Continua il conflitto tra i Sissipole e gli Unsipole di Renato Palma, un modo per riflettere su importanti temi di educazione e crescita con il sorriso
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A questo punto ritengo necessario fare un ulteriore passo avanti nella storia dello scontro tra gli Unsipole e i Sissipole.
Qualcuno, probabilmente per semplificare, può essersi fatta un’idea troppo rigida: i Sissipole dicono sempre si può e gli Unsipole dicono ostinatamente che non si può.
È vero, esistono molti esempi di questa divisione, e ne parleremo presto, sia nella storia universale che nella storia di ognuno di noi, ed è altrettanto vero che ogni volta che i Sissipole si dimostrano favorevoli a un cambiamento, gli Unsipole si oppongono.
Certamente saprete che uno dei primi capi degli Unsipole fu il mitico Bastian Contrario (contrario era il nome, tanto per capire la sua personalità), da cui è discesa tutta la stirpe dei molti regnanti della monarchia del non si può.
I Sissipole sono invece democratici convinti e quindi cercano di essere molto più riflessivi. Hanno sviluppato un linguaggio più ricco, perché amano comunicare e soprattutto ascoltare. Sono convinti che attraverso il dialogo e il confronto sia più facile scegliere. Sempre cortesi sanno dire questo si può fare, ma anche quest’altro direi che si può non fare.
Sono sottigliezze, lo so, ma dimostrano che i Sissipole non amano avere il potere (alcuni hanno addirittura i sintomi della classica reazione allergica se per caso vengono tentati dall’idea di imporre qualche scelta a qualcuno), e sono sempre disponibili a cercare la soluzione migliore.
Diciamo che, a differenza degli Unsipole, non hanno critiche da fare sulle preferenze degli altri.
Fatta questa doverosa e breve premessa, utilissima a chi è interessato alla storia delle due visioni del mondo, dobbiamo dire che ciò che distingue a prima vista le due tribù è il CONFLITTO.
Mentre i Sissipole affermano decisi che NON SI PUÒ, e quindi smentiscono gli antipatici Unsipole che li considerano dei molliccioni che dicono sempre sì a tutto, gli Unsipole sono convinti che il conflitto sia inevitabile, utile e sano.
Così, forse rabbrividendo, alla domanda sulla possibilità di fare conflitti, rispondono con entusiasmo SI PUÒ, dimostrando che anche loro sanno dirlo e che non succederebbe niente di catastrofico se lo dicessero in altri casi, certamente meno guerreschi.
Questa risposta deve però creare qualche imbarazzo agli Unsipole, perché di solito quando rispondono NON SI PUÒ non ritengono opportuno dare altre giustificazioni: non si può e basta oppure non si può perché non si può è il massimo che sanno argomentare. Ah dimenticavo: non si può per il tuo bene è l’altra giustificazione che mette fine a ogni possibile confronto.
Sta di fatto che gli Unsipole sentono, ripeto solo in questo caso, il bisogno di dimostrare che il conflitto è inevitabile, che fa parte della natura umana, che è presente in tutte le specie viventi. Addirittura che è utile per formare il carattere e abituare i nuovi arrivati alle frustrazioni della vita.
E ne fanno di esempi, e si accalorano all’idea di poter dimostrare, in modo definitivo, che confliggere è NATURALE e quindi che i Sissipole la smettano di invadere il loro mondo del NON SI PUÒ.
I Sissipole hanno veramente molta pazienza. Ma sono anche diventati terribilmente astuti e quindi non accettano l’idea di aderire a un conflitto per dimostrare che il conflitto non è inevitabile.
Loro non lo considerano utile e basta. Questo mette in crisi quegli Unsipole che hanno ancora una memoria di essere stati ragazzi, e quindi Sissipole.
Ma dopo qualche momento di crisi tornano convinti a fare conflitti a fin di bene (si inventano anche le guerre umanitarie), approfittando del fatto che si sentono non solo i più forti, ma sicuramente nel giusto.
Poiché è vero che non tutti gli Unsipole sono fanatici, ma tutti i fanatici sono Unsipole. È legge di natura che il più forte sottometta il più debole. E che sia il più forte a pensare che il conflitto è bello.
Poi qualcuno si fa male. Qualche ragazzo fa il bullo, qualche altro decide di fare guerra a sé stesso, i maschi uccidono le donne. Non chiedete agli Unsipole di chi è la responsabilità. “Nostra no di certo”, vi diranno, dimenticando di essere stati loro a seminare l’idea che il conflitto è inevitabile.
La colpa è dei Sissipole, che si ostinano a non dire mai no, a pensare che sono i sì che aiutano a crescere e che l’affetto e non la natura ci deve fare da bussola. E che non la smettono di affermare che il conflitto è stupido, disumano e pericoloso.