma non seriose, partendo dalla convinzione che educare ai pensieri metaforici, laterali, impertinenti, sia fondamentale soprattutto in classe. La prima domanda è questa: sulla cattedra ci sono sei flaconi di vetro colorato. Dentro ci sono delle pozioni molto pericolose, alcune letali, altre comunque velenose per il “pensiero impertinente”. Cosa contengono i flaconi?
Sulla cattedra ci sono sei flaconi di vetro colorato. Dentro ci sono delle pozioni molto pericolose, alcune letali, altre comunque velenose per il “pensiero impertinente”. Cosa contengono i flaconi?
Il primo flacone contiene Molecole di Comenius. Come è noto Jan Amos Komenský detto Comenius, nel Seicento, aveva progettato un modello scolastico basato sul modello dell’uguaglianza: aveva inventato / introdotto l’aula con la cattedra sulla predella e i banchi tutti rivolti verso di essa, il libro di testo illustrato (l’Orbis pictus) scritto in latino e uguale per tutti; tutti dovevano imparare a parlare latino e apprendere le stesse cose, e creatività, originalità, autonomia di pensiero non erano assolutamente contemplati come valori pedagogici. In quell’epoca il suo era un modello utopistico che tentava di contrastare le disuguaglianze culturali derivanti da disuguaglianze socioeconomiche, ma oggi, a fronte di mutate condizioni sociali, politiche e culturali, sappiamo che la scuola dovrebbe valorizzare le differenze (conservando il valore dell’uguaglianza per i diritti e le opportunità). Troppo spesso però risulta affetta da Comenite (sindrome di Comenius).
Il secondo contiene Ottusina, un anestetico (che contrasta l’estetica) capaci di contrastare la dimensione emozionale, affettiva, sentimentale necessaria alla co-costruzione di conoscenze, rappresentazioni, capacità di giudizio, nel contesto educativo. La sostanza si trova non di rado, in natura, nello spazio cerebro-neuronale di molti insegnanti.
Nel terzo flacone troviamo la Valutatina maniacalis. La sua assunzione diffonde nell’ambiente educativo (insegnanti, alunni, genitori) la convinzione che siano fondamentali i voti, ma questo, come sanno bene i funzionari dei ministeri e gli esperti dei paesi europei nei quali la valutazione è stata eliminata, costringe inevitabilmente a limitare l’offerta formativa alle forme e ai contenuti riconducibili a una presunta oggettività e ha dimensioni formali rigidamente canoniche per consentire e favorire l’oggettività (ha ha!) della valutazione. Questo impedisce di dare importanza alle invenzioni metaforiche (non riconducibili ad alcun canone, anzi intrinsecamente “trasgressive”) e al valore euristico e creativo dell’errore.
Il quarto flacone contiene petali essiccati del grigio fiore della Fifonia allineata, una pianta parassita le cui molecole in sospensione nell’aria, dal leggero profumo simile a quello degli ambienti militari, monastici e carcerari, induce paura del nuovo, e di tutto ciò che induce stupore. Il soggetto che abusa di questa sostanza definisce “ordinato” e “rassicurante” tutto ciò che è organizzato per insiemi e sottoinsiemi la cui uniformità non permette di riconoscere caratteristiche e qualità delle singole parti che li compongono.
Nel quinto flacone sono contenute pillole di Subordinina Ubbidientis, che assunte in dose quotidiana rinforzano la convinzione di come sia molto meglio ubbidire che criticare e cercare una strada propria di pensiero e di comportamento, anche queste risultano eventualmente trasgressive. Chi ne fa uso sistematico cerca, e tende a creare forme di convivenza organizzata in cui i soggetti siano esentati dall’elaborare autonomia e responsabilità e si convincano che è preferibile che sia qualche “capo” (preferibilmente maschio) a dirci sempre e comunque cosa dobbiamo fare, cos’è bene o male, cos’è buono o cattivo, cos’è bello e cos’è brutto.
La Bruttosia officinalis è contenuta nell’ultimo flacone, ma è fortemente rintracciabile in natura nei contesti suburbani e negli edifici scolastici. Induce la convinzione che la funzionalità e l’utilità rendano superflua la bellezza, ma dietro la dichiarata e apparente sobrietà delle forme e dei colori e l’accettazione di elementi di degrado estetico ha come effetto collaterale l’attrazione per il kitsch, il vistoso, il volgare.
*Marco Dallari è professore ordinario di Pedagogia generale all’Università di Trento e alla Scuola di Specializzazione per l’Istruzione Secondaria (SSIS) di Rovereto e autore di numerosi saggi.