Parliamo de “Il mostro dei mari” il nuovo film d’animazione emozionante e a tratti commovente, con un bel messaggio di fondo.
In un’estate che, come di consueto, propone nelle sale cinematografiche o film horror di serie B o nuove avventure di tonitruanti super-eroi, è disponibile su Netflix un piccolo gioiello che consigliamo di non perdere.
Il mostro dei mari (The Sea Beast, Usa/Canada, 2022), regìa di Chris Williams, che ha anche scritto la storia insieme a Nell Benjamin, è, infatti, un film che mette insieme molte fonti letterarie e cinematografiche, ma per dirci qualcosa di nuovo ed inedito.
Di cosa si tratta:
Maisie Brumble è una ragazzina che vive in un orfanotrofio, dopo aver perso entrambi i genitori, scomparsi nel naufragio del Monarca, una nave che andava a caccia di mostri.
Maisie legge la storia dei mostri e della loro atavica lotta con gli esseri umani su un libro che si porta sempre dietro, anche quando dall’orfanotrofio scapperà per andare, finalmente, in cerca di avventure.
Le capiterà così di incontrare la ciurma dell’Inevitabile, un altro leggendario veliero caccia-mostri, e, in particolare, l’abile marinaio Jacob Holland e il capitano Crow, che ha perso un occhio a causa del più temibile dei mostri, la Furia Rossa, che da allora non ha mai smesso di inseguire.
Un film di animazione che ci racconta molto di più della solita avventura per mare
Questa, però, è solo l’intelaiatura di un racconto che, anche grazie ad una qualità di disegno e di animazione davvero apprezzabile, si dipana per quasi due ore, senza pause e senza cedimenti, dicendoci molto di più di quella che potrebbe sembrare l’ennesima storia di avventure per mare.
Ci sono dentro, infatti, riferimenti a Moby Dick e a Pinocchio, ma anche echi dell’immensa scrittura di Robert Louis Stevenson e di Joseph Conrad. C’è un rapporto che assomiglia molto a quello tra un padre e un figlio di Crow con Holland e tra una figlia e un padre tra Maisie e lo stesso Holland.
Un messaggio significativo…
Soprattutto in quest’epoca in cui sembriamo tornare a considerare normale la risoluzione dei conflitti con mezzi bellici, una profonda riflessione sulla guerra e sulle sue cause.
La maturazione che via via Maisie affronterà prendendo coscienza dell’importanza di conoscere le fonti delle (presunte) ricostruzioni storiche; persino un accenno, per pochi, ma decisivi minuti, all’obiezione di coscienza di fronte agli ordini di usare le armi.
Chris Williams ha scelto, e, visti i risultati, è stata scelta di grande saggezza narrativa, di non ripercorrere strade già usurate riducendo il ‘mostro’ a innocuo cliché, “umanizzandolo” o, ancor peggio, dotandolo di parola per qualche melenso dialogo.
L’ha invece lasciato nella sua dimensione di “diverso”, che risulta, proprio per questo, ancora più significativa nello sviluppo del suo rapporto con la ragazzina e con i cacciatori di mostri.
Sono due ore di grande divertimento, emozione, commozione, che lasciano nello spettatore, in quest’epoca di esaltazione spesso acritica della figura dell’eroe, un pensiero originale e da approfondire con costanza sulle ragioni dell’eroismo, sui suoi effetti negli individui e nelle società, sui mezzi che si utilizzano per raggiungere fini che, in fondo, non sempre sono così limpidi e onesti come tanti racconti vorrebbero dirci.