Elena-Zhukova valutazioni

Valutazioni: e tu che insegnante sei?

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La riflessione di Ivan Sciapeconi sulla questione “valutazioni”. Un bel viaggio nel ginepraio di pensieri di un maestro (davvero) speciale


Bene, facciamo un test. Un tuo alunno (o una tua alunna, ovvio) sbaglia una verifica. Tu che cosa fai?
A) Gli fai capire che ha sbagliato tutto e che nella vita merita un posto in fondo alla classifica. D’altra parte, qualcuno ci deve pur stare, laggiù a respirare la polvere. Chiuso.
B) Gli fai capire che ha sbagliato tutto, ma c’è una speranza anche per quelli come lui o lei. Starsene laggiù in fondo classifica ha il suo miele: si può sempre migliorare. Non hai mai conosciuto nessuno che ce l’abbia fatta, ma perché disperare?
C) Gli fai capire che sì, dai, la verifica non è andata bene, ma che in fondo c’è sempre una seconda possibilità. È la vita. Ah, la vita! Assesta i suoi duri colpi, ma poi le cose si sistemano. Fidati, ce la faremo insieme
Fine del test.

Ora, a parte che un articolo come questo non è il modo migliore per sapere che cosa hai risposto, posso solo dire che se sei un insegnante A o B, hai una gran fortuna. Grande, veramente. Gli altri, gli insegnanti C, invece, son persone un po’ contorte, piene di problemi. È gente che si rovina il sonno, specie adesso, sotto pagelle. In questo periodo, gli insegnanti che ci pensano su troppo, gli insegnanti C, si vedono passare sotto gli occhi il Facebook della classe: una sfilza di faccine sorridenti, fiduciose, talvolta sdentate. Sono le stesse faccine alle quali, fino a non tanto tempo fa, l’incoraggiante insegnante C, accoglieva una verifica indecente con un: “Non ti preoccupare, stellina mia, la prossima volta andrà meglio”. E le faccine si sono fidate e ci hanno pure provato a far andare le cose per il verso giusto. E per tutto il quadrimestre hanno pensato: “Non fa niente, la prossima volta andrà meglio”.

Ecco, solo che adesso abbiam smontato l’alberello di Natale, abbiam finito il panettone e pure la stella cometa se n’è andata. Adesso c’è da dare un voto alle faccine sorridenti e talvolta sdentate. C’è chi ha un metodo infallibile, matematico; c’è chi per tutto il quadrimestre ha messo dei più, dei meno, dei quarti di voto e si trova a far la media. Solo che poi li senti borbottare: “Ma se ho messo sette a questo, non posso mettere sette anche a quest’altro”. E sta lì, per ore, a meditare se abbassare il voto del primo o alzare quello del secondo. C’è chi è forgiato nell’acciaio e il dieci non lo mette perché, biblicamente, la perfezione non è di questo mondo. E c’è quello ancora più duro che non mette neanche il nove, perché anche avvicinarsi alla perfezione è peccato -biblicamente- mortale.

E allora che si fa? Si recupera il timbro del maestrissimo Manzi, quello in cui fece scrivere: “Fa quel che può, quel che non può non fa”? Magari sì, in fondo è un motto di buonsenso. Intanto, mentre ti rigiri sotto le coperte in preda al motto pseudo trappista “ricordati insegnante che devi valutare”, pensi a quanto sono fortunati gli altri, gli insegnanti A, ma anche quelli B. Mica come noi (ach! Mi son fatto scoprire proprio alla fine)…

Foto: https://photogrist.com/elena-zhukova/

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Maestro di scuola primaria e autore di narrativa. Ha pubblicato libri di testo, giochi da tavolo e software didattici. Vive tra Roma e Parigi (a Modena, per essere più precisi)

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