Erica Angelini

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Gli oggetti parlanti: trasformare le tracce in fonti di informazione – Terza parte

in Attività di classe by

Si conclude con questa terza attività, la serie di articoli dedicati alle fonti di informazione: partiamo dal racconto di Paolo Diacono

La terza traccia che propongo è scritta; si tratta di un breve testo estratto dal racconto che Paolo Diacono, poeta e scrittore Longobardo, fa della migrazione del suo popolo. In questa attività, oltre a lavorare sul concetto di traccia\ fonte, lavoriamo sulla capacità di individuare ed estrarre informazioni che riguardano il tempo e lo spazio.

Strutturazione dell’attività su un breve racconto di Paolo Diacono

Per prima cosa consegno ai miei alunni la fotocopia con il breve testo estratto dall’opera di Diacono. Consegno loro anche una fotocopia con disegnata sopra una linea (che si trasformerà in linea del tempo completa) ed una cartina bianca del nord Italia e dell’Europa.

ecco il testo che consegno loro:

Alboino, in procinto di partire per l’Italia, chiese aiuto ai suoi vecchi amici Sassoni, per avere un maggior numero di uomini con cui invadere il vasto territorio italiano. (…)

I Longobardi dunque, lasciata la Pannonia, si mossero con le mogli, i figli e tutti i loro beni, per impossessarsi dell’Italia. In Pannonia erano rimasti quarantadue anni. Ne uscirono nel mese di Aprile, il giorno dopo la santa Pasqua, trascorsi già 568 anni dall’incarnazione del Signore. (…)

Alboino fece il suo ingresso a Milano il giorno tre settembre. Dopo di che prese tutte le città della Liguria, eccetto quelle poste sul litorale marino (…)

Ma la città di Ticino, che sopportava l’assedio da tre anni e alcuni mesi alla fine si arrese ad Alboino e ai Longobardi che l’assediavano. 

Mentre Alboino entrava in città dalla parte orientale, il suo cavallo cadde proprio al passaggio della porta e, per quanto spronato, per quanto colpito di qua e di la con le lance, non si riusciva a farlo rialzare. Allora uno degli stessi Longobardi si rivolse al re e disse:” Ricordati, o mio re, del voto che hai pronunciato. Rompi un voto così duro ed entrerai nella città: perchè questo popolo è veramente cristiano”. Alboino aveva infatti giurato che avrebbe passato a fil di spada tutta la popolazione, perchè non aveva voluto piegarsi. Ma quando, rompedo questo voto, promise indulgenza ai cittadini, subito il cavallo si rialzò ed egli, entrato nella città, mantenne fede alla sua promessa non recando offesa ad alcuno.

Tratto da Storia dei Longobardi di Paolo Diacono

Dopo averlo letto insieme in classe divido gli alunni in piccoli gruppi ( 3 max 4) e chiedo loro di:

  • Posizionare sulla linea del tempo le date (esplicite ed implicite) che ritrovano nel testo.
  • Posizionare sulla cartina i luoghi di cui si parla nella traccia\fonte tracciando successivamente una linea che mostri il viaggio compiuto dai Longobardi.
  • Scrivere un breve testo per riassumere il viaggio dei Longobardi descritto in questo breve testo inserendo, dove è possibile, una datazione.

So che questa consegna sembra semplice ma dobbiamo tener presente che i nostri ragazzi sono abituati a trovare tante informazioni già pronte sul libro e non è facile per loro pensare che le informazioni derivate da una traccia possano essere implicite (“…in Pannonia erano rimasti 42 anni…” quindi come mettiamo questa data sulla linea del tempo?) e che quindi ci voglia un ragionamento per renderle esplicite; stessa cosa vale per le informazioni di luogo.

Si conclude l’attività con la realizzazione di un testo scritto, che consentirà ai ragazzi di mettere ordine fra le informazioni ricavate.

Per recuperare la prima parte delle attività: clicca qui!

Per recuperare la seconda parte delle attività: clicca qui!

Foto copertina di Clay Banks su Unsplash

Gli oggetti parlanti: trasformare le tracce in fonti di informazione – Seconda parte

in Attività di classe by

Nella seconda parte dedicata alle fonti di informazione, proponiamo un’altra attività da fare alla scuola secondaria di primo grado sulla storia

Nel primo articolo di questa trilogia intitolata gli “oggetti parlanti”, ho raccontato come realizzare un’attività di riflessione sul concetto di traccia che si trasforma in fonte di informazione; qui continuo con un oggetto diverso, non portato da casa, non conosciuto…Come seconda traccia da trasformare in fonte di informazione, propongo il “sarcofago grande Ludovisi” le cui immagini potrete facilmente trovare in rete.

In questo percorso, oltre a lavorare sul concetto di traccia\fonte, produciamo, grazie alle informazioni ricavate dall’analisi, un semplice testo storiografico.

Il sarcofago grande Ludovisi: un’attività per lavorare sulla traccia/fonte

Il sarcofago grande Ludovisi è un sarcofago romano in cui sono state scolpite le immagini di una battaglia sanguinosa fra Romani e barbari. Durante il periodo dedicato al processo di trasformazione che dall’apogeo dell’Impero romano ci porta alla formazione del Sacro Romano Impero, parliamo a lungo del rapporto fra i Romani e i popoli migranti che provavano ad entrare nell’impero, sviluppando un parallelo con ciò che avviene anche oggi; ricollegandoci a questi argomenti propongo l’analisi di una traccia che aggiunge informazioni e competenze al nostro percorso.

Dopo aver consegnato loro una fotocopia a colori del sarcofago, che incolleranno sul quaderno in mezzo ad una pagina, metto la stessa immagine sulla LIM in modo da poterci scrivere attorno. 

Cominciamo con il ricollegarci a ciò che abbiamo già fatto perciò chiedo:

“Perché interroghiamo questa traccia?” Mi aspetto che qualcuno mi risponda “Per avere delle informazioni”.

E continuo: “E a cosa ci servono queste informazioni?” Per ricostruire la storia piccola di questo oggetto e aggiungere un pezzo alla Storia dell’umanità.

E ancora: “Quali domande possiamo fargli per avere delle info interessanti?” 

Possiamo fare tantissime domande ma è necessario partire, per non perdersi, da quello che ci interessa sapere e da quello che già conosciamo.

Fase 1 dell’attività – Cominciamo con l’OSSERVAZIONE

Per prima cosa chiedo ai miei ragazzi di osservare l’immagine che hanno sul quaderno e di dirmi cosa vedono; scriviamo alla lavagna le osservazioni spontanee.

Fase 2 dell’attività – Facciamo un’ANALISI:

Dopo aver osservato provo a stimolarli ad andare più in profondità  partendo da quello che sanno e tenendo presente che il sarcofago Ludovisi è stato scolpito nel III sec. d.c., faccio loro queste domande:

  • Conosciamo questo periodo storico? Cosa ne sappiamo? 
  • Pensiamo al periodo che stiamo studiando, ai personaggi, alle cose che succedono…
  • Riusciamo ad aggiungere altre informazioni alle nostre osservazioni?

Scriviamo i contributi che arrivano da queste domande sempre sulla LIM.

Fase 3 dell’attività – Passiamo alle IPOTESI e mettiamo in ordine

Chiedo a questo punto di provare a fare ipotesi partendo dalle informazioni scritte alla lavagna in modo da aggiungere altre informazioni. Ci aiutiamo attraverso alcune domande che ricalcano quelle che si possono trovare nelle tabelle per l’analisi dei testi letterari e costruiamo una tabella sul quaderno in modo da cominciare a mettere ordine fra le informazioni ricavate e quelle che aggiungeremo:

1. Personaggi

  • Chi sono i personaggi rappresentati?
  • Quanti tipi di personaggi sono rappresentati? Da cosa lo capiamo?

2. Ambientazione:

  • Dove si svolge l’azione? Ci sono dei particolari che ci aiutano a capire dove si svolge la battaglia? Quali sono?

3. Tempo

  • Quando si svolge l’azione? Ci sono dei particolari che ci aiutano a datare la storia?

4. Scopo e punto di vista dell’autore:

  • Qual è lo scopo dell’autore? Qual è il messaggio che vuole trasmetterci? Perché costruisce questa scena? Qual è il suo punto di vista?
  • Oltre alla storia principale, ci sono “storie nella storia”?

Fase 4 dell’attività – Interroghiamo noi stessi: IL MIO PUNTO DI VISTA

Ora, dopo aver analizzato la traccia e averla trasformata in fonte di informazione, chiedo loro di ascoltare cosa quella scena dice a loro e alla loro sensibilità:

  • Quali emozioni provo guardando le immagini del sarcofago?
  • Quali sono i personaggi o le “storie nella storia” che mi hanno colpito di più? Perché?
  • Da quale parte sento di volermi schierare?

Fase 5 dell’attività – RIELABORIAMO il materiale

Chiedo ai ragazzi di  costruire un testo che racconti la vicenda narrata nel sarcofago, alla luce delle nostre scoperte e di quello che sapevamo già; quello che scriveranno sarà un testo storiografico (di cui avevamo fatto esperienza in altre lezioni) cioè un testo che, partendo dalle tracce, ricostruisce, con una narrazione, quello che è raccontato attraverso l’oggetto.

Per cominciare a scrivere suggerisco di usare questa traccia per la scrittura: 

  • In questo basso rilievo si racconta….
  • Lo capisco da…

Abbiamo terminato il lavoro seguendo una loro generale curiosità sulle differenze che si notano fra l’armatura romana e l’abbigliamento semplice e povero dei barbari. Alcuni ragazzi hanno realizzato dei disegni e altri hanno fatto ricerche su come era composta l’armatura dei Romani.

L’analisi e il lavoro di ricerca li ha presi molto e anche dopo mesi di scuola, durante le interrogazioni, le vicende narrate sul sarcofago e la modalità di analisi, sono rimaste molto impresse.

Ecco alcuni dei loro lavori:

Foto copertina di ethan su Unsplash

Gli oggetti parlanti: trasformare le tracce in fonti di informazione.

in Attività di classe by

Un’attività per la scuola secondaria di primo grado per lavorare sulle fonti di informazione

Come insegnante di scuola secondaria di primo grado, e soprattutto come esperta di laboratori didattici, mi domando continuamente come poter utilizzare le meravigliose potenzialità del “Laboratorio didattico” nelle mie lezioni.

I laboratori didattici, che propongo attraverso il percorso Mani in Gioco, hanno specifiche caratteristiche e alcune di esse, non sono sostenibili nella didattica quotidiana perché:

  • Sono condensati di attività (giochi, racconti, esperimenti…) che creano meraviglia e curiosità per attirare velocemente l’attenzione dei ragazzi.
  • Hanno sempre una parte manuale che attiva e allena la parte creativa degli alunni.
  • Sono brevi, di circa 2 ore, e hanno tempi ben scanditi.
  • Di solito supportano un unico tema che si affronta a scuola.
  • Le attività sono studiate per dare autonomia ai ragazzi e ai bambini e in questa modalità si crea una bella confusione sonora e di movimento perché viene richiesto spesso di muoversi dai propri banchi, di collaborare, di lavorare su diverse postazioni… 

Organizzare un laboratorio didattico è impegnativo, ma anche molto stimolante per la classe

Per tutti questi motivi e per altri, organizzare un laboratorio didattico è molto impegnativo per l’insegnante, e secondo me, è possibile realizzarne al massimo 3 o 4 all’anno.

Le caratteristiche del laboratorio didattico che invece non vorrei perdere e che penso siano inseribili in un percorso di “didattica laboratoriale sostenibile” sono:

  • Gli studenti vengono messi al centro dell’attività didattica e si parte da ciò che conoscono e vivono.
  • L’attività prevede che gli alunni siano attivi e, dati man mano gli obiettivi, si muovano in autonomia.
  • Durante un laboratorio didattico gli studenti vanno alla ricerca di qualcosa, stimolando curiosità e desiderio di saperne di più.
  • Nel laboratorio didattico ognuno è libero di esprimere le prorpie ipotesi o di commettere errori che sono utili a tutti per ripartire facendo meglio.
  • Il tempo è disteso e, anche se i tempi sono ben scanditi, si lascia il tempo a ciascuno per arrivare al traguardo.
  • Spesso si lavora insieme (che è una delle cose più difficili) cercando di adeguare il proprio passo a quello degli altri per arrivare alla meta.

Non volendo quindi perdere questi ed altri aspetti positivi, ho pensato a come progettare una percorso di “didattica laboratoriale sostenibile” che prenda spunto dall’esperienza dei laboratori didattici ma che appunto sia sostenibile nella quotidianità e mi permetta di non impazzire nella preparazione.

In questa modalità di lavoro posso così alternare: lavori di gruppo, attività più manuali, flipped classroom, attività sulla linea del tempo, lezioni frontali, ricerche ecc… 

Progettare i percorsi e definire gli obiettivi

Per farlo mi affido all’esperienza maturata nell’Associazione Clio ‘92, definendo preventivamente sia i “concetti fondanti” che voglio supportare con la mia attività sia “processi di trasformazione” che voglio trattare in classe. 

Nei prossimi articoli troverete descritte 3 brevi attività che possono essere inserite nell’attività quotidiana e che mi aiutano a lavorare, durante l’anno scolastico, in modo particolare sul concetto fondante di Traccia che, se interrogata, può trasformarsi in Fonte di informazione.

Gli oggetti parlanti: l’attività

Ho chiamato questa prima attività “Gli oggetti parlanti” e consiglio di realizzarla all’inizio dell’anno proprio per cominciare a lavorare sul concetto fondante di Traccia \ Fonte perchè, come ci ricordano le Indicazioni Nazionali è importante che i nostri alunni sappiano “usare fonti di diverso tipo per produrre conoscenze sui temi definiti”.

Partiamo con un a domanda utile: Perchè chiamiamo “Traccia” gli oggetti costruiti dall’uomo (o le tracce del suo passaggio) e non “Fonti di Informazione”? 

Perchè un oggetto di per sé è neutro, non ci da informazioni a meno che noi non gli facciamo alcune domande e a quel punto, ricercando in quell’oggetto la risposta, lo trasformiamo in fonte di informazione! 

Un oggetto di conseguenza può essere contemporaneamente diversi tipi di fonte (scritta, visiva ecc…) e custodire anche diversi tipi di informazioni (chi lo ha fatto, il materiale, lo stile ecc…).

Per introdurre il concetto di oggetto che è traccia e diventa fonte di informazione,  leggo in classe, prima dell’attività vera e propria l’albo illustrato  “la casa che un tempo”; il racconto letto mi serve per attivare la riflessione sulle tematiche trattate senza che sia io a parlare: l’ascolto crea già da solo quelle domande e quella curiosità che mi servono per attivare la memoria dei miei ragazzi!

In questo racconto i due bambini, protagonisti della storia, esplorano una casa abbandonata e, grazie agli oggetti curiosi che trovano in essa, cominciano a farsi delle domande…

Da qui prende il via l’attività chiamata “Gli oggetti parlanti” che si sviluppa in diverse fasi:
  1. Chiedo ai bambini di portare a scuola un oggetto di quando erano piccoli e di consegnarmelo mettendolo dentro ad un sacco, senza che i compagni lo vedano; l’oggetto può essere qualunque cosa: gioco, coperta, pupazzo, foto ecc…
  2. Una volta raccolti gli oggetti scrivo alla lavagna alcune domande chiave che ci guideranno nell’analisi:
  • Che cos’è?
  • A cosa serve?
  • Per quale età è indicato?
  • E’ per un maschio o per una femmina?

I ragazzi scriveranno sul loro quaderno queste domande.

  1. A questo punto cominciamo ad analizzare gli oggetti che verranno estratti dal sacco e non verrà detto a chi appartengono.
  • Per ogni oggetto estratto facciamo delle ipotesi, confrontandoci fra noi; poi alla fine il proprietario confermerà o smentirà le nostre ipotesi.
  • Requisito fondamentale per giocare è il non giudicare le risposte degli altri! Non ci saranno risposte giuste o sbagliate ma solo ipotesi.
  • Alla fine dell’attività chiedo ai ragazzi di scegliere tre oggetti fra quelli estratti  e di descrivere l’analisi fatta in classe e poi la conferma ( o la correzione) da parte del proprietario.

4. Alla fine dell’attività chiedo ai ragazzi di scegliere tre oggetti fra quelli estratti  e di descrivere l’analisi fatta in classe e poi la conferma ( o la correzione) da parte del proprietario.

Per altre attività da fare in classe visita la sezione dedicata qui!

Gli albi illustrati per creare un buon gruppo classe

in Attività di classe by
Una bella attività di laboratorio che, partendo dalla lettura di albi illustrati, ci aiutano a impostare un buon gruppo classe fin dall’inizio dell’anno.

Un tema che negli ultimi anni mi ha molto incuriosita è l’uso degli albi illustrati nella didattica. Mi sono iscritta così a un corso di perfezionamento in “Letteratura per l’infanzia” che mi ha portato ad approfondire l’argomento dal punto di vista letterario, pedagogico e didattico.

Alla fine del percorso di studi ho elaborato una tesina che, partendo dall’uso degli albi illustrati come attivatori emotivi e cognitivi, tenta di fornire strumenti pratici e strategie per affrontare uno dei periodi più delicati dell’anno scolastico: l’inizio.

Il mio lavoro è rivolto alle classi secondarie di primo grado dove insegno italiano, storia e geografia, ma con qualche aggiustamento è sicuramente valido anche per altri gradi di scuola.

La mia tesi parte da un concetto molto semplice, a cui sono arrivata con l’esperienza ma che è anche scientificamente sostenuto, ovvero: si impara meglio e di più, quando in classe c’è un buon clima!

Leggiamo nelle Indicazioni Nazionali per il Curricolo: “Particolare cura è necessario dedicare alla formazione della classe come gruppo, alla promozione dei legami cooperativi fra i suoi componenti, alla gestione degli inevitabili conflitti indotti dalla socializzazione.”

In tanti anni di lavoro a scuola mi sono resa conto di come il gruppo classe influisca in modo forte nell’apprendimento di ciascun membro, trainando, se positivo, alunni in difficoltà, e spegnendo, se negativo, ogni desiderio di stare a scuola!

Ho visto classi eccellenti dove però vigeva un clima freddo senza relazione e dove ognuno pensava a se stesso, così come ho visto classi camminare davvero insieme cercando di  non lasciare indietro nessuno.

Capitare in una buona classe è certo questione di fortuna, ma credo sia indispensabile dedicare una parte dell’anno – la prima – a conoscere i ragazzi, a fare in modo che conoscano i loro compagni e decidere con coscienza quale direzione prendere come gruppo classe.

Il percorso che ho progettato si divide in tre incontri da circa 2 ore ciascuno.

– Il primo incontro si intitola “Chi sono io?” durante il quale, attraverso alcune attività, ogni ragazzo sarà invitato a riflettere su se stesso e a condividere le proprie riflessioni con agli altri.

Nel secondo incontro, intitolato “Io e gli altri”, l’obiettivo è quello di riflettere sui tanti rapporti che si possono impostare in un gruppo classe e più in generale in un gruppo.

Nel terzo incontro, intitolato “La Classe in gioco: regole e obiettivi condivisi per camminare insieme”, i ragazzi saranno invitati a scegliere quale tipo di classe vorrebbero avere e a darsi alcune regole per convivere bene.

Primo incontro: “Chi sono io?”

È la domanda a cui tutti cerchiamo di dare una risposta, per trovare un posto nel mondo e la motivazione per sopravvivere nei momenti difficili.

La scuola secondaria di primo grado è la scuola in cui comincia l’età della metamorfosi, l’età dello sviluppo; i maschi tardano un po’, le femmine di solito anticipano ma i grandi cambiamenti, sia mentali che fisici, cominciano a cavallo di questi tre anni.

Questo periodo della vita non per tutti è uguale naturalmente: c’è chi lo affronta come un momento desiderato in cui finalmente si cresce, si cambia forma, si diventa alti, barbuti, formosi, si diventa grandi…

Per alcuni invece la metamorfosi è una grande fatica: a metà fra l’infanzia e l’adolescenza, questo momento di passaggio è un cambiamento non desiderato che va a complicare magari altre situazioni.

Volenti o nolenti comunque, in questi tre anni avvengono o cominciano cambiamenti importanti nella mente e nel corpo; e in tanti, guardandosi allo specchio, faticano a riconoscersi.

Come aiutare i nostri ragazzi a riconoscere quell’estraneo che da tempo ormai li guarda dallo specchio? Per prima cosa possiamo far notare che quello non è proprio un vero estraneo! In effetti nello specchio ci sono sempre io con le mie caratteristiche, solo un po’ diverso; il primo passo quindi è riconoscere quella parte di me che ancora c’è e che probabilmente ci sarà sempre.

Ecco quindi che l’estraneo non è più tale, ed il compito è più semplice: si tratta di conviverci fino a quando la figura nello specchio diventerà famigliare.

Come traghettare i ragazzi nel conoscere e riconoscere se stessi?

Per riconoscermi e poi conoscermi ho necessità di sapere chi sono ed ecco perciò la domanda che apre il primo laboratorio. Credo che per stare bene con gli altri prima sia necessario stare bene, almeno un po’, con noi stessi, per questo il percorso comincia con un lavoro personale.

Le tre regole

Cominciamo il primo dei tre incontri dedicando un po’ di tempo alla presentazione del progetto in generale con i suoi obiettivi, le sue tempistiche e le sue regole; per riuscire a creare un buon clima in cui tutti si sentano liberi di esprimersi è necessario partire da tre atteggiamenti fondamentali: l’ascolto reciproco, il rispetto e la compartecipazione. L’enunciare queste regole non vuol dire che saranno rispettate sicuramente dai ragazzi, ma riuscire a rispettarle è un obiettivo a lungo termine, da ribadire di volta in volta senza stancarsi. Per realizzare l’attività ci mettiamo in cerchio, che è la più democratica fra le figure geometriche!

Perché usare gli albi illustrati

Dopo la presentazione entriamo nel vivo dell’esperienza dedicando circa 20, 25 minuti alla lettura ad alta voce degli albi scelti dall’insegnante. Nella mia tesi ho dedicato un intero capitolo al perché scegliere gli albi illustrati per cominciare un progetto ma qui, per questioni di praticità, citerò i motivi principali lasciandovi alla lettura di testi completi sulla questione scritti da insegnanti che da anni li usano nella didattica.

Nella mia personale esperienza mi sono resa conto che un albo illustrato, se ben progettato, può davvero essere una porta per entrare in altri mondi e per questo è molto utile all’inizio di un’attività di laboratorio, per introdurre l’argomento. Il “raccontare” in generale, se ben fatto, trasporta l’ascoltatore in un’altra dimensione in cui vi scivola spesso in modo incosciente.

La scelta degli albi illustrati come apertura di un’attività di laboratorio è motivata quindi dalle molteplici capacità di questo genere letterario: parlare un linguaggio profondo e polisemico, che unisce parola e immagine; mostrare punti di vista differenti; avere per ciascuno di noi un significato diverso in base all’esperienza vissuta; parlare in modo trasversale a piccoli e grandi ecc…

Un altro aspetto importante degli albi illustrati è quello di saper creare meraviglia e curiosità, entrambe emozioni che aiutano i ragazzi nel loro processo di apprendimento. Infine, ma non certo per importanza, mi affascina la gratuità del gesto della lettura ad alta voce perché, oltre ad essere dono, è anche creatore di relazione intima e positiva. Nella mia esperienza personale chi ha  potuto essere fruitore di lettura ad alta voce, diventa a sua volta dispensatore di essa creando un circolo virtuoso di dono e relazione.

Per questa parte del percorso (Chi sono Io) ho selezionato alcuni albi che conosco, ma naturalmente potrebbero essercene tanti altri…

“Dentro me”, A. Cosseau, Topipittori, 2008

“Casa di Fiaba”, Giovanna Zoboli e A. E. Laitinen, Topipittori, 2013

“Io sono Io”, Maria Beatrice Masella e J. Muñiz , Il leone verde, 2015

 “A che pensi”, L. Moreau, Orecchio acerbo 2012

Dopo la lettura appoggiamo un cartellone bianco sul pavimento in mezzo al cerchio e chiediamo ai ragazzi di ripetere a voce e poi scrivere alcune immagini, frasi o parole che la lettura ha fatto risuonare dentro di loro.

Dopo qualche minuto di “risonanza” togliamo il cartellone e consegniamo a ciascun ragazzo un foglio A4 con disegnato un omino stilizzato al centro; questo foglio sarà il nostro “attivatore grafico” che servirà ai ragazzi per riflettere su se stessi. Da alcune parti del corpo dell’omino partono delle frecce che terminano in fumetti; all’interno dei fumetti ci sono alcune domande: cos’ho in mente? Cosa so fare? Quali sono le cose che mi danno equilibrio? Ecc…

Una volta spiegata l’attività ogni alunno è invitato a cercarsi “un angolino” della classe dove svolgere, da solo, il lavoro richiesto.

Terminato il tempo del lavoro personale comincia la riflessione nel gruppo. Il lavoro di riflessione su se stessi è di per sé già molto utile ma lo è ancora di più se condiviso con altri e questo per alcuni motivi:

• ascoltando gli altri imparo sempre qualcosa su me stesso

• ascoltando gli altri vedo altri punti di vista.

• nell’ottica di dover condividere con i membri della classe tre anni di scuola, è utile e piacevole conoscere meglio gli altri membri della classe non limitandoci ad una conoscenza superficiale.

Messe in chiaro queste cose e ribadite le tre regole spiegate all’inizio del laboratorio, si comincia il giro di presentazione. 

Concludiamo il primo incontro incollando tutti i nostri “me stesso” su un cartellone che appenderemo in classe.

In copertina “Dentro me”, A. Cosseau, Topipittori, 2008

I libri-tunnel un laboratorio di classe per costruirli e utilizzarli

in Attività di classe by
immagine copertina
Nell’ ultimo incontro, dedicato alla progettazione e alla costruzione di materiali didattici personalizzati, abbiamo riflettuto sui libri-tunnel. 

La caratteristica principale dei libri-tunnel è quella di poter costruire, attraverso i tanti piani di prospettiva del loro meccanismo, una visione prospettica. Questa caratteristica li rende ottimi aiutanti nel restituire, in modo tridimensionale, le caratteristiche di un ambiente studiato in scienze oppure di restitutore in modo grafico, la descrizione di un luogo legato alla storia (ad esempio la descrizione della camera mortuaria di un faraone o la descrizione del foro romano ecc…).

L’attività proposta

L’attività proposta per il laboratorio con gli insegnanti è stata quella di immergerci nell’ambiente marino guardando il fondo del mare dall’oblò della copertina.

Il meccanismo di un libro tunnel si basa in partenza sulla tecnologia del soffietto, di conseguenza per costruirlo potrete farvi tagliare dal vostro cartolaio, un lungo rettangolo di Bristol che poi verrà piegato in quadrati più piccoli come un libro a soffietto. Quello che li differenzia invece è che il libro- tunnel è aperto al suo interno e si vedono vari fogli che possono essere utilizzati per costruire piani di prospettiva.

Il libro-tunnel, così anche come il libro-teatro, può essere utilizzato inoltre come lavoro di verifica su un genere letterario: si potrà chiedere, ad esempio, ai bambini di ricostruire in modo visivo quali sono i personaggi, gli ambienti e gli oggetti, caratteristici di un genere letterario che stiamo studiando o di ricostruire i dettagli di un’ambiente trattato in scienze.

Istruzioni per costruire un libro- tunnel:

Per realizzare un libro tunnel lavoreremo su pagine quadrate perciò taglieremo una striscia di Bristol larga ad esempio 15 cm e lunga un multiplo di questa misura.

Una volta piegata la striscia realizzeremo il disegno del cerchio (che ci servirà da oblò) sulla prima pagina poi, con l’aiuto di un taglierini, realizzeremo il buco.

Bucheremo nello stesso modo gli altri cartoncini che ci serviranno per creare l’ambiente marino e l’oblò. E infine creiamo il nostro fondale disegnando ed incollando piante, animali, e creature dell’ambiente marino.

Ed ecco alcuni lavori realizzati dalle corsiste:

… E dei bambini che hanno sperimentato in classe il laboratorio:

A conclusione di questo percorso e dopo aver ascoltato le considerazioni dei miei corsisti, posso affermare che imparare a costruire materiali didattici personalizzati sia davvero una grande risorsa per l’insegnante che progetta, a seconda della classe che si trova di fronte, quali strumenti utilizzare e poi li costruisce.

Un altro aspetto importante che ho riscontrato è quello del bisogno e del piacere che si prova nel costruire da soli qualcosa; nel mondo degli  adulti spesso la parte creativa dell’insegnamento viene sacrificata per problemi di tempo. Ritengo invece che proprio questa parte sia non solo da incrementare e valorizzare ma soprattutto da inserire nella didattica quotidiana che deve diventare didattica laboratoriale.

Se vuoi realizzare questo corso nella tua scuola o per un gruppo privato di persone, contattami al mio indirizzo mail: angelini.erica@gmail.com.

Non perderti gli altri appuntamenti: leggi gli articoli qui!

Come costruire il libro-teatro per raccontare e raccontarsi!

in Attività di classe by
La costruzione del libro-teatro è rientrato nella TOP 10 degli articoli più letti: un ottimo strumento da usare in classe per raccontare e raccontarsi. Scopriamo insieme come costruirlo in modo personalizzato.

Il libro-teatro è uno strumento facile da realizzare e ottimo da utilizzare in classe per raccontare e raccontarsi. Vediamo come costruirlo in modo personalizzato!

Ho imparato da tempo che insegnare agli altri mi serve per riflettere sul mio lavoro, su cosa insegno e su come lo faccio; è per questo che quando alcune maestre (con le quali avevo lavorato durante le sessioni di scuola estiva) mi hanno chiesto di condividere con loro i “trucchi del mio lavoro”, insegnandogli a costruire alcuni dei materiali didattici che utilizzo per i laboratori di Mani in Gioco, sono stata davvero molto felice!

L’obbiettivo primario, che mi sono data preparando questo corso di formazione, è stato quello di insegnare ad utilizzare strumenti e tecniche per progettare e costruire materiali didattici da utilizzare in classe.

Normalmente succede che maestre e maestri adattino le attività agli strumenti che hanno a disposizione ma imparando a progettare e costruire da soli ciò di cui hanno bisogno, potranno senz’altro preparare attività più adatte alla classe che hanno di fronte, pensando esattamente a quella classe formata da quei bambini, anziché ad una classe generica.

Ho individuato quindi 4 diverse tipologie di libri che possono essere costruiti utilizzando materiali facilmente reperibili e poco costosi, per alcune di queste 4 ho individuato modelli diversi perciò, infine, i libri costruiti sono diventati 6.

Le 4 tipologie sono:

1. Libri – Teatro, da costruire per poter raccontare  e raccontarsi.

2. Libri a soffietto, lunghi e pieghevoli per costruire e visualizzare la “successione del tempo”  o l’andamento di una storia.

3. Libro con le tasche e libro erbario per documentare le scoperte scientifiche .

4. Libri- tunnel, profondi, per imparare a guardare in profondità per costruire diorami o rappresentare in modo visivo il contenuto di testi.

IL corso si è svolto interamente in modalità on- line perciò ho provveduto a preparare i kit per ogni partecipante.

Libro- teatro per raccontare e raccontarsi.

Il primo libro di cui abbiamo parlato è stato il libro -teatro che riprende il meccanismo del “Carousel”: aprendo le pagine, si mostrano al lettore, diversi piani di prospettiva nei quali si possono disegnare scenografie, paesaggi e personaggi.

Utilizzo da molto tempo questa tecnologia per costruire grandi libri- teatro, da usare soprattutto nei laboratori in cui la narrazione ha un ruolo importante; raccontare una fiaba nel libro- teatro vuol dire far vedere “ fisicamente” e in 3 dimensioni, i luoghi e i personaggi di cui si parla ed entrare un po’ di più nella storia, immedesimandosi con i personaggi e le loro avventure.

Nel laboratorio “Libri strani per raccontare”, che fa parte del percorso sugli antichi mestieri, parto sempre raccontando una o due fiabe classiche nel libro- teatro poi, utilizzando un cartamodello di mia creazione, chiedo ai bambini  di costruire la loro personale storia, prendendo spunto dalle fiabe lette nel librone oppure inventandone una propria; questa consegna, data dopo le letture, permette ai bambini di metterci davvero qualcosa di loro nelle storie che raccontano e quindi di “Raccontarsi” attraverso lo strumento del libro teatro.

Alla fine del laboratorio ogni bimbo è invitato a raccontare davanti agli altri, la sua storia proprio come ho fatto io all’inizio.

Le insegnanti che hanno partecipato alla formazione, hanno costruito con me un modello in miniatura del libro-teatro utilizzando il kit “numero 1” ed imparando alcune utili strategie di cartonaggio.

Ecco alcuni dei loro lavori!

Questo è il primo dei 5 incontri del percorso dedicato alla costruzione di materiali didattici personalizzati, di seguito trovi gli altri appuntamenti:

Il Museo di “me stesso”: l’attività per imparare a conoscersi meglio

in Attività di classe by
museo di me stesso
Continuando la scoperta della TOP 10 degli articoli più letti, abbiamo una bellissima attività dedicata alla conoscenza di se stessi: Il Museo di me stesso

5 giornate di lavoro, 5 tematiche affrontate, 5 albi illustrati, un bellissimo gruppo di bambini variegati in età e carattere, 5 articoli che spiegano gli obiettivi del progetto e il dettaglio delle attività svolte. Cominciamo con il Museo di me stesso!

Giorno 1. Il Museo di “me stesso”

Gli oggetti raccolti nel museo non sono disposti in modo casuale ma vengono scelti accuratamente fra tanti per raccontare storie.

Come quando scegliamo le parole giuste per dire qualcosa, così è importante scegliere bene la disposizione degli oggetti nel museo e ci sono degli esperti che sanno metterli in ordine in modo che raccontino la storia giusta!

Ad esempio potrebbero documentare l’evoluzione artistica di un pittore, o parlare di un ritrovamento archeologico…

Il primo giorno ho pensato di dedicarlo alla conoscenza degli altri, ma anche di noi.

La lettura dell’albo illustrato “La collezione di Joey”, di C. Fleming e G. DuBois, ci ha aiutato ad entrare nel tema.

Joey è infatti un bambino curioso che raccoglie e colleziona oggetti trovati per caso. La sua collezione cresce negli anni fino a quando Joey decide di metterci mano assemblando fra loro i suoi tesori e creando delle vere e proprie opere d’arte.

Gli oggetti di cui ci circondiamo parlano di noi, dei nostri desideri e delle passioni

Così come gli oggetti raccolti da Joey, ad un certo punto, non sono più solo “oggetti” ma si trasformano nel messaggio che il bambino vuole condividere con chi gli sta attorno.

Prendendo spunto da questa lettura, ho chiesto ai bambini di raccontare di sé partendo da un oggetto  che amavano usare o che li rappresentava.

I bambini non si conoscevano tutti fra loro e l’espediente dell’oggetto può aiutare a parlare di sé senza farsi prendere dalla timidezza.

Qualcuno ha così raccontato del proprio animale domestico e della passione che ha per lui. Qualcuno dei videogiochi che gli tengono compagnia e lo fanno divertire, qualcuno delle matite colorate e della passione per il disegno.

Inizia l’attività…

A questo punto ho dato, ad ogni bambino, un foglio A4 in cartoncino leggero stampato con tante immagini di cornici in bianco e nero e ho chiesto loro di creare, partendo dall’oggetto con cui si sono presentati, un “Museo di Me stesso” disegnando l’oggetto scelto per primo e poi altri. 

Le cornici riempite con gli oggetti disegnati sono state poi ritagliate e incollate su un altro foglio che è diventato appunto il “museo di me stesso”, un’esposizione di opere che raccontassero di me.

Questo è il primo dei 5 incontri del percorso intitolato il “museo va a scuola”, di seguito trovi gli altri appuntamenti:

Progettiamo e costruiamo il libro con le tasche o libro erbario!

in Attività di classe by

Scopriamo insieme come realizzare un libro-erbario, uno strumento didattico da usare in classe per documentare le scoperte scientifiche.

“Esplorare” è una parola che amo moltissimo, mi mette energia e molta voglia di “fare” per questo la uso spesso anche come insegnante! 

“Esplorare” per me vuole dire essere curiosi e attenti e sempre pronti a farsi cogliere dalla meraviglia! Sicuramente ai più questo termine ricorda la natura e le esplorazioni che si possono fare negli spazi all’aria aperta per questo ho progettato, nel percorso di formazione “ Progettare e costruire materiali didattici personalizzati” un libro che sia utile per esplorare il territorio che abbiamo attorno.

Il libro proposto per questo incontro, è un libro con le tasche e con la tracolla che ci permette di raccogliere in passeggiata o in esplorazione, i  tesori naturali che troviamo, avendo contemporaneamente le mani libere ( visto che il libro si indossa con la tracolla!). Le pagine del libro si alternano a tasche per questo possiamo usarlo, oltre che per la raccolta, anche per la catalogazione del materiale che troviamo. Diventerà così un libro erbario.

Ecco come costruire un libro-erbario con le tasche

materiale per l'attività

Per costruirlo ci serviranno:

  • Dei sacchetti del pane color avana (possibilmente puliti e nuovi ma possono andare bene anche sacchetti recuperati) che abbiano la base di 15 cm.
  • Un rettangolo 15 x 35 cm che ci servirà come copertina e retro di copertina.
  • Un metro di spago robusto e 50 cm di spago più sottile o di fettuccia
  • Diversi rettangoli di Bristol avana da inserire nelle tasche
  • Un rettangolo di bristol 8 x 24 cm
  • La stampa della copertina che potrete scaricare cliccando qui.
Seguendo le immagini del tutorial qui sotto costruiamo il libro con le tasche:

Pieghiamo a metà i sacchetti, diventeranno le nostre pagine con le tasche.

passaggio1

Rileghiamo le pagine realizzando un ventaglio di pieghe con il rettangolo di cartoncino bristol 8 x 24 cm.

Incolliamo il lungo bristol verde per realizzare la copertina e il suo retro, ripiegando la parte finale che ci servirà per chiudere il libro.

passaggio4

Incolliamo la copertina e prepariamo i rettangoli di Bristol avana da inserire nelle tasche che si sono formate.

Inseriamo la tracolla…Infine chiudiamo con lo spago più corto il nostro libro con le tasche!

Nel laboratorio “ Le foglie ai raggi x” (che fa parte del percorso “Esplorazioni naturali” del progetto Mani in Gioco e del quale potete leggere un articolo proprio qui) ho utilizzato spesso il libro con le tasche come supporto per l’attività di esplorazione, raccolta e riflessione sulle forme e sui colori delle foglie; ecco alcuni esempi.

Storia come laboratorio vivo: via all’archeo-didattica!

in Attività di classe by

Ideato da Erica Angelini, un laboratorio di archeo-didattica per ricostruire la storia dei luoghi attraverso lo studio degli oggetti!

Abbiamo seguito tutti con il fiato sospeso la storia del recente ritrovamento delle 24 statue in bronzo a San Casciano dei Bagni, risvegliando l’Indiana Jones che è dentro di noi!

Un Indiana Jones che sonnecchia silenzioso ma che, non appena prendiamo in mano un oggetto in un mercatino dell’usato, svegliandosi esclama: quanta storia avrà alle spalle?”.

A questo proposito, Pirandello scriveva: “La fantasia abbellisce gli oggetti cingendoli e quasi irraggiandoli d’immagini care. Nell’oggetto amiamo quel che vi mettiamo di noi”.

La sensazione che avevo da bambina – che gli oggetti non fossero solo oggetti ma che prima o poi potessero prendere vita, come nei film della Disney – si è trasformata nella certezza, che ho da adulta, che gli oggetti possano davvero “parlare” e “raccontare” meravigliose storie!

I “Privilegiati”!

Non tutti però sono in grado di capire queste storie, ci sono nel mondo alcune categorie di privilegiati:

  • per primi i bambini, che guardano il mondo senza filtri e possono senz’altro parlare con pupazzi e bambolotti, certi che questi risponderanno.
  • gli scrittori, inventori di storie, che osservando gli oggetti ne traggono ispirazione per un nuovo racconto.
  • gli artisti, che attraverso la conoscenza delle tecniche e degli strumenti, trasformano le loro produzioni materiali in opere emozionanti.
  • gli archeologi che, attraverso una lunga formazione, imparano a trarre informazioni utili dagli oggetti, dalle loro forme, dagli usi, dai materiali usati per costruirli ecc., per ricostruire la storia della Terra e quella dell’uomo.

Perché quindi non partire proprio da loro per cominciare un nuovo argomento? In fondo dagli oggetti costruiti e utilizzati da una società possiamo, anche senza essere archeologi, capire tante cose… faccio un esempio! Per introdurre la civiltà dei Villanoviani, ben rappresentati dai ritrovamenti archeologici conservati nel museo archeologico di Villa Verucchio (Rimini), comincio sempre con una serie di slide di immagini degli oggetti ritrovati durante gli scavi. Sono molti infatti i ritrovamenti villanoviani provenienti dalla necropoli del Verucchio.

Prepariamo un cartellone!

Prima di cominciare la proiezione, prepariamo insieme un cartellone, o predisponiamo la lavagna, per accogliere le nostre supposizioni, che verranno verificate in un secondo momento. Trattandosi di classi quinte della scuola primaria do per scontato che conoscano il concetto di traccia e di fonte storica, ma per essere sicura di lavorare su conoscenze pregresse ben sviluppate, per ogni immagine chiedo sempre: di che tipo di fonte si tratta e quali informazioni ci può dare?

Le fonti visive

Portare i bambini a ragionare sugli oggetti, e più in generale sulle fonti visive, ha molti vantaggi:

  • per prima cosa permette a me di parlare meno lasciando più spazio a loro.
  • permette di attirare subito l’attenzione anche dei più distratti, cosa che non farebbe invece la lettura sul libro o il racconto dell’insegnante.
  • permette a ciascuno di essere protagonista attivo della lezione che richiede, per il modo in cui è strutturata, il contributo, le idee, le opinioni di tutti i membri della classe.
  • permette ai bambini di collegare le immagini sullo schermo a oggetti della vita quotidiana e di fare supposizioni sui materiali e le tecnologie usati per costruirli, sull’uso, sull’estetica ecc., proprio come viene indicato negli obiettivi di apprendimento per l’insegnamento della Storia («Individuare le tracce e usarle come fonti per produrre conoscenze sul proprio passato, della generazione degli adulti e della comunità di appartenenza […] Ricavare da fonti di tipo diverso informazioni e conoscenze su aspetti del passato»).

Inoltre il lavoro svolto sulla Lim e non sul libro di testo (dove spesso si trovano immagini interessanti) produce, a mio modo di vedere, un senso di lavoro di gruppo che non si produrrebbe usando il libro personale. Questo lavoro di analisi accende i cervelli e la curiosità di sapere se le supposizioni fatte corrispondono alla realtà oppure no!

Laboratorio di archeo-didattica sui Villanoviani

Ecco alcune delle immagini che uso (scaricate dal WEB) per il laboratorio di archeo-didattica sui Villanoviani seguite da alcuni miei spunti di riflessione.

Le prime due immagini ci permettono di riflettere sul luogo in cui sorgeva la civiltà,

in questo caso un’altura da cui si poteva scorgere buona parte della valle del fiume Marecchia e anche il mare.

La riflessione sul luogo porta inevitabilmente a fare molti collegamenti con il territorio e le materie prime a disposizione della popolazione e di conseguenza sull’artigianato (prodotto con le materie prime del luogo) e ancora sui commerci. Questo modo di ragionare si collega molto bene con l’insegnamento della Geografia perché conoscere un territorio ci aiuta anche a capire gli usi e i costumi della popolazione che lo abita.

Queste figure rappresentano oggetti d’ambra, la resina fossile che si trova abbondantemente nei corredi funebri delle donne villanoviane; una riflessione, su cos’è l’ambra (gli amanti dei fossili sono sempre molto ben informati!) e da dove si estrae, ci porterà a fare considerazioni interessanti sui commerci e sulle mode.

Queste immagini rappresentano alcune fra le urne cinerarie ritrovate nelle necropoli villanoviane; la riflessione sui diversi modi di concepire la morte nelle civiltà è davvero interessante e riflette la psicologia e la cultura dei diversi popoli; per approfondire consiglio P. Ariès “L’uomo e la morte dal medioevo ad oggi”.

Queste immagini ci portano a scoprire una delle tecniche artigiane usate dai villanoviani: la tessitura con telaio verticale. Proviamo a scoprire di cosa si tratta osservando i disegni sul “tintinnabulo” (uno dei pesi usati per tenere i fili tirati) e, a proposito di storie, chiedendo ai bambini di raccontare cosa è raffigurato su questo oggetto, vengono fuori storie davvero interessanti e buffe!

Dopo aver visionato altre “immagini parlanti”, e aver raccolto tutte le supposizioni, proviamo a vedere quali sono vere, e quali invece non corrispondono alla realtà dei fatti. Poi proviamo a ricostruire la vera storia del popolo di cui stiamo parlando.

Concludo l’incontro (o gli incontri) sui villanoviani, con un laboratorio pratico di tessitura, non a telaio verticale ma orizzontale, dedicando del tempo a spiegare e a sperimentare diversi strumenti per tessere.

Approfondimenti

Per avere qualche spunto sulla tessitura a telaio, si trovano in commercio molti libri per principianti.

Per avere altri spunti sui laboratori di archeo-didattica o sulla tessitura vi consiglio di visionare il mio blog www.maniingioco.blogspot.com o il mio profilo Facebook “Mani in Gioco”. Buon lavoro a tutti!

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Cartoncini alla mano e progettiamo insieme materiali didattici personalizzati!

in Attività di classe by

Il terzo incontro dedicato alla progettazione di materiali didattici personalizzati è dedicato ai libri a soffietto per visualizzare l’andamento di una storia usando tre dimensioni.

In questo terzo incontro, dedicato alla costruzione di materiali didattici personalizzati: i libri a soffietto, mi sono concentrata su un aspetto particolare dei libri in generale e cioè il rapporto fra parola e immagine.

Questa sinergia esplosiva è utilizzata, con effetti meravigliosi negli albi illustrati che aiutano noi insegnanti nella didattica, grazie proprio al lavoro di squadra di questi due linguaggi (figurato e scritto) che insieme rendono questo genere davvero molto inclusivo!

Il “soffietto tridimensionale”:

Il tipo di soffietto proposto per questo incontro è tridimensionale e oltre ad essere utile per rappresentare graficamente un racconto, è molto bello da vedere.

L’ho chiamato “soffietto a montagna” perché la striscia di cartoncino, che verrà poi piegata in tante pagine, non è tutta della stessa misura ma cresce di altezza partendo dalla prima pagina, che sarà più bassa, fino all’ultima, più alta.

Istruzioni per costruire il “soffietto a montagna”:

Per costruire il soffietto a montagna ci si può far tagliare, dal proprio cartolaio di fiducia, un rettangolo di Bristol di uno stesso colore che servirà come base per le successive illustrazioni e per il testo; questo rettangolo verrà poi tagliato realizzando le prime pagine più basse e via via più alte per creare l’effetto montagna o anche collina!

Ci serviranno inoltre carte e cartoncini colorati per realizzare le illustrazioni.

Infine sarà necessario stampare il testo della poesia che verrà poi ritagliato e incollato lungo il racconto.

Se dovessimo aver bisogno di una lunghezza ulteriore a quella del metro (Max lunghezza ottenibile da un Bristol) potremmo senz’altro incollare due pezzi.

Agli insegnanti del corso ho proposto di lavorare su una breve poesia di mia invenzione intitolata “Rosso”.

Le immagini accompagnano le parole seguendo il protagonista della storia lungo la strada per tornare a casa.

Ed ecco i passaggi per costruire il libro e le immagini:

Sulla striscia di Bristol, incolliamo i cartoncini colorati che ci servono per ambientare la poesia: alcuni azzurri diversi per il mare, il color sabbia per la spiaggia, il marrone per il terreno su cui costruiremo il paese e il bosco ed infine l’azzurro per il cielo!

Aggiungiamo le casette…

Poi gli alberi… Ed infine le parole!

Ecco invece i lavori realizzati dalle mie corsiste nelle loro classi:

Ed alcune variazioni sul tema:

I libri a soffietto come materiali didattici: ecco come realizzarli in modo personalizzato!

in Approcci Educativi by

Nel secondo incontro scopriamo come costruire i Libri a soffietto, lunghi e pieghevoli per costruire e visualizzare la “successione del tempo”.

A chi non piacerebbe vedere davanti a se bambini e ragazzi che ascoltano con grande interesse? Occhi sbarrati e attenti che non vedono l’ora che la lezione continui?

Penso sia il sogno di ciascun insegnante e di chiunque si occupi di educazione!

Questo naturalmente è anche un mio desiderio…ed è per questo che da circa 20 anni studio con attenzione tutti i passaggi e le attività da realizzare nei miei laboratori didattici per ottenere un’esperienza che sia significativa (cioè che crei conoscenze utili per la vita quotidiana) e gratificante per ciascun partecipante (che sia a misura di ciascun bambino o ragazzo).

La progettazione di percorsi sull’archeo-didattica mi richiede di essere attenta a molti aspetti: i tempi e la durata dell’attività, i contenuti, le preconoscenze possedute da bambini e ragazzi ecc; uno dei concetti importanti su cui riflettere, prima di cominciare a lavorare sul percorso di storia, è quello di “tempo passato”.

Come spiegarlo?

Per noi adulti pensare al passato è relativamente facile ma sicuramente per i ragazzi e (ancor meno) per i bambini è un concetto astratto che va costruito con pazienza. In questo caso la materialità, la concretezza di un libro a soffietto ci viene sicuramente in aiuto.

Il libro a soffietto, grazie alla sua tecnologia di libro che si allunga in orizzontale o in verticale, ci aiuta a rendere graficamente e visivamente l’idea del tempo Presente (che può essere rappresentato da un punto centrale del libro), del tempo Passato (che si sviluppa verso sinistra dal punto Presente) e del Futuro (che si sviluppa verso destra dal Presente).

Come introdurre l’attività di riflessione?

Disegniamo alla lavagna un pulcino che sta uscendo dall’uovo.

Per farlo non è necessario essere artisti ma, nonostante sia ormai facile utilizzare immagini tratte dal web, penso che un semplice disegno alla lavagna possa avere un grande fascino e sia di stimolo ai pigroni.

Dopo averlo disegnato chiediamo ai bambini: “Com’era il pulcino Prima di questa immagine? Cosa dovrei disegnare alla sua sinistra?” E poi, successivamente: “Come disegneremo il pulcino dopo, alla sua destra?”

La risposta, anche grafica, alle prime domande sarà che “ Il pulcino Prima era dentro all’uovo” e così disegneremo un uovo alla sinistra del primo disegno.

La risposta alla seconda domanda sarà che “Il pulcino Dopo si libererà dal guscio e comincerà a camminare sulle zampine”; disegneremo quindi alla destra del primo disegno un pulcino libero dal suo guscio.

Abbiamo così impostato, graficamente parlando, il concetto di tempo per cui rispetto ad un punto centrale del nostro foglio, a sinistra si va indietro nel tempo mentre a destra si va in avanti; notate che questa stessa convenzione si trova anche nei manuali di storia e negli albi illustrati, genere molto amato dai bambini.

Possiamo fare diversi esempi come questo, utilizzando sempre il disegno alla lavagna, il modello “prima e dopo” ( sia grafico che verbale) e la riflessione dei bimbi.

A questo punto costruiremo il nostro libro a soffietto

Utilizziamo materiali di facile reperibilità come cartoncini Bristol e cartone pressato (per la copertina) e chiediamo ai bambini di riprodurre nel soffietto la sequenza della storia pulcino scrivendo in alto, nelle tre pagine del soffietto: “Prima, Ora, Dopo”.

Istruzioni per costruire il soffietto:

Per costruire la sequenza semplice del “pulcino che esce dall’uovo” basterà farsi tagliare, dal proprio cartolaio di fiducia, delle strisce di Bristol 15 x 45 e poi piegarle in tre parti insieme ai nostri bambini; non fatelo voi! Ma facciamolo insieme a loro per allenare le mani ai lavori di piegatura.

Con le insegnanti del corso di formazione “ Progettare e costruire materiali didattici personalizzati”, abbiamo costruito due soffietti più lunghi e nel primo abbiamo inserito la filastrocca del pulcino con i giorni della settimana…

… mentre il secondo ci è servito come catalogo.

Altre modalità:

Un altro modo per applicare la tecnologia del soffietto infatti è quello di utilizzare le pagine per catalogare qualcosa; l’esempio proposto da me per il corso è quello di un catalogo di uccelli presenti nel mio giardino e delle loro uova (visto che, soprattutto in primavera ne trovo tanti, diverse per forma e colore!) per imparare a conoscerli e a riconoscerli.

Come usare il libro a soffietto

Il libro a soffietto può essere usato anche in verticale aprendosi verso il basso o verso l’alto. Nel laboratorio intitolato “ La memoria della Terra, archeologia per i piccoli” (che fa parte del percorso la “Preistoria nelle Mani” del progetto Mani in Gioco) attraverso un racconto in rima, seguiamo le radici di un grande albero che ci porta indietro nel tempo a riscoprire i nostri antenati (le nostre radici) e poi gli antenati più antichi e ad andare indietro nel tempo fino ad arrivare alla nascita della nostra amata Terra.

Se nel primo laboratorio sulla tecnologia del libro a soffietto abbiamo lavorato sul concetto di tempo, in questo secondo laboratorio dedicatogli abbiamo riflettuto sulle storie e abbiamo costruito un libro tridimensionale dove le immagini e le parole corrono insieme lungo le pagine del soffietto.

“Sigismondo e gli influssi della Luna”: educare all’arte, educare alla bellezza.

in Attività di classe/Letture in classe by

Un libro per andare alla scoperta di Sigismondo Pandolfo Malatesta, uno dei più famosi signori della città di Rimini.

Conoscete Sigismondo Pandolfo Malatesta? Fu uno dei più famosi signori della città di Rimini.

Colto, potente, coraggioso, egocentrico… Pandolfo fu tante cose, ma noi riminesi lo ricordiamo soprattutto per il Tempio malatestiano ( attuale duomo della città) che fece costruire per celebrare le sue gesta e la sua persona.

All’interno del Tempio si trovano innumerevoli opere d’arte che raccontano gesta, storie classiche o mitologiche, realizzate con diverse tecniche e materiali.

Un attività per educare all’arte e alla bellezza

Da questa ricchezza di linguaggi e di racconti è nato, qualche anno fa, il desiderio mio e di Elena Savini, amica e collega, di creare uno strumento didattico che avvicinasse grandi e piccini alle meravigliose narrazioni del Tempio che, pur essendo un famoso monumento ed essendo sempre aperto al pubblico, è per lo più, poco compreso.

Il linguaggio dell’arte non è infatti scontato da capire e potrei trovarmi di fronte ad un bellissimo affresco ma non riuscire a cogliere quello che l’autore voleva trasmettere; oppure potrei fermarmi disgustata davanti ad un ammasso di colori buttati sulla tela, senza saperne cogliere il messaggio profondo!

“Forse sono una persona poco sensibile?” potrei domandarmi… ma la verità è che la sensibilità c’entra fino ad un certo punto!

C’entrano invece tanto, l’educazione e la conoscenza dei linguaggi!

Ed è per questo che io ed Elena, circa tre anni fa, abbiamo cominciato a pensare, e poi a realizzare, “Sigismondo e gli influssi della Luna” con l’obiettivo di dare a chi lo legge, una prima alfabetizzazione artistica e simbolica delle opere d’arte conservate nel Tempio Malatestiano.

Abbiamo scelto di raccontare la storia attraverso il “meccanismo” dell’albo illustrato, utilizzando questa forma letteraria dove testo e immagini si integrano a vicenda; abbiamo anche scelto di illustrare il racconto con alcune delle immagini conservate nel Tempio, ritagliate e modificate.

L’effetto che vogliamo creare è quello che, chiunque legga l’albo e decida di visitare la chiesa malatestiana, riconosca all’interno di essa le immagini e i personaggi conosciuti nel libro.

Il libro “Sigismondo e gli influssi della Luna”

L’albo illustrato “Sigismondo e gli influssi della Luna”, racconta la storia del giovano Sigismondo Pandolfo Malatesta, prima che diventasse signore di Rimini. All’interno dell’albo si trovano anche: un’appendice, dove sono visibili le opere integrali da cui sono tratte le immagini della storia; un glossario, in cui vengono spiegati i significati simbolici di molti oggetti naturali e animali presenti nelle illustrazioni. Questo albo è stato inizialmente pensato come strumento didattico per il progetto “Laboratori al Tempio” (realizzato in collaborazione con la diocesi di Rimini) ma ha trovato una “casa” presso Maggioli Editore che ha creduto, insieme a noi, in questo progetto di educazione alla bellezza e di educazione allo sguardo.

L’albo illustrato si rivolge quindi a tutti i bambini che vogliono conoscere le avventure che il giovane Pandolfo vive sull’isola fortunata dopo la fuga dalla sua città; si rivolge anche a tutti quegli adulti che vogliono regalare la bellezza di un racconto che nasce da un’opera d’arte; si rivolge infine a tutti gli insegnanti che desiderano educare lo sguardo dei propri bambini e ragazzi.

Oltre a leggere il racconto e a gustarvi le avventure del giovane Pandolfo, è possibile fare altro con questo libro: andando infatti sul blog maniingioco.blogspot.com, potrete trovare alcuni tutorial che suggeriscono come giocare e come imparare-giocando dopo la lettura.

Buona Lettura

Potete trovare altre attività educative basate sui libri qui

Giorno 5. La passeggiata delle Emozioni

in Attività di classe by
La quinta e ultima giornata del progetto “Il museo va a scuola” è dedicato alle emozioni

E’ passata una settimana. Una settimana intera per giocare e riflettere sulla natura, sull’arte ma soprattutto sul ruolo dei musei come mediatori di un sapere; le opere d’arte sono “oggetti parlanti” che parlano però un linguaggio non sempre chiaro e comprensibile a tutti. In questa settimana, attraverso il progetto “Il museo va a scuola”, ho provato a far capire, ai miei bambini della scuola estiva, qual è il ruolo del museo ma anche qual è il ruolo dell’artista che racconta, attraverso le sue opere d’arte, qualcosa di sé utilizzando un linguaggio diverso dalla parola scritta o parlata. Siamo arrivati all’ultimo incontro e ho pensato di dedicarlo alle nostre Emozioni, proprio quelle che entrano in gioco quando ci poniamo di fronte ad un’opera d’arte.

L’incontro è cominciato così…

Nel prato con i bambini seduti o stesi su coperte e cuscinoni, in attesa del racconto. Per questa occasione ho letto loro “La passeggiata delle Emozioni”.

Libro di poesie “naturali” che ho scritto e auto- prodotto insieme a Francesca Nanni, amica e collega. Questa raccolta di poesie ed immagini è stata realizzata per un progetto legato ai musei di Santarcangelo di Romagna, Met e Musas, ed utilizzato in tutte le scuole che vi hanno partecipato.

Sfogliando il libro si trovano, in ogni doppia pagina, un’immagine e una poesia che descrivono insieme ( con il linguaggio figurativo da una parte e quello verbale dall’altra) un’emozione. Alla fine del libro c’è una parte dedicata alle attività di laboratorio in cui io e Francesca abbiamo creato dei brevi tutorial per suggerire a chi legge come usare il libro in classe o a casa.

Passeggiare vuol dire camminare a passo lento, guardandosi intorno senza fretta; ed è così che io e Francesca camminiamo quando andiamo a passeggiare… e al ritorno abbiamo sempre le tasche piene di meravigliosi tesori naturali! Un giorno abbiamo deciso di sistemare i nostri tesori su un tavolo e provare a fare delle composizioni che suscitassero in noi alcune emozioni, poi abbiamo scritto delle poesie…

Così è nato “La passeggiata delle Emozioni” e dopo averlo raccontato ai bambini abbiamo cominciato a lavorare!

Passeggiamo e raccogliamo

Ho inviato i bambini a passeggiare nel grande giardino della scuola e a raccogliere qualche piccolo “tesoro naturale”: oggetti curiosi come semi, foglie, sassi o fiori…cercando naturalmente di non strappare ma di raccogliere ciò che era già caduto.

Sui tavoli nel frattempo, li attendevano alcuni materiali per lavorare: Cartoncini, colori, forbici e colle…

Componiamo e diamo un nome

Per creare l’opera d’arte ho suggerito 2 modi di lavorare:

Si può partire pensando ad un’emozione, la nostra preferita o quella che proviamo più spesso, poi provare a rappresentarla con i materiali a disposizione; si può anche partire al contrario e provare a dare un nome all’emozione che la composizione di materiali naturali ci suscita…

In entrambi i casi ecco nascere un meraviglioso “Emozionario della Natura”!!

Giorno 4. Museo d’arte moderna

in Attività di classe by
Il 4° giorno del progetto “Il museo va a scuola”, è dedicato all’arte moderna: un’idea per un’attività con il gesso da fare in classe.

Mi capita spesso di constatare che i ragazzi e i bambini conoscano molto meglio l’arte antica di quella moderna; questo perché, a meno che i familiari non siano degli esperti per lavoro o passione, la formazione scolastica arriva raramente a trattare il ‘900 e si ferma spesso molto prima.

Partiamo con un “brain – storming”…

Per il giorno numero 4 ho pensato di partire quindi con un “brain – storming” sull’arte moderna chiedendo ai bambini che cosa si intendesse con questo termine.

Come sempre dalla discussione sono venuti fuori punti di vista molto interessanti fra cui l’opinione diffusa che ”arte moderna” fosse un po’ sinonimo di “voler guadagnare molti soldi facendo schizzi o buchi su di una tela”!

Per attivare ulteriormente la discussione, ho proposto la visione del silent book Museum” di J.S Castan e M. Marsol, un albo che sa essere contemporaneamente inquietante e divertente.

Penso che l’arte in generale sia uno dei modi che l’essere umano ha per esprimere ciò che ha dentro ma alcune modalità sono così distanti dal nostro modo di ragionare e sentire che è necessaria una mediazione.

Questa naturalmente può essere la guida del museo, che attraverso la visita guidata ci apre la porta ad un mondo nuovo: quello dell’autore, del suo modo di sentire, del suo modo di vedere e di trasmettere, attraverso tecniche e strumenti, il suo pensiero.

Anche il protagonista dell’albo “Museum” apre la porta di una strana casa in cima alla collina e, senza saperlo, comincia un’avventura straordinaria che lo porterà ad entrare ( nel vero senso della parola!) nell’immaginario dell’autore attraverso i suoi dipinti.

L’attività:

Volendo rimanere legata alla natura che circonda la scuola, ho pensato di creare degli stampi in gesso e argilla di composizioni botaniche realizzate con fiori e foglie raccolti nel giardino. Ho chiesto ai bambini di comporre, seguendo il proprio gusto, una composizione di fiori e foglie per realizzare un’opera d’arte che rispecchiasse loro stessi.

La ricerca dei materiali

Per prima cosa abbiamo passeggiato in giardino cercando alcune cose naturali ( rametti, foglie, fiori…) per realizzare una piccola composizione. Ho poi protetto i banchi con del cartone da scatolone e dato ad ognuno un panetto di argilla chiedendo di realizzare con essa un cerchio di circa 15 cm di diametro e alto almeno 2.

Questo cerchio d’argilla è la base per la nostra composizione perciò ogni bambino ci ha appoggiato sopra gli oggetti naturali raccolti e li ha schiacciati con delicatezza:  a questo punto l’argilla impressa è diventata il nostro stampo per il gesso.

Con una striscia di bristol ho circondato il cerchio d’argilla creando un cilindro che ci serve per contenere il gesso liquido.

Ho poi mostrato ai bambini come preparare il gesso in polvere mettendone un pò in un bicchiere di carta e aggiungendo l’acqua; una volta pronto il gesso, lo abbiamo colato nello stampo.

Il gesso catalizza in pochi minuti perciò, una volta pronto, abbiamo tolto la nostra argilla e pulito la nostra bellissima opera d’arte!

Concluso anche il 4° incontro, ci siamo preparati per l’ultimo dal titolo “ Il Museo delle Emozioni”.

I primi 3 appuntamenti hanno riguardato: il “Museo di me stesso”, “La Stanza delle Meraviglie”

Giorno 3. Il “ Museo dei tesori naturali” per esplorare e conoscere la natura intorno a noi

in Attività di classe by
Dal progetto “Il Museo va a scuola”: una nuova attività per scoprire tanti tesori naturali

Conoscete Kubbe? E’ un simpatico tronchetto-bambino che abita vicino al bosco e ama raccogliere, nelle sue passeggiate, tanti tesori naturali!

All’inizio del 3° giorno del progetto “Il museo va a scuola” abbiamo letto le sue avventure nell’albo illustrato “Kubbe fa un Museo”, di  A.K. Johnsen, dove si racconta di come il protagonista, costruisce un museo per condividere, con chi conosce, gli oggetti ritrovati durante le sue esplorazioni.

Dal momento che penso di condividere con la maggior parte dei bambini (ma anche con molti adulti!), l’abitudine e il piacere di raccogliere piccoli tesori naturali durante le passeggiate, ho pensato a Kubbe e alla sua bella storia per introdurre il laboratorio.

L’attività…

Per organizzare l’attività sono partita dal presupposto che, se poniamo ai bambini semplici domande del tipo “di che colore è una foglia?” o “che forma hanno le foglie?” otterremo, nella maggior parte dei casi, risposte stereotipate del tipo: “Le foglie sono verdi e tonde, un po’ ovali…”.

Credo che per “imparare” sia necessario osservare e fare reale esperienza delle cose, per questo attraverso il laboratorio, ho invitato i bambini ad avere uno sguardo più attento e scientifico sulle caratteristiche delle foglie!

Nasce il “Museo dei tesori naturali”!

In questo giorno dedicato al “Museo dei tesori naturali”, ho quindi chiesto ai bambini del gruppo di avventurarsi nel grande giardino della scuola, alla ricerca di foglie diverse per colore, forma e dimensione poi ci siamo seduti in cerchio e ho chiesto di mettere tutte la foglie nel centro in modo che tutti potessero raggiungerle; io ne ho aggiunte altre.

Abbiamo giocato per un po’ provando a trovare nel mucchio foglie di forme, colore e consistenza diversa poi ho chiesto ai bambini di sceglierne 3 per ciascuno: quelle che consideravano le più belle!

Dopo aver esplorato i nostri tesori in modo superficiale, è stato il momento di conoscere le foglie scelte in modo più approfondito creando un erbario. Per fare ciò ho utilizzato le schede usate per il laboratorio chiamato “ Foglie ai raggi x” di cui potrete trovare un articolo cliccando qui.

Per aiutarci nella catalogazione e nella conoscenza degli alberi del giardino ho portato diversi libri sulle piante e sugli alberi ; io ne avevo diversi a casa e potrete sicuramente rimediarne alcuni molto validi in biblioteca o a scuola.

Nel cartellone finale che è risultato dal nostro lavoro, abbiamo così potuto vedere, toccare, ricalcare… la varietà di colori forme e dimensioni delle foglie presenti nel nostro giardino e realizzare, come ci eravamo prefissati, un meraviglioso “museo di tesori naturali”!

Giorno 2 de “Il museo va a scuola: “La Stanza delle Meraviglie”

in Attività di classe by
Dal progetto “Il museo va a scuola”, parliamo de “La Stanza delle Meraviglie”: un’idea per un laboratorio da fare in classe.

Ogni volta che rileggo il titolo di questo laboratorio mi torna in mente l’immagine del mio primo “museo dei fossili e dei minerali”, visitato insieme alla mia famiglia quando avevo circa 8 anni.

Gli oggetti, riposti con cura sotto i faretti, sembravano voler raccontare ognuno la sua storia…Storie della Terra, storie di silenzio e profondità…I colori e le forme dei minerali erano sorprendenti e mai avrei pensato che delle rocce, dei semplici “sassi”, potessero essere così!
Quando poi il guardiano ci raccontò le loro storie la mia passione divenne Amore e decisi che da grande avrei senz’altro fatto la Geologa!

Non diventai in effetti una Geologa ma la curiosità per la Terra e tutto quello che conserva nella sua pancia, fa ancora oggi parte di me.

Per quel che mi riguarda quindi, per creare un meraviglioso museo o una stanza delle meraviglie, non basta una collezione di oggetti interessanti; certo questo aiuta senz’altro, ma la vera differenza la fa chi ci racconta le loro storie e come ce le racconta!

Come nasce l’idea di Museo?

Per sviluppare l’argomento con i bambini della classe, siamo partiti da una domanda: “come nasce l’idea di Museo?” (inteso come luogo dove vengono conservati oggetti che raccontino storie).

Andando indietro nel tempo, scopriamo che l’antenato dei nostri attuali musei furono le cosiddette  “Stanze delle Meraviglie” chiamate anche “Wunderkammer” o “cabinet de curiositè”; si tratta di collezioni private di oggetti fuori dal comune che suscitavano in chi le vedeva un sentimento di Meraviglia! Gli oggetti “meravigliosi” potevano essere di origine naturale ma a volte si trattava anche di oggetti bizzarri creati dall’uomo. Questi oggetti collezionati venivano mostrati agli ospiti ai quali si raccontavano le storie dei viaggi e degli oggetti stessi.

Come introdurre il tema…

Per introdurre il tema degli oggetti che raccontano storie, ho letto ai bambini l’albo illustrato La casa che un tempo” di J. Fogliano e L. Smith, che racconta l’esplorazione di una casa abbandonata da parte di due bambini; chi è vissuto in questa casa? chi ha mangiato in questa cucina? Chi era la persona ritratta in questa foto? Queste sono le domande che si pone l’archeologo quando ritrova oggetti e strutture durante gli scavi archeologici!

Proviamo allora a ricostruire, usando la fantasia e l’intuizione, alcuni frammenti di vasellame ritrovati in veri scavi archeologici!

L’attività:

Ho consegnato quindi ai bambini alcune stampe in A4 con disegni di frammenti e ho chiesto loro di sceglierne uno, ritagliarlo, incollarlo su un foglio più grande, formato A3 e provare a ricostruire l’oggetto originale.

Questo esercizio apparentemente semplice, chiede ai bambini di mettere in gioco capacità di inferenza che non sempre sono sviluppate o allenate: immaginare ciò che non c’è, pensare a come può continuare una linea, collegare la forma di un oggetto al suo uso… sono tutte azioni che non vengono spesso richieste ai nostri bambini ma che ritengo invece importanti per sviluppare in loro un pensiero divergente e creativo.

Abbiamo terminato il laboratorio con una carrellata di ipotesi davvero degne di un equipe di scienziati poi abbiamo appeso i nostri reperti alle pareti della nostra aula-museo.

Così si è concluso anche il giorno 2 del progetto e ci siamo preparati per il nuovo laboratorio intitolato: “Museo dei Tesori Naturali”.

Imparare a osservare: il Colorario dei colori naturali!

in Attività di classe by
Con il Colorario dei colori naturali, imparare a osservare diventa un gioco divertente!

A proposito di colori naturali: se chiedo a qualcuno di che colore sono le chiome degli alberi, quasi sicuramente mi risponderà “verde”; se poi chiedo di che colore sono i tronchi la risposta è scontata: naturalmente marroni!

Se nessuno nella vita ci ha mai fatto “osservare” per davvero quello che abbiamo attorno, cresciamo in un mondo di stereotipi, in cui alcuni oggetti hanno alcuni colori: le fragole sono rosse, i pulcini gialli, le foglie verdi ecc..

Ma è davvero così? Tutti i pulcini sono solo gialli? E i tronchi, sono marroni?

Imparare a osservare

Credo sia importante allenare, fin da bambini, la capacità di osservare in modo critico ciò che ci circonda, per non ricadere negli stereotipi.

Un modo per farlo è quello di proporre ai bambini di disegnare dal vero quello che vedono: un paesaggio, un fiore, un piccolo insetto, aiutandoli ad osservare con attenzione forme e colori.

Questa primavera ho pensato di preparare, insieme alle mie due aiutanti preferite (le mie figlie piccole!), un gioco da realizzare all’aperto, che ci aiuta ad osservare con attenzione ciò che abbiamo attorno. Abbiamo chiamato questo gioco “ Colorario dei colori Naturali”.

Il nostro Colorario

Il “Colorario” può essere scaricato cliccando qui; vi consiglio di stamparlo su un cartoncino così da resistere meglio al gioco. E’ necessario stampare un disco per ogni colore che vorrete esplorare.

E ora cominciamo!

Prepariamo dei colori a matita con molte sfumature; consiglierei  una scatola da almeno 24 colori o, ancora meglio, 36; in commercio ho trovato alcune sotto- marche di ottima qualità a prezzi ragionevoli.

Sappiamo comunque che i colori a matita sono facilmente sovrapponibili perciò, se ci mancasse qualche sfumatura, la realizzeremo usando più colori.

Dopo aver stampato, ritagliamo il disco nelle parti indicate e facciamo un buco in alto sopra alla scritta “Colorario”, per poter successivamente tenere insieme tutti i “Colorari”.

A questo punto invitiamo i bambini  a scegliere il colore per il quale vogliono sviluppare il “Colorario”. Le mie aiutanti hanno scelto, ad esempio, il verde e il marrone, perciò abbiamo ritagliato un ”Colorario” per i verdi e uno per i marroni.

Ho chiesto alle bambine di scegliere fra le matite colorate quelle che, potessero anche vagamente somigliare a dei marroni e a dei verdi e di mettersele in tasca.

Comincia la caccia!

Esploriamo lo spazio naturale alla ricerca dei colori da inserire nel “Colorario” e ogni volta che troviamo un marrone o un verde appoggiamo il disco di carta all’oggetto e, guardandolo da una delle finestrine bucate, proviamo a trovare, fra i nostri colori a matita, quello che si avvicina di più.

Per essere precisi, scriviamo anche, nell’apposito spazio sul disco, il nome della pianta o dell’oggetto a cui il colore appartiene.

Otterremo così dei dischi con spicchi di colori diversi che ci saranno utili quando ad esempio dovremo disegnare qualcosa di verde o di marrone, per scegliere la sfumatura più giusta per il nostro progetto!

Ed ecco i primi meravigliosi “Colorari”!

Per continuare a giocare con la Natura ed i colori, potete esplorare il mio blog, maniingioco.blogspot.com o seguire il mio profilo Facebook, sia quello personale (Erica Angelini) che quello relativo al mio progetto “Mani in Gioco”.

Di recente ho aperto due nuovi # con l’intento di esplorare: Emozioni e natura #lapasseggiatadelleemozioni, Cultura ed arte #alfabetodeltempio!

Esplorazioni nel verde: foglie ai “raggi x”

in Attività di classe by
Partiamo alla scoperta delle foglie, per imparare a osservare la natura con attenzione e meraviglia.

L’estate per me è la stagione delle vacanze, dello stare all’aria aperta, della libertà, del mare con gli amici, dei giochi fino a tarda sera, dei tempi lenti… L’estate, per me che sono mamma, rappresenta anche un tempo diverso da trascorrere con i miei figli. Mentre l’inverno, la primavera e l’autunno ci tengono chiusi in casa, non tanto per il clima quanto per i tanti impegni lavorativi e non, l’estate ci ferma e ci chiama fuori: e allora stiamo fuori!

Per me, che sono un’eterna curiosa (e anche un po’ iperattiva!), lo “stare fuori” non può ridursi a vivere passivamente gli spazi esterni. Così ogni occasione è buona per osservare, raccogliere, disegnare, catalogare… Naturalmente ho trasmesso questo “vizio” anche ai miei figli e a ogni passeggiata riempiamo la casa di “tesori ritrovati”!

Ho imparato molte cose utili osservando ciò che mi stava attorno con curiosità e attenzione. È per questo motivo che insegno ai miei figli, ai ragazzi e ai bambini che incontro a scuola, a non essere fruitori passivi di quello che li circonda. Nella mia esperienza personale, conoscere e imparare non devono essere azioni delegate alla scuola e ai libri di testo; al contrario, credo che la vera conoscenza si attui proprio attraverso le esperienze positive e meravigliose che si vivono tutti i giorni.

Di conseguenza tutti i laboratori che propongo nelle classi sono sviluppati attraverso una didattica di tipo laboratoriale e basati sull’esperienza attiva; sono creati per meravigliare e per suscitare nei bambini e nei ragazzi il desiderio di “saperne di più”.

Per riuscire a coltivare anche d’estate questo modo di vedere il mondo, ho pensato a un percorso di giochi di esplorazione, per vivere gli spazi del giardino, del parco, del mare, della montagna, della piscina (e chi più ne ha più ne metta!) con un atteggiamento di curiosità e meraviglia, quasi scientifico!

Non solo quindi “guardarsi attorno e giocare”, ma piuttosto “osservare per capire”. Non che la natura sia solo da studiare, o che non si possa godere di un panorama senza disegnarlo o fotografarlo; credo però che conoscere quello che ci circonda sia una delle strade per amarlo e rispettarlo.

Francis Bacon scriveva: “La meraviglia è il seme da cui si genera la conoscenza”, e osservare la natura da vicino non può che suscitare grande meraviglia! I giochi di esplorazione avranno quindi lo scopo di accompagnare voi, i vostri bambini e i vostri alunni durante l’estate, proponendovi attività per imparare giocando e meravigliandosi.

Cominciamo quindi con le Esplorazioni nel verde

La prima che vi propongo si intitola “Foglie ai raggi X”, titolo dell’omonimo percorso del progetto Mani in Gioco. Obiettivo del laboratorio in classe è riflettere, attraverso l’esplorazione sensoriale e la discussione nel gruppo, sulle caratteristiche visibili delle foglie cioè il colore, la forma, le venature e poi creare un libretto con le tracce del lavoro.

Per gli appassionati di albi illustrati, consiglio la lettura di Giocare fuori, di Laurent Moreau, ma anche l’interessante recensione realizzata da Roberta Favia in Teste Fiorite, che introducono perfettamente il tema di cui parlavo prima: stare fuori con uno sguardo curioso e attento. E ora cominciamo!

Per dare continuità alle nostre “Esplorazioni” ho pensato di creare dei file che, stampati in A4, poi piegati in due e incollati fra loro, creino un libretto a cui si possono aggiungere infiniti fogli. Stampate quindi il file “copertina” e “foglie ai raggi x”. Di “copertina” ne stamperete uno per ciascun bambino mentre per il file “foglie ai raggi x” ne stamperete uno per ciascuna foglia a cui vorrete fare i “raggi x”!

Gli altri materiali che serviranno per costruire il libretto e realizzare l’attività sono (fig. 1):

  • Alcune foglie di alberi, cespugli o piante varie… possibilmente raccolte da terra
  • Carta da lucido
  • Colori a cera
  • Carta bianca da fotocopia
  • Colla stick
  • Forbici
  • Matita
  • Pinzatrice

Prendete 2 fogli con lo spazio per la scheda della foglia e piegateli in due come per formare un libretto. Ora mettete la colla stick nella parte bianca fra un foglio e l’altro, per unirli insieme come nell’immagine (fig. 2, 3).

Questo passaggio lo potrete rifare tante volte quante sono le schede delle foglie a cui vorrete fare i “raggi x”; alla fine delle “Esplorazioni” aggiungerete il foglio “copertina” incollandolo al libretto già formato (fig. 4, 4 a e 5).

Una volta costruito il libretto e scritto il nome (fig. 6 e 7), procediamo raccogliendo alcune foglie e, come scritto nell’elenco dei materiali, se riusciamo prendiamo quelle già cadute così da non fare male alla pianta (fig. 8).

La forma

Chiediamo ai bambini di osservare tutte le foglie raccolte: in cosa sono diverse? Per quello che possiamo osservare a occhio nudo, le foglie sono diverse nel colore, nella forma, nelle venature. Il laboratorio che segue ci permetterà di collezionare foglie di colori, forme e venature diverse.

Chiediamo ai bambini di prendere in mano la prima foglia, quella che preferiscono, e di osservarla bene. Quindi chiediamo: qual è la forma della foglia? A questa domanda di solito i bambini, a seconda dell’età, toccano con il dito il contorno, che corrisponde proprio alla forma della foglia; se non lo fanno proviamo noi a far vedere loro con il dito qual è il contorno.

In rete si trovano tantissimi schemi con le forme delle foglie e i loro nomi, perciò a seconda dell’età dei vostri bambini si potrà stampare uno schema e provare a dare un nome a quelle forme che i bambini riconosceranno e ridisegneranno con la carta da lucido (fig. 9).

A questo punto chiediamo ai bambini di mettere la foglia sul tavolo, di prendere la carta da lucido e, appoggiandola sopra la foglia, di ricalcarne il contorno (fig. 10, 11, 12). Una volta finito, chiediamo loro di ritagliare la foglia e incollarla nel libretto nella pagina con il titolo “Che Forma!”.

Foglie ai raggi X

Durante il laboratorio svolto in classe utilizzo due grandi tavoli luminosi per far vedere ai bambini le foglie ai “raggi x” osservando quelle parti che normalmente non notiamo: le venature. Foglie diverse hanno venature diverse: alcune rettilinee e altre a rete.

Prendiamo la carta da fotocopia e, usando le cere, realizziamo il frottage delle venature della foglia. Prima di cominciare togliamo la carta ai colori a cera perché li useremo strisciandoli, piatti, sopra il foglio (fig. 13, 14, 15, 16).

Una volta terminato il lavoro pinziamo con una puntatrice la foglia vera nella prima pagina “foglie ai raggi x” e incolliamo a fianco la foglia realizzata con il frottage.

Questa tecnica si può realizzare in due modi: appoggiando il foglio bianco sulla foglia e colorare, magari sovrapponendo anche più colori; colorando con una cera (possibilmente di colore più chiaro della tonalità successiva) il foglio e poi facendoci sopra il frottage (fig. 17, 18).

Ho preparato infine una parte da compilare con il nome della pianta ed eventuali note che si vorranno aggiungere. Buon lavoro!


Approfondimento

Se ti interessa l’argomento e vuoi approfondire con degli strumenti, abbiamo pensato a una selezione per te.

Scopriamo il concetto di “tempo”

in Attività di classe by
Un divertente e stimolante laboratorio di archeo-didattica, proposto da Erica Angelini, per avvicinare i più piccoli al concetto di “tempo” relativo e assoluto.

In questo periodo di reclusione forzata anche i miei laboratori di storia e di archeo-didattica sono stati, naturalmente, sospesi. Per questo ho pensato di realizzare un laboratorio sul concetto di tempo utilizzando ciò che possiamo trovare in casa.

In quasi tutte le scuole con cui collaboro, le maestre e i maestri hanno scelto di lavorare con percorsi annuali che supportino l’attività didattica dell’insegnante con una cadenza regolare; questo permette a me e ai bambini di conoscerci meglio e di coltivare, oltre che la storia e le attività connesse, anche la relazione

Incontrandoli più volte imparo a conoscerli cercando di tirare fuori il meglio da ciascuno. In ogni classe ci sono “timidi”, che hanno bisogno di qualche momento in più prima di alzare la mano, ci sono i “disinteressati” che si agganciano al lab solo se trovi la chiave per entrare nel loro mondo, ci sono gli “iperattivi” che di solito sono ottimi aiutanti tutto fare e… tanti altri.

Scuolaforesta di Stefano Bordiglioni è un libro che parla proprio di tutti quegli “animali misteriosi e buffi” che popolano le aule di scuola. È quasi un manuale di etologia scolastica e i bambini vengono suddivisi in diverse categorie: soporiferi, insaziabili, sfuggenti, adesivi…

Ed è proprio così!

La scuola, quella vera e buona, unisce bambini tanto diversi e, nonostante questo, riesce spesso a valorizzare questa diversità, consentendo a ognuno di trovare il suo posto.

Archeo didattica casalinga

Alcune maestre mi hanno contattata per chiedermi di preparare alcuni video incontri per concludere in modo creativo i nostri percorsi. Le difficoltà nel preparare questi laboratori a casa sono tante, anche perché, nelle attività che propongo a scuola, tengo molto alla qualità di materiali e strumenti.

Dovendo invece lavorare con quello che si ha a casa, i limiti sono davvero grandi!

Per il primo esercizio mi è venuta in aiuto A., mia figlia grande, proponendomi di giocare con la dispensa. Prima del coronavirus, non tutti avevano una dispensa, ma ora, con le restrizioni che ci sono state per gli spostamenti, credo che ognuno abbia provveduto a creare un angolo in casa in cui tenere qualche scorta.

Perciò ecco l’idea…

Giochiamo con il tempo

Uno dei concetti fondamentali che è necessario acquisire nello studio della storia è quello del tempo; tempo presente, passato, futuro… Non sono concetti facili da far capire a un bambino, anche perché il tempo della storia che studiano i bambini alla scuola primaria è davvero lunghissimo e soprattutto molto distante da noi!

È un tempo quasi inconcepibile per loro perciò bisogna, prima di cominciare a seminare informazioni, preparare bene il terreno.

Uno dei giochi che realizziamo in classe, per lavorare su questo concetto, è quello della linea del tempo. È un gioco semplice che consiste nel dare un elenco di avvenimenti che di solito accadono nella vita del bambino e della sua famiglia, anche prima della sua nascita, come la nascita del padre, della madre ecc.

Ogni bambino deve mettere in fila, sulla linea del tempo, gli avvenimenti dati, partendo da quello più antico, e quindi più distante da noi, a quello più recente.

Questo gioco, molto semplice, introduce due concetti fondamentali:

1. Prima e dopo: alcune cose succedono prima, altre cose dopo, ed è necessario metterle in ordine per ricostruire la storia di ciascuno di noi e la storia dell’uomo. La storia dell’uomo e della Terra non sono altro che l’insieme, ben raccordato, di tanti pezzettini di storie.

2. La differenza fra datazione relativa e assoluta: quando l’archeologo trova un oggetto non è necessario capirne subito la data assoluta (cioè quella del calendario, per intenderci) di costruzione dell’oggetto, ma è necessario metterlo in relazione con gli oggetti ritrovati vicino. Se l’oggetto è stato trovato sul pavimento allora, quasi certamente, sarà più recente del pavimento. Se l’oggetto è un vaso e all’interno ci trovo una moneta, quasi certamente la moneta sarà più recente del vaso. In questo modo creo una cronologia relativa.

Un’altra cosa molto importante è che, giocando con avvenimenti conosciuti, il bambino riesce a collegare i concetti astratti di tempo passato, presente e futuro a cose reali, che sono accadute, accadono o accadranno nella sua vita. In questo modo, con questi giochi e ragionamenti, mettiamo delle basi sicure e concrete per le conoscenze future.

A scuola giochiamo con l’attività descritta sopra ma, a casa?

Giochiamo con la dispensa!

Chiediamo ai bambini di prendere dalla dispensa alcuni cibi dove c’è segnalata la data di scadenza. Io ho preso: uova, pasta corta, spaghetti, farina, tonno, ceci in scatola, crema di nocciole, marmellata.

Dopo aver preso almeno 7, 8 prodotti diversi, chiediamo ai bambini di metterli in fila da quello che scadrà per prima a quello che scadrà per ultimo. Lo stesso gioco si può fare con le date di confezionamento.

Ed ecco il risultato del mio lavoro!

Questa sera frittata, mentre per il tonno c’è tempo… Buon lavoro a tutti!

Lezioni di scienze a distanza, seconda parte

in Approcci Educativi/Attività di classe/STEM ed Esperienze digitali by

Impariamo a osservare: due lezioni di scienze raccontate da Erica Angelini, ai tempi della didattica a distanza.

Dopo il precedente articolo torniamo a parlare di una didattica a distanza capace non solo di essere un mero passaggio di sapere, tra insegnante e alunni, ma di creare curiosità e rendere autonomi gli alunni nello studio. Un modo per accompagnare i bambini e i ragazzi verso la “scoperta”.

Come avvenuto per la precedente attività, Osservare e disegnare, anche questo nuovo laboratorio può essere proposto dagli insegnanti, realizzato in autonomia dai bambini, infine condiviso con tutti; ma anche realizzato dai più piccoli insieme ai genitori.

Lo spunto di partenza, anche in questo caso, è stata la video lettura de I Bestiolini, di Gek Tessaro, realizzata dai lettori volontari del Ròdari club. Si comincia dunque dall’osservazione che, come ripeto sempre nei miei laboratori, è il primo passo per imparare a disegnare.

Tanti insetti, tante forme

Questa attività ci aiuta e studiare gli insetti attraverso le loro forme. Per realizzarlo, ho preparato un file con delle carte da stampare (ed eventualmente, se possibile, da plastificare) che si può scaricare cliccando qui o stampando l’immagine sotto.

Ho chiesto poi alle bambine, M di 8 anni e B di 5, di aiutarmi a raccogliere nel giardino vari tipi di materiali naturali come: bastoncini, semi, sassolini, pagliuzze, foglie… e abbiamo sistemato i materiali in modo ordinato.

A questo punto ho chiesto di scegliere una carta e di ricostruire l’insetto usando i materiali raccolti.

Ed ecco il risultato:

Sia questa attività sia quella proposta nel precedente articolo, sono adatte a diverse età, cambia solo il modo di approcciarsi:

– Se proposte ai bambini della scuola dell’infanzia, sarà un gioco che attraverso osservazione, disegno e lavoro sulle forme li aiuterà a prendere coscienza di come sono fatti gli insetti.

Se proposte ai bambini della scuola primaria, possono essere di supporto alla lezione di Scienze, coinvolgendo però anche Arte e immagine e Italiano, se si aggiunge una descrizione scritta dell’insetto.
Le stesse attività possono essere proposte anche nella scuola secondaria di primo grado richiedendo naturalmente un impegno diverso nelle consegne. Come sempre… buon lavoro a tutti!

Lezioni di scienze a distanza

in Attività di classe/STEM ed Esperienze digitali by
Impariamo a osservare: due lezioni di scienze raccontate da Erica Angelini, ai tempi della didattica a distanza

Impariamo a osservare: due lezioni di scienze ai tempi della didattica a distanza. In questo momento di scuola a distanza credo sia necessario trovare strategie per rendere autonomi i bambini e i ragazzi nello studio. Non ho mai amato gli insegnanti che, stando in cattedra, declamano la lezione mentre pretendono il silenzio; al contrario amo quegli insegnanti che si mettono al fianco dei loro alunni e, creando curiosità attorno a un argomento, accompagnano i ragazzi alla “scoperta”.

Credo che questo modo di insegnare si possa applicare anche alla didattica a distanza. Per darne un esempio, propongo due attività che possono essere spiegate e proposte dagli insegnanti, poi realizzate in autonomia dai bambini, infine condivise con tutti. Le stesse attività possono essere anche realizzate a casa dai genitori.

I due laboratori che propongo mi sono venuti in mente dopo aver ascoltato, insieme alle mie bambine più piccole, una video lettura realizzata dai lettori volontari del Ròdari club che in questi tempi difficili ci allietano con tante bellissime storie.

Il titolo dell’albo illustrato è I Bestiolini, scritto e illustrato da Gek Tessaro. I Bestiolini sono gli insetti, e noi per loro siamo pericolosi giganti! Spesso li scostiamo, li schiacciamo, ci schifiamo ma… se li guardiamo da vicino sono davvero interessanti!

Tutti siamo in grado di disegnare una farfalla, se ci viene chiesto, ma domandiamoci: il nostro disegno riproduce una farfalla vera o solo uno stereotipo? Nei miei laboratori, che prevedono il disegno dal vero, dico sempre che per imparare a disegnare è necessario imparare a osservare, cioè guardare con attenzione, esaminare. A prescindere dalle capacità artistiche, attraverso l’osservazione, ognuno dovrebbe essere in grado di riprodurre fedelmente le parti che compongono un insetto. È con questo obiettivo che ho creato questa prima attività.

Osservare e disegnare

Ho chiesto alle bambine, M di 8 anni e B di 5, di prendere i cellulari e andare in giardino a fotografare degli insetti. La proposta è piaciuta subito, non tanto per gli insetti, quanto per l’essere autorizzate a usare il cellulare che di solito è vietato. Se non doveste avere la possibilità di andare in un giardino e nemmeno un terrazzo con qualche vaso, si possono prendere immagini di insetti in rete.

Dopo dieci minuti, abbiamo guardato insieme le foto; ho chiesto loro di scegliere uno degli insetti fotografati e loro hanno scelto l’ape.

Poi abbiamo preso matita e gomma, colori a pastello e a cera e ho chiesto di disegnare l’ape osservando attentamente la foto. Ho scelto appositamente di non usare pennarelli perché pastelli colorati e a cera permettono di modulare il colore realizzando colori tenui o forti e tante sfumature. Dopo mezz’ oretta di lavoro questo è il risultato.

Questo è il risultato “visibile” ma c’è anche un risultato “invisibile” che posso solo raccontarvi e si è manifestato nelle tante domande che le bambine mi hanno fatto sulle parti dell’ape, per poterla disegnare correttamente: quante zampe? Come riprodurre gli occhi? Come fare la pelliccia? Cosa sono quelle sacchette gialle sulle zampe? In quante parti è diviso il corpo?

Se questo gioco viene proposto da una maestra, si potrebbe completare con la richiesta di un breve testo descrittivo da allegare al disegno e con una legenda in cui scrivere i nomi delle varie parti del corpo dell’insetto.

Presto scopriremo la seconda parte della lezione di scienze a distanza.

Il blog di Erica Angelini: http://maniingioco.blogspot.com/

Costruiamo un albo illustrato dei nostri sentimenti

in Attività di classe by
Insieme a Erica Angelini, impariamo a costruire un albo illustrato con le finestre per parlare dei nostri sentimenti

Queste “vacanze obbligate” portano tutti noi a riorganizzare i tempi, le priorità, gli spazi mentali e fisici. Da mamma di tanti figli mi rendo conto che, seppur con tutta la buona volontà e le capacità multimediali di prof e maestre, la scuola ai tempi del Coronavirus non può essere nemmeno lontanamente simile a quella che si fa in classe.

Anzi, mi sento proprio di dire che stiamo costruendo, giorno dopo giorno, una nuova scuola!

Non so se migliore o peggiore di quella di prima, ma sicuramente nuova

Finalmente non è più la vita a doversi fare strada nella scuola (come se fossero pianeti diversi), ma al contrario la scuola deve farsi strada nella vita di casa, adattarsi agli orari, alle possibilità delle famiglie, diventare elastica, quasi personalizzata.

In effetti, quanto uno studente riesca a stare dietro a questa nuova scuola, dipende molto dalla motivazione e dalla responsabilità di ognuno. Fin da bambina sono cresciuta con il metodo educativo proposto dal movimento scout in cui responsabilità, compartecipazione, autonomia sono valori importanti per crescere e imparare a “guidare da sé la propria canoa” (come scrive Lord Baden Powel in uno dei suoi libri sul metodo scout), perciò sarei molto felice se la nuova scuola stimolasse i nostri ragazzi in questa direzione.

In questo contesto, in cui la scuola entra in punta di piedi nella vita, forse può essere utile partire dalla vita per fare scuola.

Ho quindi pensato di usare quello che abbiamo in casa – o che possiamo facilmente reperire in rete – per organizzare alcune attività divertenti ed educative. Ho chiesto alle mie bambine di prendere alcuni albi illustrati, li abbiamo letti e poi ne abbiamo scelto uno su cui lavorare e con cui giocare.

La scelta è ricaduta su A cosa pensi?, edito da Orecchio Acerbo, scritto e illustrato da L. Moreau. Lo abbiamo preso in prestito nella biblioteca della nostra città poco prima che scoppiasse l’emergenza e ora aspetta insieme a noi che tutto torni alla normalità.

L’albo presenta in ogni doppia pagina un personaggio diverso, illustrato mostrandone il viso (di profilo, di tre quarti, di fronte). Ogni pagina di destra ha una finestrina che si apre per mostrarne il pensiero. È divertente ma anche sorprendente, e l’idea di poter leggere i pensieri delle persone è piaciuta molto alle mie bambine. (link a immagini del libro?)

Uso spesso gli albi illustrati nel mio lavoro, come catalizzatori di idee ed emozioni e come letture che introducono il laboratorio. Li leggo volentieri anche ai miei figli, grandi e piccoli.

Il linguaggio dell’albo illustrato, che mette in relazione parole e immagini, mi piace particolarmente perché lascia libertà di pensiero e interpretazione, e spesso succede che, di fronte allo stesso albo, i bambini ricevano suggestioni diverse, personali.

Leggendo A cosa pensi?, le mie bambine hanno avuto reazioni diverse.

M., di 8 anni, apprezza molto il personaggio di Elena, che “ogni tanto ha bisogno di stare sola”; così, aprendo la finestrina, si vede Elena su una scogliera che guarda il mare. E., di 5 anni, ha amato molto il Gatto perché, se dal testo ci immaginiamo che lui pensi a un pesce o a una cosa da “gatto”, l’immagine nella finestra ci sorprende e ci fa sorridere per il suo pensiero inaspettato.

Partendo quindi dall’idea di poter guardare “dentro” alla nostra testa, abbiamo inventato un gioco che vi proponiamo.

Per realizzare il gioco servono i materiali delle immagini qui sotto 🙂
Poi prendiamo il foglio di cartoncino e lo pieghiamo in due parti.
Su una delle due metà del foglio misuriamo 6 cm che ci serviranno per ritagliare la parte bassa e creare la nostra aletta.
Ora ogni bambino disegna se stesso sul foglio: la testa sarà disegnata nella parte in alto (la finestra che poi si aprirà), collo e spalle saranno invece disegnate in basso.
Una volta finito il disegno principale, si apre la finestra e si disegna all’interno il proprio pensiero come ha fatto M.

Nel corso della mattina ne abbiamo prodotti altri, poi abbiamo creato un libro proprio come quello che ci ha dato l’idea.

Oltre a realizzare questo laboratorio in famiglia si potrebbe proporre, alla propria classe, una video-lettura dell’albo da parte delle maestre e, perché no, anche dei prof. Dopo la video-lettura si può chiedere ai bambini e ai ragazzi di fare un disegno di quello che pensano e poi integrare la richiesta con un breve testo che spieghi l’immagine e i sentimenti espressi con il disegno.

Se ne potrebbe fare anche uno al giorno o alla settimana e realizzare, una volta tornati a scuola, un libro illustrato e scritto con i propri pensieri.

Se vi è piaciuta questa idea venite a trovarmi sul mio blog www.maniingioco.blogspot.it. Buon lavoro a tutti!

Segni e disegni preistorici: l’arte rupestre nelle nostre mani

in Attività di classe by
Con Erica Angelini, scopriamo come realizzare un laboratorio dedicato all’arte rupestre per le scuole con le nostre mani.

Raccontare la storia dell’uomo è anche raccontare la storia della sua arte perché, in fin dei conti da quando l’uomo è uomo, ha sempre sentito la necessità di tirare fuori da sé i suoi pensieri e le sue emozioni. Nel libro L’idea vien parlando, breve viaggio alle sorgenti della parola, l’autrice L. Del Tutto Palma descrive la preistoria dell’uomo come un lunghissimo percorso durante il quale si succedono tappe evolutive che trasformano l’uomo “scimmiesco” (già “geneticamente” uomo) nell’uomo abile e pensante. La tappa più importante di questo percorso è senz’altro l’acquisizione della postura eretta che, oltre a preparare lo spazio per un encefalo più grande (la postura eretta modifica la posizione del cranio) e a permettere l’allungamento della laringe (organo addetto alla fonazione), fa sì che l’uomo si trovi con due mani libere. Cosa farne?

Penso a quando seduta nel prato le mie mani non riescono a stare ferme, così strappo un filo d’erba e lo intreccio, lo arrotolo… poi prendo un bastoncino, lo rompo in tanti pezzettini, lo infilo nella terra e lo intreccio con i fili d’erba. Mi rendo conto che le mani ferme non riescono a stare e immagino l’uomo-scimmia che nei lunghi inverni passa il tempo a giocherellare con quello che trova: pietre, fango, bastoncini, rami e foglie.

Le mani diventano veicolo di conoscenza e dialogano direttamente con il cervello che a sua volta, incuriosito dall’esperienza, richiede alle mani nuove sperimentazioni.

Mi piace pensare che questo dialogo fra mani e cervello (e questa conoscenza dovuta alla sperimentazione tattile) si possa attuare anche a scuola attraverso una didattica esperienziale.

Una didattica che insegni attraverso il fare ma anche attraverso la meraviglia della scoperta. Che gusto c’è infatti se ai bambini spieghiamo tutto noi? Dove sono il bello della scoperta e la curiosità di capire come va a finire o come ci si arriva? È come proporre a qualcuno di leggere un libro raccontandogli noi il finale! Se so come va a finire, non c’è più gusto nel leggerlo.

Nel laboratorio sulla pittura rupestre cerco quindi di instillare curiosità e di nutrire le mani con un lavoro sperimentale sulla macinatura di ocra, gesso e carbone; dal nulla arriviamo a produrre un colore a dito denso e cremoso.

Prima di cominciare la parte sperimentale però consiglio la lettura di un racconto che trasporti i bambini indietro nel tempo con un linguaggio, appunto quello del racconto, affine alla loro età.

Il laboratorio sulla pittura rupestre è consigliato per le classi terze della scuola primaria.

A questa età i bambini sono ancora affascinati dalle storie e la dimensione del racconto (inteso come linguaggio narrativo che conoscono bene e di solito apprezzano) permette loro di scivolare, senza troppi pensieri, in un periodo storico molto lontano dal loro vissuto.

Per introdurre questo laboratorio ho scritto il racconto Segni, disegni e disguidi preistorici, che parla di come un linguaggio fatto solo di segni possa essere fonte di esilaranti incomprensioni amorose. Per raccontarlo ho costruito e dipinto un grande librone e davanti sono rappresentati i due personaggi principali: Ugo e Uga.

Animo la storia trasformandomi di volta in volta nella forte Uga e nel tenero Ugo.

Per chi volesse, come me, iniziare l’attività con una lettura, consiglio il libro di S. Bordiglioni Storie prima della storia, una raccolta di racconti di fantasia che parlano delle principali scoperte e invenzioni della preistoria.

Comincio la seconda parte facendo una panoramica storica dei vari tipi di pittura rupestre, il talento dell’uomo infatti non nasce maturo e possiamo trovare le prime tracce di graffi e incisioni su pareti calcaree o su ossa di animali. L’arte preistorica è influenzata da ciò che l’uomo vive nella sua quotidianità perciò le prime raffigurazioni vere e proprie parlano di caccia, animali, natura… Solo in periodi successivi, dopo la scoperta dell’agricoltura e l’abbandono del nomadismo, nelle raffigurazioni compaiono animali domestici, raffigurazioni di capanne e vita quotidiana.

Anche la tecnica si evolve con il tempo: le prime opere sono graffi su pietra morbida poi troviamo figure schizzate con tratti leggeri e con pochi colori e piuttosto statiche; le rappresentazioni si evolvono ancora nel corso del tempo e i disegni diventano sempre più colorati, sempre ricchi di dettagli che fanno intuire le parti anatomiche degli animali rappresentati e i loro movimenti. Anche gli strumenti aumentano e oltre a rocce appuntite, che permettono le prime sperimentazioni, vengono creati pennelli, cannucce per lo spruzzo, punte di roccia. Anche le mani diventano più abili.

Per chi volesse approfondire questo argomento, suggerisco di visitare il blog “Didatticarte” di Emanuela Pulvirenti.
Di cui abbiamo già parlato anche qui su Occhiovolante.

Dopo questo excursus provo di solito a chiedere ai bambini quali sono i primi esperimenti d’arte fatti da loro. Il percorso grafico dei bimbi in età prescolare assomiglia molto al percorso intrapreso dall’uomo preistorico: si comincia facendo degli scarabocchi, si prosegue provando a riprodurre le forme che ci circondano, poi si continua osservando meglio e provando a riprodurre i dettagli.

Ripercorriamo la “Storia” dell’uomo partendo dalla nostra storia personale e quotidiana, di cui i bambini hanno sicuramente esperienza, attiviamo così le loro conoscenze pregresse.

Utilizzare le conoscenze pregresse aiuta a fissare meglio i contenuti successivi, inoltre mi piace molto sentirli raccontare perché davvero i bambini sono molto competenti quando parlano delle cose che conoscono, perciò sarà un piacere sentirli raccontare dei propri fratelli minori o di sé quando erano piccoli!

A questo punto però facciamo lavorare le mani!

Per realizzare il laboratorio di pittura rupestre servono:

  • Pietre piatte, tipo selce, una per ciascun bambino
  • Pietre tonde, tipo ciottoli di fiume, uno per ciascun bambino
  • Ocra rossa, ocra gialla che si possono acquistare online
  • Carbonella; i bastoncini potranno essere macinati e usati anche come matite rudimentali
  • Argilla secca, reperibile sulle rive dei fiumi
  • Colla d’amido (per conoscere la ricetta)
  • Della carta da pacco bianca
  • Dei piattini o ciotole di recupero in cui mettere le polveri prodotte per preparare il colore
  • Un cucchiaio di plastica

Questa parte dell’attività potrebbe essere svolta in giardino o anche su un selciato. Divido la classe in piccoli gruppi da 4, 5 bambini ciascuno e ogni gruppo si siede a terra in cerchio. Al centro di ogni cerchio metto 3 o 4 (a seconda di quanti coloranti abbiamo) ciotole di recupero in cui i bambini metteranno le polveri una volta prodotte. I colori prodotti da ciascun bambino saranno poi usati per il lavoro di gruppo.

A questo punto faccio una dimostrazione pratica di come macinare: credo infatti che, soprattutto per le cose pratiche, “guardare è metà dell’imparare”. Cominciamo con l’ocra rossa: si prende la pietra piatta e il percussore (quella tonda), poi si appoggia sulla pietra piatta un po’ di ocra rossa e si comincia a strisciare con forza, senza battere; più la polvere sarà fine, più il colore sarà bello perché la polvere si scioglierà meglio nella colla d’amido. Una volta preparata la polvere la metto nel piattino o nella ciotola. Infine aggiungo la colla d’amido e mescolo con il dito fino a creare il colore.

Finita la dimostrazione consegno ai bambini le pietre (piatta e percussore), poi passo a dare i colori in modo che in ogni gruppo si produca la stessa quantità di rosso, giallo, nero e grigio. Man mano che i bimbi producono le polveri, le versano nelle ciotole; a quel punto passo io a mettere la colla.

Una volta preparati i colori raccolgo i sassi e metto al centro del cerchio la carta da pacchi chiedendo al gruppo di progettare la loro pittura rupestre; decideranno insieme se realizzare un lavoro di gruppo oppure se ogni bambino disegnerà quello che vuole nel foglio.

A volte questa è la parte più difficile del laboratorio.

I colori prodotti e mescolati con la colla d’amido sono reversibili, cioè una volta asciutti si possono reidratare con acqua e riutilizzare nei giorni successivi. La fantasia dei bambini è davvero infinita e sicuramente vi sorprenderanno con meravigliose pitture rupestri.

Fantastici Dinosauri: storie dei Giganti che popolarono la Terra

in Attività di classe by
Nel percorso di archeo-didattica dedicato alle classi terze (“La Preistoria Nelle Mani”) uno degli argomenti che i bambini attendono con maggior interesse: i Dinosauri.

Sarà per le dimensioni gigantesche, sarà per la fine tragica e misteriosa… ma i Dinosauri sono fra le creature più amate e conosciute dai bambini! Quando vado in classe per realizzare questo laboratorio, i bambini ne sanno molto più di me e dell’insegnante messi insieme!

L’obiettivo è aiutare i bambini a collocarli correttamente sulla linea del tempo (spesso pensano che Dinosauri ed esseri umani abbiano convissuto). Ma anche far comprendere ai bambini quelle condizioni climatiche e quelle situazioni di causa ed effetto che hanno permesso a questi animali di diventare così grandi.

Quello che non sempre è chiaro è che i Dinosauri non sono nati improvvisamente, e da una lucertola non si è passati ad un gigantesco sauro. L’Evoluzione ha lavorato tanto, e ancora lavora, per creare sempre nuove creature che si adattino agli ambienti terrestri.

“Nei panni dell’Evoluzione” è il nome del laboratorio, che parte con la visione di alcune immagini che ci aiutano a capire cosa c’era prima e cosa è successo dopo.

Uso spesso le immagini per cominciare le attività e per introdurre gli argomenti, perché hanno un potere particolare di stupire ed emozionare. Inoltre, per alcuni, osservare un’immagine vale davvero più di mille parole!

Ho scelto attentamente alcune immagini recuperate in rete che mi aiutino a esprimere i cambiamenti fra i primi Sauri e i Giganteschi Dinosauri del Giurassico. Dopo aver mostrato l’immagine lascio parlare loro e aspetto le domande che sempre arrivano sul perché le dimensioni sono così diverse.

Queste domande ci portano alla seconda slide in cui mostro una bella spirale del tempo (sempre recuperata in rete!).

Attraverso i disegni, sono ben mostrate alcune condizioni ambientali che resero possibile, ad un certo punto, il passaggio fra l’acqua e la terraferma di alcune creature.

Alla fine dell’Era Paleozoica i cambiamenti climatici portano a favorire lo sviluppo della vegetazione. Più vegetazione vuol dire anche più ossigeno nell’aria e di conseguenza un ambiente più favorevole alla vita fuori dall’acqua!

Lo sviluppo della vegetazione porta anche a un ambiente più ricco di cibo per gli animali erbivori e quindi anche i carnivori trovano il loro posto nella catena alimentare.

La riflessione, stimolata dalle slide, ci porta verso la scomparsa dei Dinosauri e ai cambiamenti climatici tanto rapidi che non permisero a creature così grandi di sopravvivere.

Non fu infatti l’impatto del meteorite a causare la scomparsa dei Dinosauri ma il cambiamento climatico dovuto alle polveri sottili che, oscurando i raggi del sole, causò la riduzione della vita vegetale. E, ancora una volta: meno vegetali = meno erbivori e meno erbivori = meno carnivori…

Questa riflessione su Cause ed Effetti è molto importante per i bambini che sono spesso abituati ( ahimè!) a studiare le informazioni del libro di testo o di altri libri, senza porsi tanti “Perchè”; i “Perchè” invece ci rendono curiosi e desiderosi di saperne di più!

Nella riflessione stimolata dalle slide ( di cui qui, per motivi di spazio, ho inserito solo un estratto) parliamo spesso di Evoluzione, come di quel motore naturale che muove i cambiamenti negli Ambienti e fra le Creature.

Nella seconda parte del laboratorio ci mettiamo quindi “Nei panni dell’Evoluzione” per creare un Super Sauro che, dotato di caratteristiche vincenti, riesca a resistere ai cambiamenti climatici ed evolversi fino ad arrivare ai giorni nostri.  

Ogni bambino è invitato quindi a pensare alle caratteristiche che può rendere un sauro un Super Sauro: zampe forti, denti aguzzi, dimensioni piccole o gigantesche, pelle robusta, ecc…

A questo punto è necessario dividere i bambini in postazioni da 4\5 in modo da condividere i materiali messi a disposizione e poter anche confrontarsi fra loro mentre lavorano.

Questa attività si divide in due parti, nella prima sperimentiamo la tecnica del Frottage con l’obiettivo di creare la “pelle ideale” per il nostro Super Sauro; ricordiamo ai bambini che, pur sapendo tante cose sui Dinosauri, ancora gli scienziati non sono riusciti a ricostruire il colore delle loro pelli e dei piumaggi e solo per analogia li coloriamo di verde come la pelle dei Rettili; siamo quindi liberissimi di sperimentare tutti i più strani abbinamenti: dal fuxia al giallo chiaro, dal blu al rosa pesca. 

Metto sui tavoli diverse textures ( alcune raccolte qua e là, alcune create da me con colla vinilica e acetato, altre prese in prestito dai bellissimi “Italian Toy”) tanti colori a cera, diversi fogli bianchi di carta da fotocopia che taglieremo in piccoli pezzi per realizzare gli esperimenti.

L’“Imparare osservando”, soprattutto quando si tratta di attività manuali, è una modalità che propongo spesso e che funziona, secondo la mia esperienza, molto bene perciò chiedo ai bambini di osservare quello che faccio per poi riprodurre con autonomia i propri esperimenti.

Il Frottage può essere realizzato:

1. Con il fondo del foglio bianco; Prendiamo un piccolo pezzo di foglio bianco da fotocopia,  un colore a cera ( a cui è stata precedentemente tolta la carta) e scegliamo una texture. Le textures hanno un lato ruvido e uno liscio, appoggiamo la parte liscia al tavolo mentre la parte ruvida resta in alto, la fissiamo al tavolo con dello scotch di carta; appoggiamo sopra la texture, il foglio bianco e lo fissiamo anch’esso al tavolo con lo scotch di carta poi, con il colore a cera appiattito ( quindi non usato con la punta), cominciamo a strisciare per riportare il motivo della texture sul foglio; una volta finito con il primo colore possiamo ripassare con un secondo.

2. Con il fondo colorato; Prendiamo un piccolo pezzo di foglio bianco da fotocopia  e un colore a cera, appoggiamo al tavolo il foglio e con il colore piatto comincio a strofinare per riempirlo tutto di colore; una volta colorato tutto il foglio seguo le istruzioni del passaggio 1: “Con il fondo del foglio bianco”.

Questa parte del lavoro è davvero magica e la sovrapposizione di colori, di tante tonalità diverse, crea degli effetti inaspettati e i bambini, curiosi, desiderano provare nuovi abbinamenti. Mi piace lasciargli del tempo per sperimentare perché, anche se questo non è un laboratorio di arte, la parte sperimentale ha molta importanza.

Alla fine di questo lavoro ogni bambino dovrà avere diversi campioni di “pelle” e dovrà decidere quale di queste sarà più adatta per rivestire il corpo del suo Super Sauro. Una volta deciso riempirà un intero foglio bianco da fotocopia in formato A4 con la texture e i colori che ha scelto.

Arrivati a questo punto ci mettiamo nei panni dell’Evoluzione e proviamo a ragionare su quali caratteristiche potrebbe avere un Super Sauro; invitiamo i bambini anche a pensare ad un nome.

Con della carta da lucido ricalchiamo dai vari scheletri le parti che riteniamo importanti per la sopravvivenza del nostro Dinosauro: ad esempio ricalchiamo il corpo possente del T-Rex e aggiungiamo la testa cornuta del Triceratopo per creare un sauro veloce e che sappia difendersi con denti e corna.

Una volta terminato il disegno sulla carta da lucido ricalchiamo il disegno del nostro Super Sauro sul foglio da fotocopia testurizzato, aggiungendo tutti i particolari.

A questo punto riprendiamo matite e cere e definiamo i dettagli del Dinosauro aggiungendo anche qualche sfumatura. Infine incolliamo il nostro Super Sauro su un foglio nero di cartoncino formato A4.

Chiudiamo l’attività con il racconto dell’esperienza personale di ciascun bambino , o se si ritiene opportuno, solo di quelli che hanno voglia di condividere;  chiediamo loro di dirci il nome del Super Sauro, di mostrarcelo e di raccontarci quali sono le caratteristiche vincenti di questo animale che lo proteggeranno dall’estinzione.

Una mostra temporanea dei lavori è vivamente consigliata.

Buon lavoro!

La Preistoria nelle Mani: laboratori e strategie di archeo-didattica

in Attività di classe by
Un laboratorio di archeo-didattica per imparare a studiare le fonti di informazione.

Sono un’archeologa, ma da circa 20 anni mi occupo di laboratori di archeo-didattica, antichi mestieri ed educazione ambientale. “La preistoria nelle Mani” è uno dei percorsi più longevi con cui lavoro nelle scuole, nei musei e nelle strutture educative. Avere “La Preistoria nelle Mani” vuol dire conoscere e imparare anche attraverso le Mani. Toccando, riproducendo, sperimentando, costruendo… Una delle caratteristiche che ci hanno resi così intelligenti e abili è stata proprio la nostra capacità di imparare attraverso le mani e i sensi.

Le attività del percorso di archeo-didattica sono legate principalmente alla storia ma coinvolgono diversi obiettivi di apprendimento di Italiano, arte e immagine, scienze e geografia. Il percorso raccoglie al suo interno 7 diversi laboratori, per supportare l’attività didattica dell’insegnante.

Il primo laboratorio di archeo-didattica, “Andare alla Fonte: come imparare ad imparare”, sviluppa un tema che i bambini di terza incontrano subito:le fonti di informazione.

“Imparare ad imparare è una delle competenze chiave secondo l’Unione Europea, di fondamentale importanza per lo sviluppo dei cittadini. Andare in profondità e risalire alla fonte dell’informazione e, a volte, contribuire alla costruzione stessa dell’informazione.

I bambini imparano a scuola che le fonti d’informazione sono quattro: fonti materiali, iconografiche o visive, scritte e orali. Ma è importante sottolineare che non tutte le fonti sono fruibili sempre. Per il periodo più antico di tutti, quello che va dalla nascita della Terra fino alla comparsa dell’uomo, le uniche fonti a disposizione sono quelle materiali: i fossili o le rocce.

Con l’arrivo dell’uomo le fonti aumentano: prima oggetti costruiti (fonti materiali), poi opere d’arte prodotte (pitture rupestri, graffiti…), con fonti scritte ed infine quelle orali. Ognuna di queste ci parla in un linguaggio tutto suo, attraverso i materiali di cui sono fatte, i colori, le forme…

L’archeologo impara, nel suo percorso di studi e di lavoro, a capire il linguaggio degli oggetti e delle opere d’arte. Partendo da un semplice vaso e dal contesto di ritrovamento, riesce a ipotizzare la storia e il periodo dell’oggetto.

L’abilità di fare congetture e inferenze partendo da un oggetto conosciuto è importante non solo a scuola ma anche nella vita di tutti i giorni. Per questo ho pensato di proporre una attività\ gioco per sviluppare queste capacità.

Il gioco si chiama “Un sacco di Fonti” ed è una delle quattro attività proposte nel  laboratorio “Andare alla Fonte: come imparare ad imparare”.

Qualche giorno prima del laboratorio l’insegnante chiederà ai bambini di portare un oggetto della loro infanzia, nascondendolo, in modo che i compagni non lo vedano. Gli oggetti saranno raccolti in un sacco nero ( tipo quelli che per l’immondizia) mano  a mano che arrivano.

Nel giorno prefissato, dopo una bella introduzione sul discorso delle fonti e di come ci aiutano a ricostruire il passato, si comincia il gioco. L’insegnante tira fuori il primo oggetto e pone le seguenti domande: il possessore è maschio o femmina? Quanti anni aveva il possessore al tempo in cui usava o gli è stato regalato quell’oggetto? Che informazioni ci da l’oggetto sul possessore? Se l’oggetto non è fragile può anche passare di mano in mano ed essere toccato ed annusato.

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Dal momento che in questo gioco non ci sono risposte esatte l’insegnante dovrà fare da moderatore, dando la parola a turno e guidando la discussione. L’obiettivo è farli ragionare su come l’analisi sensoriale e ragionata dell’oggetto ci può dare informazioni su di esso e sul contesto da cui viene.

Se ad esempio dal sacco viene fuori una macchina molto rovinata possiamo ipotizzare che il proprietario sia un maschio, che possa avere un’età compresa fra i 3 e gli 9 anni. Ragioniamo anche sul fatto che ci sono dei giochi che normalmente sono attribuiti ai maschi e altri attribuiti a femmine. Ma che non è detto che solo i maschi giochino con le macchine e solo le femmine con i bambolotti.

Un altro esempio potrebbe essere quello di un dou-dou: di solito sono morbidi, senza cuciture a vista, senza occhietti o parti piccole che possano staccarsi. Spesso si usano i colori primari, ma a volte anche i colori secondari e pastello che non sempre sono legati al sesso dei bambini.

A seconda dell’attenzione che i bambini riescono a tenere e al livello di coinvolgimento, l’attività può durare dai 20 ai 30 minuti circa. Esplorando cinque o sei oggetti prima di perdere l’attenzione dei bambini. Sarà importante la qualità della riflessione e non la quantità di oggetti.   

Riflettere sulle fonti antiche ci porta ad osservare il mondo con occhi diversi, più curiosi ed attenti.

Come dice Jurgen Bey, famoso designer olandese: “tutto ha un valore, che può rendersi manifesto nel luogo e nel  momento giusto. Il problema è riconoscere questo valore, questa qualità, e poi trasformarla in qualcosa che si possa utilizzare”.

Buon lavoro a tutti!

Archeologo per un giorno: scavi stratigrafici per capire la linea del tempo

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Un laboratorio proposto da Erica Angelini, archeologa: attraverso lo scavo stratigrafico realizzato in classe, possiamo andare indietro nel tempo cercando di ricostruire la storia con gli oggetti ritrovati

Circa vent’anni fa ho scoperto l’archeo – didattica, un insieme di metodi e strategie per coinvolgere i bambini e gli adulti nell’apprendimento della Storia, e da allora non ho più smesso di sperimentare e di progettare. Mi rendo conto che questo interesse nasce principalmente dalla scoperta del mio modo di apprendere e dalla passione per la storia e la manualità. Fin da bambina mi sono subito resa conto che ascoltare la maestra e leggere sul libro, non mi bastava per riuscire a capire e poi ripetere l’argomento delle lezioni, mentre quando in classe la maestra ci faceva fare un laboratorio più pratico io ero molto brava ed ero in grado anche di insegnare agli altri tutti i passaggi che naturalmente non dimenticavo più. Ho capito quindi che il mio modo ideale d’imparare ha una ricetta. Io imparo meglio:

  • quando oltre al cervello devo usare le mani per costruire, disegnare, toccare…
  • quando quello che faccio si ricollega a cose che vivo nella mia vita quotidiana
  • quando vivo una bella esperienza con un gruppo di persone con cui mi trovo bene
  • quando sento che le mie competenze servono al resto del gruppo
  • quando ho una bella relazione con il mio insegnante che mi fa venire voglia di imparare
  • e… perché no? Quando l’ambiente in cui mi trovo è bello e ben predisposto per l’attività

Nei miei Laboratori di Archeo Didattica provo a mettere tutte queste ed anche altre cose; naturalmente senza trascurare la spiegazione della maestra o del maestro, che introducono precedentemente l’argomento in classe. I percorsi di Archeo Didattica supportano quindi l’insegnante con attività e strategie per imparare facendo, collaborando, sperimentando, giocando…. E non la sostituiscono.
Facciamo un esempio pratico.

Una delle principali difficoltà che affrontano i bambini nei primi approcci con la storia è quello di capire il concetto di “passato”, non tanto del passato recente, come “quando ero piccolo” o “quando mio babbo era piccolo” ma di quello raccontato proprio nel libro di storia!

Io propongo un laboratorio che mostra fisicamente, attraverso lo scavo stratigrafico realizzato in classe, come la storia spesso sia conservata nella “Pancia della Terra” e scavando gli strati possiamo andare in dietro nel tempo cercando di ricostruire la storia attraverso gli oggetti ritrovati. Di conseguenza riflettiamo su come la storia letta sul libro, sia frutto di un “lavoro di gruppo” fra l’archeologo, che riconosce gli oggetti recuperati durante lo scavo, e lo Storico che, attraverso le informazioni fornite dall’archeologo e da altri studiosi del Passato, ricostruisce i pezzetti della Storia dell’uomo.

Nella prima parte del laboratorio provo a stimolare i ragazzi a recuperare le informazioni che loro hanno sulla figura dell’archeologo: lo stereotipo più diffuso e divertente è quello di un avventuriero che scopre tesori vivendo straordinarie avventure, proprio come Indiana Jones o la spericolata Lara Croft. L’archeologo in realtà è più simile ad un “topo di biblioteca” e deve conoscere le fonti di informazione e i loro linguaggi, saper riconoscere gli oggetti costruiti dall’uomo e datarli, e saper realizzare uno scavo archeologico. Il protagonista di questo laboratorio è proprio lo scavo archeologico che è sempre visto dai bambini come un’attività che suscita curiosità e meraviglia: lo scavo archeologico è come un pacco regalo: si pregustano i tesori che potrebbero trovarsi sepolti, poi li cerchiamo “spacchettando” i vari strati ed infine guardiamo i nostri tesori con occhi meravigliati di chi ha fatto tanta fatica per averli.

Ed ora proviamo a costruire il nostro scavo stratigrafico in classe.
Per realizzare uno scavo stratigrafico in classe di buon livello non occorre certo essere degli artigiani! bastano poche cose di facile reperibilità:

  • • 2 ( o anche di più a seconda del numero dei bambini) vaschette di plastica trasparente non tanto alte, tipo quelle in cui si mettono le maglie per il cambio dell’armadio; è necessario che siano trasparenti perché dai bordi si riesca a vedere il susseguirsi degli strati di terra.
  • • 2 o più scheletri di dinosauro in plastica da sistemare nel fondo della vaschetta; si trovano
  • facilmente in rete o, a volte in cartoleria e possono essere di dinosauro o anche di altri animali.
  • • Alcune miniature di oggetti in ceramica tipo gli oggetti che si mettono nel presepe per arricchirlo o quelli che si usano per realizzare ambienti in miniatura; io ad esempio ho delle miniature di vasi, di cestini, di tegole ecc..
  • • Dell’erba sintetica , due rettangoli della misura delle vaschette.
  • • Tre tipi di terre diverse; io normalmente uso come strato più in basso la sabbia, poi dell’argilla espansa ed infine del terriccio universale: queste tre terre hanno colori e textures molto differenti e sono facilmente distinguibili nella stratigrafia; non è difficile reperirle nei vivai o nei negozi che vendono materiali per l’edilizia o, ancora meglio, in Natura.
  • • 4\5 cucchiai e 4\5 pennelli che simulano gli strumenti usati dall’archeologo, cioè la cazzuola per scavare e rimuovere la terra, e la scopina per ripulire con delicatezza.
  • • Un foglio che divideremo in tre, il numero degli strati, su cui i bambini prenderanno appunti e disegneranno.

Le vaschette vanno preparate a casa in modo che i bambini non vedano gli oggetti che l’insegnante mette dentro: l’effetto sorpresa è fondamentale per la buona riuscita dell’attività. Sul fondo della vaschetta posizioniamo gli scheletri; questo strato, essendo il più profondo, rappresenta anche quello più antico, più indietro nel tempo. Ricopriamo gli scheletri con la sabbia di colore ocra. Il secondo strato sarà riempito invece con l’argilla espansa in mezzo alla quale inseriamo gli oggetti in miniatura che potrebbero rappresentare il periodo romano e i resti di una Domus. Nel terzo strato mettiamo il terriccio universale ma non inseriamo oggetti. Appoggiamo sopra a questo il rettangolo di Erba sintetica che rappresenterà lo strato antropico, cioè quello calpestato dall’uomo.

Dividiamo poi la classe in gruppi di 10, 12 bambini per ciascuno. Ogni gruppo sarà a sua volta suddiviso in “équipe” da circa 3, 4 bambini, che si alterneranno nello scavo degli strati. Mentre un’équipe scava le altre prendono appunti sul colore della terra, sulla sua consistenza e disegnano, se ne trovano, gli oggetti archeologici rinvenuti nello scavo.

Anche l’aula va divisa in due preparando due postazioni con i banchi in cui lavoreranno le due squadre. Lo scavo si realizza in piedi perciò è opportuno predisporre un banco su cui appoggiare la vaschetta che sia vicino al gruppo ma un po’ distaccato dagli altri banchi per poterci girare attorno. Prima di realizzare lo scavo vanno sicuramente fatte alcune premesse, la prima è quella che l’archeologo non è un “ruspa” e di conseguenza dopo aver individuato i diversi strati, osservandoli insieme nel bordo della vaschetta, ogni gruppo ne scaverà solo uno, lasciando gli altri alle squadre successive. Altra cosa importante è che gli oggetti ritrovati non vanno immediatamente sollevati dalla terra ma ripuliti tutt’attorno e poi fotografati insieme a tutti gli altri ritrovamenti nella vaschetta; solo a questo punto si prelevano e si portano ai disegnatori. Lo scavo è un lavoro di gruppo in cui non conta solo chi materialmente scava ma è importante anche il lavoro di chi , seduto al banco, scrive le informazioni sullo strato e disegna gli oggetti rinvenuti. Dopo queste premesse si comincia lo scavo invitando i bambini del primo gruppo ad avvicinarsi alle vaschette, consegnando a ciascuno pennello e cucchiaio, e con calma a cominciare a controllare la terra. Ogni volta che si intravede uno strato diverso dal proprio ci si ferma per lasciare spazio al gruppo successivo.

Una verifica finale è sempre consigliata sia per ricordare i momenti più emozionanti ma anche per dare spazio all’attività svolta al tavolo di raccolta dati e disegno. Buono scavo a tutti!

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