Cinzia Sorvillo ci racconta un laboratorio di scrittura creativa per una classe III della scuola media.
Parlando di scrittura creativa ci si domanda: come nasce un racconto polifonico? A volte in maniera casuale, inaspettata, non PROGRAMMATA; basta sapersi porre con spirito entusiasta e costruttivo di fronte all’imprevedibile e all’inatteso che una classe e una lettura portano necessariamente con sé.
C’è stato un periodo in cui nella mia scuola abbiamo fatto i turni pomeridiani. Il giorno in cui è questo racconto ha fatalmente preso vita erano le cinque del pomeriggio. Dalla finestra entrava il buio dei pomeriggi invernali e da lontano vedevamo accendersi le prime luci di case addobbate per il Natale.
Io e i miei alunni in quei giorni stavamo studiando il RACCONTO BREVE e insieme, sfogliano il nostro libro di antologia, ci siamo fermati sul celebre testo di Paul Auster, Il racconto di Natale di Auggie Wren.
Come noto, questo testo è un esempio di racconto nel racconto.
Protagonisti sono Paul Benjamin, il quale deve scrivere un racconto per il ‘New York Time’ e l’amico Auggie Wren, che si offre di raccontargli la miglior storia di Natale mai sentita. Una storia che da un lato mette in risalto l’intensa storia d’amicizia tra lo scrittore e il tabaccaio fotografo Auggie, dall’altro ci propone un racconto in cui prorompe la fatalità della vita, quella “musica del caso” che ritma in maniera inconfondibile le pagine di Auster.
In questo racconto nel racconto una coincidenza prende la forma di un incontro che trasforma la vita del protagonista: un incontro natalizio, casuale e inaspettato, che genera un cambiamento (in questo caso positivo).
Al termine della lettura, ho proposto così ai miei ragazzi di inventare una storia tutti insieme, partendo da un mio input e poi proseguendo la storia uno alla volta, a turno. Un laboratorio di scrittura creativa!
Ovviamente loro hanno accettato, come sempre, con entusiasmo. Il mio input è stato:
il protagonista è un maschio, è seduto al tavolo di un bar di un quartiere malfamato di New York e, per caso, incontra un altro ragazzo che gli cambierà il Natale.
I ragazzi hanno cominciato così a immaginare una storia.
Io ho dato la parola in base a come si alzavano le mani e ho annotato su un quadernetto il racconto che stava venendo fuori. Purtroppo il suono della campanella ha interrotto la storia a metà, quindi ho proposto ai miei alunni di inventare dei finali singoli e di mandarmeli via mail.
È così che quindi, proprio perché ogni persona ha la sua voce e la sua storia, ognuno ha inventato il suo finale.
A me poi l’onere della selezione dei finali, che ho scelto solo in base a dei criteri di coesione e coerenza testuale e non di contenuto. Alla fine ho inserito il testo e alcuni finali sulla piattaforma gratuita SparkPage, che in questa classe ho insegnato a utilizzare per presentazioni di progetti e lavori di Storia.
Ne è uscita fuori una bella storia e nonostante i quattro finali proposti siano diversi, c’è un fil rouge che li accomuna. I ragazzi hanno immaginato:
- una figura genitoriale che non ascolta la voce del figlio e la sua specificità altra da quello che l’adulto vuole,
- la solitudine del non essere ascoltati,
- la possibilità dell’incontro positivo, dell’incontro che offre una possibilità di cambiamento.
Nella speranza che ognuno possa aprire e non chiudere lo sguardo agli incontri, auguro a tutti buon Natale con “Un incontro di Natale a New York”.