Educazione

Imparare a vedere, per una rinnovata educazione artistica

in Approcci Educativi by
Cosa vuol dire insegnare a vedere? E quanto è importante per un’educazione artistica che non si limiti alla nozionistica?

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“Sigismondo e gli influssi della Luna”: educare all’arte, educare alla bellezza.

in Attività di classe/Letture in classe by

Un libro per andare alla scoperta di Sigismondo Pandolfo Malatesta, uno dei più famosi signori della città di Rimini.

Conoscete Sigismondo Pandolfo Malatesta? Fu uno dei più famosi signori della città di Rimini.

Colto, potente, coraggioso, egocentrico… Pandolfo fu tante cose, ma noi riminesi lo ricordiamo soprattutto per il Tempio malatestiano ( attuale duomo della città) che fece costruire per celebrare le sue gesta e la sua persona.

All’interno del Tempio si trovano innumerevoli opere d’arte che raccontano gesta, storie classiche o mitologiche, realizzate con diverse tecniche e materiali.

Un attività per educare all’arte e alla bellezza

Da questa ricchezza di linguaggi e di racconti è nato, qualche anno fa, il desiderio mio e di Elena Savini, amica e collega, di creare uno strumento didattico che avvicinasse grandi e piccini alle meravigliose narrazioni del Tempio che, pur essendo un famoso monumento ed essendo sempre aperto al pubblico, è per lo più, poco compreso.

Il linguaggio dell’arte non è infatti scontato da capire e potrei trovarmi di fronte ad un bellissimo affresco ma non riuscire a cogliere quello che l’autore voleva trasmettere; oppure potrei fermarmi disgustata davanti ad un ammasso di colori buttati sulla tela, senza saperne cogliere il messaggio profondo!

“Forse sono una persona poco sensibile?” potrei domandarmi… ma la verità è che la sensibilità c’entra fino ad un certo punto!

C’entrano invece tanto, l’educazione e la conoscenza dei linguaggi!

Ed è per questo che io ed Elena, circa tre anni fa, abbiamo cominciato a pensare, e poi a realizzare, “Sigismondo e gli influssi della Luna” con l’obiettivo di dare a chi lo legge, una prima alfabetizzazione artistica e simbolica delle opere d’arte conservate nel Tempio Malatestiano.

Abbiamo scelto di raccontare la storia attraverso il “meccanismo” dell’albo illustrato, utilizzando questa forma letteraria dove testo e immagini si integrano a vicenda; abbiamo anche scelto di illustrare il racconto con alcune delle immagini conservate nel Tempio, ritagliate e modificate.

L’effetto che vogliamo creare è quello che, chiunque legga l’albo e decida di visitare la chiesa malatestiana, riconosca all’interno di essa le immagini e i personaggi conosciuti nel libro.

Il libro “Sigismondo e gli influssi della Luna”

L’albo illustrato “Sigismondo e gli influssi della Luna”, racconta la storia del giovano Sigismondo Pandolfo Malatesta, prima che diventasse signore di Rimini. All’interno dell’albo si trovano anche: un’appendice, dove sono visibili le opere integrali da cui sono tratte le immagini della storia; un glossario, in cui vengono spiegati i significati simbolici di molti oggetti naturali e animali presenti nelle illustrazioni. Questo albo è stato inizialmente pensato come strumento didattico per il progetto “Laboratori al Tempio” (realizzato in collaborazione con la diocesi di Rimini) ma ha trovato una “casa” presso Maggioli Editore che ha creduto, insieme a noi, in questo progetto di educazione alla bellezza e di educazione allo sguardo.

L’albo illustrato si rivolge quindi a tutti i bambini che vogliono conoscere le avventure che il giovane Pandolfo vive sull’isola fortunata dopo la fuga dalla sua città; si rivolge anche a tutti quegli adulti che vogliono regalare la bellezza di un racconto che nasce da un’opera d’arte; si rivolge infine a tutti gli insegnanti che desiderano educare lo sguardo dei propri bambini e ragazzi.

Oltre a leggere il racconto e a gustarvi le avventure del giovane Pandolfo, è possibile fare altro con questo libro: andando infatti sul blog maniingioco.blogspot.com, potrete trovare alcuni tutorial che suggeriscono come giocare e come imparare-giocando dopo la lettura.

Buona Lettura

Potete trovare altre attività educative basate sui libri qui

Fare philosophy for children in classe

in Approcci Educativi by

Sperimentare la philosophy for children in classe vuol dire permettere ai ragazzi di fare esperienza di pensiero in modalità condivisa e inclusiva. Vediamo come fare.

Qualche anno fa ho frequentato un corso di aggiornamento professionale presso l’Università di Siena sulla Philosophy for children and community e sviluppo del pensiero critico; in aula, poi, mi capita spesso di impostare delle pratiche didattiche che vi fanno riferimento.

Ma che cos’è la philosophy for children, comunemente indicata con la sigla P4C?

Le origini della philosophy for children

La P4C è una pratica educativa ideata negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni ‘70 dal docente filosofo Matthew Lipman, in collaborazione con la pedagogista Ann Margaret Sharp.

Lipman si rende conto che ai suoi studenti mancavano di logica, capacità critiche e argomentative, qualità essenziali per vivere da cittadini consapevoli, e ne attribuisce la responsabilità alla scuola.

Nelle classi, infatti, poco spazio veniva dedicato – a suo avviso – alla scoperta, alla ricerca e allo sviluppo del pensiero autonomo.

Gli studenti non venivano stimolati ad apprendere e ad approfondire per un assunto di base sbagliato, ossia il fatto di non partire dalle loro domande bensì chiedere loro solo risposte, magari già date da altri.

Lipman cerca di intervenire proponendo un nuovo sistema educativo – la philosophy for children per mettere in grado i bambini e i ragazzi di imparare a pensare in modo eccellente.

Essere in grado di pensare in modo eccellente secondo Lipman è un aspetto essenziale ed esistenziale, è un diritto di tutti e prerogativa di vita felice.

Solo permettendo esperienze di riflessione del pensiero sarà possibile creare cittadini consapevoli e ragionevoli, a totale vantaggio di un benessere per la democrazia e la comunità sociale.

Come si fa ad educare al pensiero complesso? Come si fa a sperimentare la P4C in classe?

Vediamo innanzitutto gli aspetti propedeutici sui quali impiantare una sperimentazione  di P4C in classe:

  • dare spazio alle DOMANDE, alla PROBLEMATIZZAZIONE;
  • coltivare il DIALOGO e l’ASCOLTO delle parole altrui;
  • attenersi alla SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO;
  • promuovere un clima SOLIDALE e INCLUSIVO in cui a tutti sia permesso di esprimersi;
  • essere disponibili a RIVISITARE le proprie posizioni, le proprie idee;
  • essere disponibili a TRASFORMARE il ruolo da docente a FACILITATORE;

Secondo la philosophy for children si può pensare bene solo insieme agli altri e il gruppo classe è inteso come una COMUNITA’ di RICERCA.

Essa sarà in grado di assumersi la responsabilità del suo percorso di apprendimento motivato e argomentato, andando a incidere su capacità critiche e autonomia di pensiero.

La comunità di ricerca fornisce un ambiente nel quale il pensiero può essere praticato ed acquisito
(Matthew Lipman)

Come fare esperienza pratica di P4C in classe: le fasi della sessione

L’esperienza vera e propria di philosophy for children si chiama SESSIONE e prevede varie fasi:

1) Il testo pretesto

Una volta sistemato il setting d’aula, si procede con una LETTURA CONDIVISA DI TESTO PRETESTO, meglio se letto, a turno, da ciascuno.

2) Il setting

Il setting riveste un ruolo importante e la condizione migliore è quella della DISPOSIZIONE IN CERCHIO.

Per la scuola secondaria di primo grado il testo di riferimento è Il prisma dei perché di Matthew Lipman, corredato da un manuale per un corretto uso didattico destinato ai facilitatori.

Si tratta di un testo che presenta dialoghi volutamente semplici, inseriti in contesti di realtà abituali, che lasciano spazio a domande e possibili occasioni di riflessione.

3) L’agenda

Dopo la lettura, si passa alla costruzione della cosiddetta AGENDA, ovvero ad una RACCOLTA DI DOMANDE O AFFERMAZIONI che il testo appena letto ha suscitato all’interno del gruppo.

Le domande possono essere poste sia in modalità individuale sia avvenire all’interno di un sottogruppo. Il facilitatore scrive le domande su un cartellone o una lavagna interattiva con il nome di chi le pone o, eventualmente, anche di chi le condivide e vi si associa.

Il tema e la discussione

Raccolte le domande, il facilitatore individua un TEMA attraverso il quale viene avviata la discussione. È importante che il criterio di scelta del tema sia condiviso (potrebbe essere, ad esempio, l’argomento più ricorrente o una parola ripetuta o una domanda che associa altre domande).

Affinché la discussione possa contribuire a sviluppare un pensiero complesso e multidimensionale, occorre che nella comunità di ricerca il DIALOGO venga regolato dalla LOGICA. È così che verrà dato modo di esercitare un pensiero riflessivo e consapevole.

I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo (Ludwin Wittgenstein)

Non si tratta di scambiarsi semplicemente delle opinioni, bensì di compiere un’esplorazione reciproca che tenga conto dell’autenticità e del riconoscimento della particolarità degli altri.

Secondo Lipman nella comunità di ricerca si sperimenta non soltanto il pensiero critico (con la sua disponibilità all’autocorrezione), ma anche il pensiero creativo (capace di produrre innovazioni) e quello caring (che spinge a prendersi cura di quello che stiamo facendo).

Nel dialogo c’è spazio per l’ascolto dell’intervento di ognuno e per l’accoglienza delle argomentazioni di ognuno.

Metariflessione finale e riferimenti alle Indicazioni nazionali

A fine sessione è importante prevedere un momento di metacognizione con la finalità di far riflettere sulle operazioni svolte e sulle sensazioni vissute.

Dalla sperimentazione e comprensione di questi step procedurali, la capacità individuale di pensare confluirà in esperienza progressiva di pensiero eccellente, come afferma Lipman.

Il riferimento allo sviluppo del pensiero critico e della capacità argomentativa vengono richiamati costantemente nelle Indicazioni Nazionali; per questo la P4C si configura come una pratica perfettamente in linea con la normativa programmatica vigente.

Il ruolo del docente-facilitarore nella philosophy for children

L’insegnante già conosce la classe e non ha bisogno di trasformare la sua identità nel caso in cui volesse sperimentare un approccio alla P4C.

Importante è che sia disposto a ridefinire il proprio ruolo e abbia desiderio di dedicare tempo a generare momenti di riflessione con i propri studenti, utilizzando e acquisendo idonei strumenti metodologici.

Tre suggerimenti

Il Professor Pierpaolo Casarin indica tre suggerimenti ai docenti che avessero intenzione di attivare un laboratorio di philosophy for children in classe:

  • avere profonda cura della dimensione relazionale-emotiva e creare le condizioni perché tutti possano liberamente esprimersi all’interno del gruppo.

Cercare anche di creare un clima solidale e legami interpersonali basati sulla fiducia.

  • provare ad impostare un diverso rapporto con il testo, così da permettere lavori non attesi.

Fare i conti, cioè, con un testo che possa aprire spazi per nuove interpretazioni e libertà nell’interrogarlo ulteriormente.

  • saper essere correttibili e considerare l’autovalutazione come processo di consapevolezza delle nostre azioni e dei nostri comportamenti.

Il docente può davvero contribuire alla costruzione di bravi cittadini e non solo di bravi studenti, creando figure consapevoli che siano in grado di riflettere, argomentare e relazionarsi tra loro in maniera fattiva.

Consulta qui un’esperienza di P4C realizzata in occasione delle iniziative didattiche relative alla Festa della Toscana!

Foto di copertina by Kenny Eliason on Unsplash

Affrontare il tema della morte con i bambini con l’aiuto dei cortometraggi

in Arte, Musica e Spettacolo by
C’è un tema sul quale noi adulti siamo spesso reticenti, se non addirittura impegnati in velocissime fughe per distanziarcene, e che invece sarebbe bene tener presente nelle nostre relazioni con i bambini e le bambine: la morte.

Quante volte i nostri figli e le nostre figlie (o i nostri alunni e le nostre alunne) entrano in contatto con la morte? Indirettamente, cioè attraverso linguaggi e apparati di mediazione (film, serie, cartoons, videogames, telegiornali etc.); o, anche, direttamente (la scomparsa di una persona cara, ad esempio un nonno o una nonna; oppure la morte di un cane, di un gatto, di un pesce rosso).

La morte fa parte della vita, questa è una considerazione elementare e propria a qualsiasi essere vivente. Quindi non sarebbe male, ogni tanto, provare a trattare anche questo tema con la serenità e la profondità emotiva che richiede.

Qualche cortometraggio, ma sono solo alcuni esempi, ci può aiutare.

I fantastici libri volanti di Mr. Morris Lessmore di William Joyce

I fantastici libri volanti di Mr. Morris Lessmore (è anche un magnifico albo illustrato) racconta di come la vita e la letteratura siano strettamente intrecciate, l’una producendo storie che vengono raccontate dall’altra, in un incessante vortice di esperienze e narrazioni che può andar oltre la fine dell’esistenza fisica.

La noria di Carlos Baena

Più adatto per i ragazzini e le ragazzine degli ultimi anni della scuola primaria o della scuola secondaria di primo grado è La noria di Carlos Baena.

Qui si parla, con alcuni risvolti che potrebbero sembrare horror, ma che contengono una enorme delicatezza e sensibilità, di un ragazzino che trova il modo di entrare in contatto con un padre morto in guerra. Storia, animazione e musica concorrono a creare un cortometraggio che non può mancare di emozionare e commuovere.

The Sinking of the Lusitania

Tornando indietro di più di cent’anni, e nella storia del cinema, è possibile proporre The Sinking of the Lusitania.

Realizzato nel 1918 dal grandissimo Winsor McCay (creatore del personaggio dei comics Little Nemo e della dinosaura Gertie nei disegni animati). Il cortometraggio ricostruisce l’episodio storico dell’affondamento della nave passeggeri Lusitania da parte di un sommergibile tedesco, il 7 maggio 1915, episodio che convinse definitivamente la politica e l’opinione pubblica statunitense a entrare direttamente nel primo conflitto mondiale.

Shoah di Giuliano Parodi

Infine – ma, come detto, le possibilità rintracciabili nel web e in home video sono moltissime – è sempre di grande valore la proposta di partire dai tre minuti e otto secondi di Shoah di Giuliano Parodi.

Per parlare con i bambini e le bambine dei campi di sterminio nazisti, non limitando la memoria ad un unico giorno previsto dalle ricorrenze istituzionalizzate, ma assumendola come bene essenziale per una educazione collettiva alla condivisione del comune destino di abitanti della Terra.

Spesso i film ci vengono in aiuto e ci permettono di affrontare temi delicati ed importanti con i più piccoli. Ne avevamo parlato anche qui.

Giornata Mondiale dell’Insegnante: riscopriamone il valore!

in Scuola by
Pigri e svogliati: così vengono spesso appellati – ingiustamente – gli insegnanti e questo perché troppe volte si sottovaluta il loro lavoro nascosto. Pensiamoci a maggior ragione proprio oggi, nella Giornata Mondiale dell’Insegnante!

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Superiamo gli stereotipi! La parità insegnata ai piccoli.

in Attività di classe by
A che punto siamo con la parità di genere? Purtroppo persistono ancora gli stereotipi fra uomo e donna, è dunque necessario sempre di più spiegare alla nuova generazione cosa sia il rispetto, e metterlo in atto.

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Giocare, creare, imparare… un laboratorio di colori!

in Approcci Educativi/Attività di classe by
Per i più piccoli, i colori sono uno strumento privilegiato per giocare con le emozioni e sviluppare la creatività: ecco un’attività da fare in classe

Perché giocare con i colori? Perché sono naturalmente un mezzo privilegiato per giocare con l’arte e con le forme di comunicazione visiva, oltre che per parlare di emozioni. Per realizzare l’attività, avremo bisogno di carta da pacchi bianca, va bene anche un rotolo da tagliare in fogli, e tanti colori diversi: vanno bene le tempere o gli acquerelli, le matite o i pennarelli, ma anche le tempere a dita che piacciono molto ai bambini.

Dividiamo la classe in 6 o 7 gruppetti, quindi affidiamo a ogni gruppetto un foglio e un colore. Ogni gruppo avrà dunque il compito di disegnare, sul proprio foglio, tutti gli animali, le cose, le emozioni, la frutta e altro ancora che abbiano a che fare con quel colore!

Ecco qualche suggerimento per aiutare i bambini.

Il gruppo blu, sul proprio foglio, potrà disegnare e colorare un’onda del mare, un mirtillo, un paio di jeans, la terra vista da lontano, una balenottera azzurra…

Il gruppo verde, sul proprio foglio, potrà disegnare e colorare la chioma di un albero, un coccodrillo, un pistacchio, una rana, una foglia di menta, un bambino verde di rabbia…

Il gruppo giallo, sul proprio foglio, potrà disegnare e colorare un sole con i raggi, un canarino, un limone, una giraffa, un girasole, uno scuolabus…

Così faranno anche gli altri gruppi con gli altri colori, ognuno sul proprio foglio.

Una volta che ogni gruppo avrà terminato la sua piccola mostra, appendiamo i fogli sul muro della classe. Poi sveliamo che tutti i colori di cui abbiamo parlato, ma anche quelli che non abbiamo preso in considerazione, si possono ottenere partendo da solo tre colori: il blu, il giallo e il rosso. Sono i colori primari. È mescolando i colori primari tra loro, che otteniamo i colori secondari e mescolando ulteriormente i colori secondari con i colori primari, otterremo nuovi colori e nuove sfumature!

Sono molti i libri a cui possiamo attingere per realizzare in classe delle attività sui colori. Tra i più noti ricordiamo: La fabbrica dei colori, che raccoglie alcuni dei laboratori ideati e realizzati da Hervé Tullet.

Oppure Facciamo i colori, pieno di ricette e idee per dipingere e giocare con la natura.

A proposito di colori e creatività, Librì Progetti Educativi e Carioca hanno realizzato un percorso didattico esclusivo rivolto agli insegnanti della scuola dell’infanzia. Sono Gli Scarabocchioli. Gioca, crea e impara, grazie al quale ogni insegnante potrà ricevere gratuitamente un kit didattico ricco di tanti materiali e accedere a strumenti digitali di formazione.

Per maggiori informazioni, è possibile consultare la pagina dedicata sul sito di Librì Progetti Educativi.

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Alike, perché la scuola non può diventare una fabbrica

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Il celebre cortometraggio della Pixar – Alike – ci racconta ciò che la scuola dovrebbe stimolare nei più piccoli: l’osservazione, la creatività, l’espressione libera delle emozioni.

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Prima, seconda, terza, quarta, quinta … Eppoi ciao! Anzi, no, arrivederci!

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Il maestro Ivan Sciapeconi  ci porta alla fine di un anno scolastico, ma non di uno qualunque, di quello che fa la differenza tra il prima e il dopo, tra il tu e il lei. Benvenuti in quinta elementare.

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I ragazzi odiano la scuola? A mettersi in gioco devono essere gli adulti

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